Nick: Kashmir Oggetto: Area biologica Data: 5/6/2006 19.31.9 Visite: 177
Questo è un capitolo della mia tesina...se per caso qualcuno non ha un cacchio da fare (come presumo) e ha genio di leggerlo, e magari ha qualche critica o consiglio da darmi è ben accetto ^_^ Biologia ed educazione fisica La dolce malattia "L'amore è come le malattie contagiose; più le si temono e più vi si è soggetti." Nicolas Chamfort Quando si ama si cercano sempre risposte. C’è gente che dopo una delusione o dopo qualche reazione particolare legata all’Amore si chiude in casa a chiedersi mille volte "perché?". Altre persone hanno deciso invece di andare più a fondo alla questione, cercando le risposte all’interno del corpo umano, in ambito scientifico. Nel corso della mia vita, ho definito spesso l’Amore una "dolce malattia", un malanno dal quale, spesso chi ne affetto vorrebbe non esserlo, chi invece non ne soffre vorrebbe provare questa emozione a costo di lacerare la propria anima, consapevole delle sofferenze che ne conseguono, ma anche dell’immancabile importanza dell’amare: ciò che ci conferisce umanità, ciò che ci rende consapevoli di aver vissuto davvero. Ma molte persone non sanno, che spesso l’Amore, l’eros e l’erotismo possono diventare vere e proprie patologie, potrebbero essere addirittura diagnosticate quando si presentano determinati stati fisici e psichici conseguenti ad una semplice, ma allo stesso tempo la più complessa, emozione e sensazione umana. Come organo di riferimento delle sensazioni fisiche ed emotive dovute all’Amore, si è sempre parlato del cuore. Sin dai tempi più antichi; nelle opere d’arte, nella letteratura e nella poesia, nella musica; e soprattutto nella vita di tutti i giorni. "Quando siete felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere . Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò che prima era la vostra delizia." - Kahlil Gibran - Già, molto romantico. Peccato che in realtà il vero protagonista di tutte le reazioni fisiche ed emotive conseguenti alle nostre elucubrazioni amorose ed erotiche sia il caro vecchio cervello, all’interno del quale si susseguono una serie di reazioni a catena, tutte collegate da un unico filo. Cominciamo dal più evidente fra i sintomi: l’ossessione. Gli innamorati hanno gli stessi sintomi delle persone affette da comportamenti ossessivo-compulsivi. Incredibile, vero? In entrambi i casi, seppur in misure diverse, si perde la capacità di controllo del contenuto della propria mente. I pensieri e le immagini dai quali la mente non riesce ad evadere, controllano e monopolizzano l’attenzione, avendo conseguenze molto evidenti nella concentrazione e nell’impegno nello svolgimento delle normali attività giornaliere. Sia gli innamorati che gli ossessivo-compulsivi, confondono il pensiero con l’azione, diventando addirittura superstiziosi. La componente fisica che conferma la fortissima somiglianza fra queste due "patologie", è rilevata nell’abbassamento del 40% dei livelli del neurotrasmettitore serotonina. In egual modo fra persone diagnosticate di OCD, quanto in persone che sostengono di essere follemente innamorate. Un’altra similitudine molto particolare dei sintomi dell’innamoramento e dell’attrazione sessuale è con coloro che fanno uso di stupefacenti: la dipendenza. Gli innamorati avvertono, proprio come i tossicodipendenti e gli alcolisti, un forte senso di incompletezza; hanno dei comportamenti completamente privi di razionalità, essendone pienamente coscienti ma, allo stesso tempo, incapaci di porvi rimedio; anche in questo caso questa similitudine è confermata da un fattore chimico. Quando incontriamo una persona verso cui abbiamo una forte attrazione, emotiva o sessuale, il nostro cervello rilascia una sostanza chiamata feniletilamina: un composto molto simile all’amfetamina. Quando invece veniamo lasciati dalla persona che amiamo, o non veniamo corrisposti, abbiamo un notevole abbassamento del livello di questa sostanza che ci porta ad una reazione molto simile a quella di una crisi di astinenza in un tossicodipendente. Addirittura, anche le aree cerebrali coinvolte, sono le medesime nell’innamoramento e nel consumo di oppiacei e cocaina. Ma le conseguenze dell’innamoramento, o, nel prossimo caso, di una lunga relazione fra due persone, può portare addirittura ad una conseguenza dannosa come la perdita della rispettiva identità. Due persone stanno insieme, si amano, e spesso accade che è come se si fondessero in un unico essere. Ciò può comportare due conseguenze: o un forte attaccamento che li legherà per tutta la vita, o un superamento delle barriere delle reciproche identità che può sfociare in una vera e propria patologia chiamata "folie à deux": una vera e propria sindrome riconosciuta nella psichiatria, frequente soprattutto fra marito e moglie, o fra coppie con alle spalle una lunga convivenza. Inizialmente, ad avvertire i primi sintomi è uno dei due membri della coppia, questi consistono in allucinazioni o manie persecutorie, che inevitabilmente contagiano l’altro. Purtroppo, la maggior parte dei suicidi di coppia, sono causati da questa sindrome. Queste poche righe smentiscono totalmente tutti i cantanti ed i poeti che affermano che non si può morire per amore. Chi l’avrebbe mai detto? E non