Nell’ottocento a Napoli non è che si stava meglio. C’erano già gli Spagnoli. No, non gli scissionisti, quelli spagnoli veramente. I soldati, accatastati nei quartieri-caserma, e tutti coloro che hanno preso possesso delle loro abitazioni. E di quelle strade intricate ne hanno fatto tesoro. Anche per i turisti Napoli non era una bella città. come ora, più o meno. Il viaggio era lungo, e già si sapeva che in certe zone non si poteva andare, che si rischiava. Per colpa del popolo, il finto furbo di sempre, quello che deve sempre averla vinta. E anche delle istituzioni, le amministrazioni molli, che strinsero le le manette ai polsi anche di Sade, scambiandolo per un truffatore locale. Con il potere borbonico, non si stava tanto bene. c’erano le feste, c’erano le danze, c’era quell’ostentazione di ricchezza creata sul sudore della povera gente, che mi fa immaginare il borbone di turno con lo scettro in mano e con la faccia di peppe misso. Ma le folle sono pericolose. Si sopporta, ma la ribellione è sempre dietro l’angolo. E i sovrani alla loro testa ci tenevano. Panem et circenses, la formula atavica del benessere popolare e quindi politico. Seda il popolo, distrailo, e se ne starà buono. “i soldi si fanno sui vizi della gente”, diceva Nuvoletta. Ma qui non si parla di vizi. A meno che non sia anche mangiare un vizio. Lo sapevano i Romani, che sotto elezioni permettevano l’accesso alle costose strutture termali anche alla povera gente. Ed anche Lauro, che sempre sotto elezioni regalava pane e pacchi di pasta. E i borboni non erano da meno. Ognuno poteva avere il proprio momento di felicità. Giostre, bancarelle, città in festa. Denaro a fiumi, mai usato per il bnessere cittadino. Molto più conveniente usarne solo una parte per rendere, una sola notte, l’intera città un luogo di festa. Tutti felici, anche se per un giorno solo. Anche se all’indomani si sarebbe tornati a lottare per un pezzo di pane, a sfottere il viandante straniero, ad accoltellarsi proprio sotto il palazzo dove il re si faceva grattare le palle dalle sue cortigiane. Da domani si tornerà ai soliti problemi. alla sanità che non funziona, alla vecchia scippata in centro, al tipo che s’è preso una coltellata per non aver mollato subito l’automobile. E si parlerà dei disguidi dei mezzi pubblici, visto che la circolazione è interdetta ai mezzi privati. Ma tanto, sono cose che ci sono da sempre, non è che nella notte bianca i pullman compaiono dal nulla, non è che le strade si sistemano da sole. Non è nemmeno che “siamo tutti più buoni”, che nessuno nella folla approfitterà. Chi non se ne fotte del natale per essere più buono, immagina quanto se ne fotte della notte bianca.Ma sono tutti problemi che affronteremo col sorriso sulle labbra perché anche noi la nostra notte bianca l’abbiamo avuta, la nostra festa borbonica dove siamo tutti felici e non ci manca niente. Anche se è solo per qualche ora. E lo sanno anche le amministrazioni attuali. Panem et circenses. O anche solo circenses.