Elia Di Domenico fu uno dei due protagonisti di un caso che sconvolse l'Italia
Arrestato due anni fa esce perché non è arrivato il processo di terzo grado
Uccise un benzinaio a Lecco per rapina
scarcerato per scadenza dei termini
La figlia della vittima: "Sono scandalizzata, un carnefice in libertà"
MILANO - E' uscito per scadenza dei termini di carcerazione uno dei due omicidi del benzinaio di Lecco. Il tentativo di rapina sfociato in tragedia, due anni, fa socnvolse l'opinione pubblica provocando proteste e polemiche anche politiche.
Elia Di Domenico, ora 19enne, il 25 novembre del 2004 fa insieme all'amico Davide Ciancaleoni uccise, durante una rapina, il benzinaio di Lecco Giuseppe Maver, questa mattina, poco prima di mezzogiorno, è uscito dall'istituto minorile Beccaria di Milano.
La scarcerazione, come hanno scritto anche i giudici d' appello nella sentenza con cui lo hanno condannato a nove anni e 2 mesi di carcere, è avvenuta per scadenza dei termini di custodia cautelare. Termini che, in assenza del verdetto di terzo grado, in questo caso sono di due anni. Il giovane era stato arrestato l'11 dicembre 2004.
"Sono scandalizzata", ha commentato - attraverso il suo legale - Tiziana Maver, la figlia del benzinaio. La donna che ha incaricato l'avvocato Roberto Tropenscovino di cominciare una causa civile per chiedere a Di Domenico il risarcimento dei danni, ha aggiunto: "Il ricordo di mio padre oggi torna vivo più che mai perché a circa due anni dal suo assassinio uno dei suoi carnefici è libero".
(10 dicembre 2006)
Oramai non c'è più indignazione nel sentire tali notizie. La macchina della giustizia è ferma da tempo, forse non è mai partita.
La legge pare non toccare i criminali o almeno li sfiora appena.
Da quando vi è stato il passaggio dal processo inquisitorio a quello accusatorio, gli ingranaggi sembrano aver subito un brusco stallo.
Troppi inutili processi arrivano a dibattimento. L'udienza preliminare non viene fatta funzionare secondo le intenzioni del legislatore, ovvero quello di scremare i processi inutili, e diviene un inutile tassello all'iter processuale.
I processi durano un secolo ed ecco che arrivano come manna dal cielo scadenze dei termini di custodia e prescrizioni varie.
Basta guardare il processo di Cogne. Anni e anni di battaglie (mediatiche) processuali per appurare la colpevolezza di un unica indagata.
Boss della camorra scarcerati come nulla fosse, lavoro investigativo gettato nel cesso e tanto ancora.
Poi un altro regalo dell'esecutivo e del Parlamento tutto: L'indulto.
Un provvedimento che vanifica l'80% dei processi e del lavoro della Magistratura.
Mi domando, ma esiste in Italia, in questo fottuto paese un qualcosa che ancora funzioni?
Un qualcosa di positivo, ovvio.
CAMPIONI DEL MONDO
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