è finita qui. Ci sono anche altre prove che possono lasciare a bocca aperta chi prende sotto gamba le conseguenze nefaste dell’amore (che poi, tra l’altro, sono i primi a parlare di impiccagioni e tagli di vene vari quando vengono lasciati). C’è una nettissima somiglianza fra i forti disagi causati da un grande stato di innamoramento e tra quelli dovuti a due fra le patologie più comuni legate alla mente: la depressione ed il disturbo bipolare. Per ciò che riguarda la seconda diagnosi, vediamo in comune un’alternanza fra stati euforici (quando si è vicini alla persona amata) e disforici (quando ci si separa). Nella depressione, invece, la somiglianza è ancora più evidente: si parte da una forte assenza di appetito a difficoltà di concentrazione, insonnia, e perdita per l’interesse verso le attività quotidiane. Come ulteriore conferma di queste affermazioni, abbiamo le statistiche dei fattori di rischio dei suicidi: le principali cause sono proprio individuate fra la depressione e le delusioni d’amore. Infatti, le fasi che portano ad una conseguenza di dimensioni disastrose come quella del suicidio sono le stesse in entrambi i casi: reazione violenta, disperazione e distacco emotivo, seguiti da una totale apatia che spesso è lo stadio finale, quello che precede il suicidio. Ma non sempre le sintomatologie legate all’Amore portano a conseguenze così disastrose, non bisogna mica perdere la voglia di innamorarsi per timore di incorrere in questi rischi, anzi, la consapevolezza di queste conseguenze deve aiutare a controllare la propria emotività ed a riuscire a formare sé stessi, per quanto possa sembrare difficile viste le situazioni sopra esposte. La vita è fatta di emozioni, tutto ciò che ci rende unici è legato a ciò che proviamo, ogni nostro gesto d’affetto o di disprezzo, ogni nostro bacio, ogni impeto di passione. Scegliere di evitare di soffrire equivale a non voler più emozionarsi, e quindi, a non vivere. Se nell’antichità i greci ed i romani hanno deciso di inserire l’Amore in un contesto divino nella figura del dio Eros (per i greci, o Cupido per i romani), vorrà dire che una certa importanza questo sentimento ce l’ha. Il dio Eros aveva il dolcissimo ed importantissimo compito di far innamorare le persone, ed adempiva al suo ruolo lasciando scoccare frecce dal suo bellissimo arco, dirette al cuore degli amanti. Al giorno d’oggi nessuno crede più in questo romantico mito, ma, incredibile ma vero, la scienza ha dimostrato che la leggenda della freccia non è del tutto falsa. Gli scienziati hanno scoperto che all’interno del nostro cervello, c’è una sostanza che è una degna corrispondente delle frecce dell’amato Eros, questa risponde al nome di ossitocina. L’ossitocina è un’endorfina, una sostanza chimica molto simile ad un oppiaceo, che all’interno del cervello ha il ruolo, insieme ad altre sostanze della stessa categoria, di regolare piacere e dolore. La presenza di ossitocina si manifesta nella comparsa del desiderio sessuale verso una persona, ed i suoi livelli salgono vertiginosamente, a pari passo con l’aumento dell’intimità col soggetto desiderato. Inoltre è la responsabile della forte euforia causata dalla vicinanza alla persona amata, i suoi effetti si manifestano nella memoria, nella quale si consolida l’immagine dell’altro in modo tale da tener vivo il legame anche quando si è distanti. Chi l’avrebbe mai detto che un congegno così articolato e complesso come il cervello fosse anche così perdutamente romantico? C’è gente che parla d’amore come se fosse un’optional, o addirittura qualcosa di negativo, da evitare. C’è chi lo mette in secondo piano, convinto che se ne possa fare a meno, dando spazio alla carriera, al potere, al denaro. C’è chi considera il sesso un semplice mezzo per procreare, o per dar sfogo alla lussuria ed al piacere puramente fisico. Ma anche queste persone, dopo una notte di sesso occasionale, si stendono sul letto, rivolti col viso dalla parte della parete, stringendo inconsapevolmente il proprio cuscino, facendo scivolare una lacrima sulle lenzuola, pensando a quanto sarebbe stato bello poter amare quella persona, pensando a quanto avrebbero desiderato una carezza, un abbraccio, o un bacio, prima che l’altro abbandonasse il proprio capezzale. Ovviamente nessuno lo ammetterebbe mai. E se abbiamo avuto queste risposte dalla scienza, vuol dire che l’interesse degli scienziati che ha portato allo studio di questi fenomeni, da qualcosa doveva pur scaturire. Ognuno di loro ha cercato di trovare una spiegazione razionale all’Amore, alle lacrime versate per un addio, ad una semplice telefonata capace di scatenare una serie di reazioni a catena, ai salti di gioia provocati da un semplice "sì", all’insostenibile bisogno di stare fra un paio di braccia cariche d’amore in un momento di tristezza. E finalmente sono riusciti a trovare delle risposte legate al cervello, alla componente fisica. Col risultato di aver dato il via ad una serie di domande ancora più lunga rispetto a quelle che si erano posti all’inizio delle loro ricerche. Consapevoli che basterebbe un bacio a far crollare tutte le loro certezze. "Ciao, bimba. Ti andrebbe di fare delle scale diatoniche sul mio flauto di pelle?" -Daniele Luttazzi-
"La tecnica non conta..io mi occupo di e |