Nick: Casual Oggetto: Il disprezzo genera violenza? Data: 30/10/2006 16.25.6 Visite: 370
Capita spesso a Napoli sentire persone dal ceto medio in su fare facile ironia sui ragazzi e sulle ragazze delle classi popolari. Vuoi per il modo di vestire un po' vistoso, vuoi per l'italiano incerto o per il dialetto napulegno. E' una forma di discriminazione che a volte colpisce anche chi l'italiano lo parla ma che proviene inconfondibilmente dal ceto popolare. Come i genitori di quella mia ex ragazza ai tempi dell'università, lui giudice anticamorra con la scorta: quando seppe che sua figlia frequentava uno che si chiamava Rosario andò su tutte le furie e le disse esplicitamente "deve per forza essere un LAZZARO con un nome cosi'...." Sorvolando sull'epiteto che fa molto casa reale di Francia, si tratta di quel disprezzo, ora sottinteso, ora palese, che colpisce chi non ha avuto la fortuna di nascere al Vomero, a Via Chaia, a Posillipo, ma in una famiglia dove si parla prevalentemente napoletano, con i genitori che non fanno i giudici, i medici, i docenti universitari, ma magari gli ambulanti, gli operai, i precari, i disoccupati. Sono cose che capitano e, certo, non se ne può fare una colpa a chi vive questa tipo di condizione. Anche in ambienti pseudo di sinistra, quella sinistra napoletana illuminata che non ha mai capito un cazzo delle dinamiche sociali di questa città, si riscontra spesso questo tipo di atteggiamento. Io ci ho fatto i conti molte volte nella mia vita e sarà per questo che ho sempre preferito scegliere le mie amicizie in tutt'altro tipo di persone. Poi capita che questo disprezzo per i figli di un'altra Napoli a volte generi reazioni e violenza, anche efferata, che non è mai giustificabile, certo, ma può risultare comprensibile. Non è bello vivere una vita intera come figli di un Bronx minore. |