Nick: Franti Oggetto: Il Paese Che Ti Fotte Data: 30/12/2003 1.1.37 Visite: 211
Vivo, anzi vivevo, (o ci vivo ancora? Boh!) in una Pesino di circa duemila anime. A me il Paese non mi è mai piaciuto e mi è piaciuto sempre. Il paese mi ha sempre sfottuto. Quello che mi fotte a me è il Paese. L’ho sempre detto! Per esempio, nel Paese prendi certe brutte abitudini che già quando sei piccolo ti accorgi che sono brutte abitudini e che fai le figurelle. Per esempio papà spesso invitava in Pizzeria, nel mio Paese, una coppia di amici suoi, con due figli. E mentre l’amico suo, con la moglie e i figli, mangiavano la pizza con coltello e forchetta, mio padre la mangiava con le mani. E io gli chiedevo perché e che forse non stava bene mangiare con le mani, che me lo diceva pure mamma che non veniva mai a mangiare la pizza e restava a casa. E papà mi rispondeva che non dovevo pensarla a mia madre, che non capiva niente e che solo i democristiani mangiavano la pizza con la forchetta e il coltello, mentre i comunisti e gli anarchici la pizza la mangiavano con le mani. A me questa cosa non mi convinceva e, pur di non fare figure di merda, volevo fare il democristiano, pure se non sapevo che cos’era e cosa significasse. Comunque quello che mi fotte a me è il Paese, anche per altri motivi. Sempre pronto lì a farti fare le sfide, a misurarti. Ma per delle puttanate poi devi fare queste sfide. In un paese, ad esempio, i ragazzetti imparano prima ad andare in bicicletta. Intendo dire sulla bicicletta senza rotelle. Che appena cerchi di imparare è difficilissimo. Madonna se lo è! In pratica cosa succede nel Paese. Beh nel Paese ci sono i ragazzetti, quelli un poco più grandi di te, che, siccome non hanno un cazzo da fare, siccome sono un po’ frustratelli e non sanno come sfogarsi, siccome non hanno l’Arena di Yughi Ho e ai miei tempi non avevano l’ultimo modellino di Danguard Ace, insomma questi ragazzetti cosa sanno fare? Sanno portare una bicicletta senza rotelle . E la sanno portare piccolissimi, massimo cinque o sei anni! Indi ben’ più prima dei ragazzetti di città. E che fanno questi ragazzetti appena imparano a portare ua bicicletta senza rotelle, piccolissimi? Diventano perfidi e ti sfottono che tu non la sai portare. La bicicletta senza rotelle. E tu mica puoi sottostare a quegli sfottò perfidi, eh! Mica puoi fare figurelle di merda, specie se i ragazzetti più grandi di te ti sfottono al cospetto della fanciulletta che ti piace, eh! E allora che fai? Piccolissimo, mentre loro hanno cinque o sei anni e tu al massimo quattro, devi trovare qualcuno che ti insegni a portare la bicicletta senza rotelle. E allora caghi il cazzo a tuo fratello più grande. Ma siccome io non avevo fratelli più grandi e papà era zoppo per una malattina avuta da giovane, cagavo il cazzo a mamma. Allora mamma mi insegnò ad andare, dapprima, sulla bicicletta con una sola rotellina. E allora tu sei là, che bestemmi in capo a te come un ossesso, perché stai tutto storto sulla bicicletta con una sola rotella. E quella rotella è talmente sgangherata che ti fa venire il callo su una chiappa del culo. E poi c’è il rischio che ti viene la rotoscoliosi! A me è venuta che avevo cinque anni, credo proprio per colpa della rotella sgangherata. E mamma mi ha mandato, per sei mesi, a fare ginnastica correttiva. E allora feci un altra figura di merda. In pratica i ragazzetti del Paese, quelli più grandi di me che sapevano già portare la bicicletta senza rotelle, mi sfottevano per via della rotoscoliosi e mi dicevano: “Ma non ti pigli scuorno? Ma sei proprio uno struppiato!” Questa cosa la dicevano quelli più sfacciati e mazziatari. Cioè che se rispondevi ti battevano pure. E quindi tu ti pigliavi lo sfottò crudele e non dicevi nulla. E loro ridevano. Invece i ragazzetti del Paese, quelli più grandi di me che sapevano già portare la bicicletta senza rotelle, ma meno sfacciati di quelli di prima, io li vedevo che bisbigliavano e si dicevano le cose nelle orecchie, a voce bassissima. Secondo me dicevano: “Guarda a quello. Tiene la malattia alla schiena e va alla palestra dal professore Mauro. E’ uno stroppiato, poveriello, non si fidanzerà mai!”