Nick: Casual Oggetto: Ancora sugli incidenti di PE Data: 28/11/2006 13.24.31 Visite: 473
"Non sono in grado di stabilire cosa ha colpito Gianluca ma quel tipo di ferita sicuramente non è stata causata dallo scoppio di un petardo nè tantomeno da un caduta", cosi' il primario del reparto dell'ospedale di Pescara presso il quale è ricoverato in come farmacologico il giovane tifoso napoletano, intervenuto ieri sera telefonicamente nel corso di una trasmissione sportiva campana. "Si tratta di un segno netto lasciato da un oggetto cilindrico perfetto con un diametro di 3 cm, non credo proprio sia stata una manganellata" precisa il medico. Opininione interessante che sembra confermare le testimonianze degli amici del ferito, raccolte in curva poco dopo gli incidenti. Di oggetti con quelle caratteristiche ci sono solo i lacrimogeni che, secondo le regole, dovrebbero essere lanciati a "palombella" per disperdere eventuali facinorosi e non usati come proiettili e sparati ad altezza d'uomo. Purtroppo, se la circostanza fosse confermata, si tratterebbe di un episodio grave ma non senza precedenti, che io ricordi qualche anno fa a Terni un altro tifoso del Napoli subi' la stessa sorte restando gravemente sfigurato. Che al seguito della squadra ci possa essere anche qualcuno che va in trasferta col preciso scopo di creare disordini non sono in grado di negarlo, ma sono altresi' certo che certi comportamenti da parte delle cosiddette forse dell'ordine dovrebbero essere evitati, soprattutto quando colpiscono nel mucchio e fuori da ogni elementare regola. Riguardo alla tifoseria organizzata so per certo che è sua buona abitudine acquistare regolarmente i biglietti per le trasferte, non vedo come a quelle poche centinaia di ragazzi e uomini che seguono il Napoli ovunque e comunque, possa essere attribuita la responsabilità degli incidenti, nè tanto meno, una sorta di "patrocinio morale" quando al seguito ci sono migliaia di tifosi che si muovono in maniera del tutto autonoma. Sarà un caso, ma gli incidenti più gravi si verificano sempre quando c'è una partecipazione di massa alle trasferte, come ad Avellino quando perse la vita Sergio Ercolano o a Pescara dove i napoletani erano almeno 5000, e non quando ci sono esclusivamente i gruppi organizzati. Qualsiasi siano i motivi di queste esplosioni di violenza incontrollata, che dipenda dallo stato generale di imbarbarimento dei rapporti sociali nella nostra città, o dalla dissoluzione del welfare e delle prospettive in città, non ritengo pratica saggia quella di puntare il dito contro chi segue il Napoli per passione, che magari è disposto a difendere l'onore della maglia anche con modi spicci quando dall'altra parte trova ostilità e razzismo, ma che certo non si abbandona al più bieco teppismo. |