. Poi invece la rotoscoliosi mi è passata e ho imparato ad andare sulla bicicletta senza rotelle. E ho imparato ad andarci anche senza mani! Già, perche, nel frattempo, i ragazzetti del Paese, quelli più grandi di me che sapevano già portare la bicicletta senza rotelle, avevano imparato ad andare in bici senza mani. E tu dovevi accelerare le cose. E così imparai. Imparai mò, quasi, diciamo. Vi spiego. Per esempio, andavo a fare un giro in bici, trovavo Ndonio Pummarola, che lo chiamavamo così perché non mi ricordo, e gli dicevo. “Guarda vado senza mani!” E levavo le mani dal manubrio e …shaffete…battevo le mani per un attimo e manco pure e le rimettevo sulal bici. E poi dicevo: “Ndò, hai visto??? Senza mani!!” E Ndonio Pummarola che lo chiamavamo così perché non mi ricordo, mi rispondeva: “Oh e non ho visto un cazzo. Rifallo se è vero che lo sai fare” E io: “Aeh…” E la seconda volta cadevo quasi sempre e mi arrecettavo e mi scorciavo o l’anca o il ginocchio. Che poi tua madre, a casa, ti picchiava e ti sgridava addosso e ti metteva lo Spirito sugli scorciamenti. Lo Spirito era l’alcool etilico denaturato, quello rosa nel falconcino, che quando sei piccolo lo versi sulle mosche per poi bruciarle.. E allora tu dicevi che non volevi lo Spirito perché bruciava e che volevi il Bialcool, lo spirito verde e non quello rosa, perché nella pubblicità dicevano che non bruciava. E allora mamma mi chiamava un altro pacchero e poi mi metteva il bialcool sugli scorciamenti. Ma dico io, c’era bisogno del pacchero?. Il Paese ti fotte anche perché se tuo padre vuol tradire tua madre o se tua madre vuol tradire tuo padre, lo devono fare con uno del Paese. Uno o una che tutti conoscono, insomma. E poi tutti lo vengono a sapere e tu fai una figura di merda. Pere sempio,a desso siamo a Capodanno, no? Bene, quando avevo all’incirca sei anni, andai a un veglione di Capodanno nella scuola elementare del Paese, con mia mamma e mio padre. Che poi là c’erano i miei amici, mica mi dovevo stare con mia mamma e mio padre. Comunque mangiammo, bevemmo, io la coca cola e mio padre il vino e lo spumante e mamma l’acqua, ballammo eccetera. E mentre io ballavo con Federica, che mi piaceva assai, mia madre mi chiama e mi inizia a baciare, piangendo. Davanti a Federica! Madonna che figura di merda! E così, io che ero andato a un veglione di Capodanno nella scuola elementare del Paese, con mia mamma e mio padre, me ne tornai a casa solo con mia madre perché nel frattempo papà, ubriaco, si era ammoccato con una. Che era pure amica di mia madre. E così il giorno dopo tutti dicevano che mamma era cornuta e che io ero un povero figlio. Cioè a me non lo dicevano, almeno io non li ho mai sentiti quelli che dicevano ‘ste cose, però lo sapevo che lo dicevano. Quando poi crescevo, cominciavi a fare petting, cominciavi a sentirti gruppi strani come i Clash, cominciavi a farti le canne che portavano quelli più grandi nel bagno del Liceo, tu lo odi il Paese. Te ne vuoi andare. Volevi andare in un posto nuovo, dove non vedevi le bonazze di Milano solo d’agosto, quando venivano in ferie con i genitori, dove potevi andare nei Centri Sociali Occupati, dove ti potevi fare le canne anche non di nascosto. Volevi andare in città. Ma non ci andavi mai, perché oramai il Paese ti aveva sfottuto. Poi, quando credi che finalmente sei tu che fotti il Paese, te ne vai, magari a Brescia o a Milano e sei contento perché, appunto, per la prima volta in vita tua, hai fottuto il Paese. Ma poi il Paese comincia a mancarti e ci vuoi tornare. Vince sempre lui. Il Paese ti ha fottuto un’altra volta. Morale della favola? Ci sono sei morali: 1) Il Paese ti fotte sempre, c’ha un cazzo di minimo trentatrè centrimetri. 2) Nel mio Paese di biciclette non ne vedo più, con o senza rotelle e non so neppure se ne esistono più. Di biciclette. 3) I ragazzetti del Paese, quelli più grandi di me che sapevano già portare la bicicletta senza rotelle, si sono per lo più sposati e sono comandati dalle mogli. 4) Ndonio Pummarola è ingrassato come un maiale e somiglia a Barry White. 5) Mia mamma è morta più di dieci anni fa e quindi mio padre, che è vecchio e non può ammoccarsi più con nessuno, seppure volesse ammoccarsi, non tradirebbe più mia madre e pure se qualcuno lo sapesse, questo qualcuno non potrebbe più additarmi come un “povero figlio”. 6)La pizza la mangio sempre con le mani. Vittorio Emanuele P.S. – Tencs a Nove per una citazione.
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