Nick: NEVERLAND Oggetto: Cinema Horror Italiano Data: 5/5/2004 16.38.8 Visite: 248
Il cinema del terrore Italiano costituisce, nel panorama più ampio di questo genere, un contributo estremamente significativo. Eccovi una breve cronistoria, una sorta di guida ai più importanti film dell'orrore made in Italy, con l'elenco dei capolavori da non perdere... quelli che non potete nn aver visto almeno una volta nella vita! Preparatevi a "scantare"... I Vampiri (1957) di Riccardo Freda
Riconosciuto ormai come il primo horror della filmografia Italiana, questa pellicola di grande atmosfera è da considerarsi una pietra miliare del terrore! Alcune ragazze vengono trovate morte per dissanguamento. Un abile investigatore si mette sulle tracce dell'assassino e scopre che dietro i delitti si nasconde un orribile mistero: una vecchia strega uccide giovani donne per ringiovanire bevendo il loro sangue. Definito da parte della critica "il primo vero film dell'orrore Italiano" fu girato da Riccardo Freda in sole due settimane. La storia era ambientata a Parigi, ma grazie a modellini e a piccoli quanto geniali trucchi (come ad esempio l'uso di cartoline come sfondi) realizzati insieme all'amico e collaboratore Mario Bava il film fu girato interamente a Cinecittà. Il mito del Vampiro visto da Freda è decisamente innovativo e singolare, non più bare, crocifissi e paletti di frassino, ma solo la frenetica ricerca della giovinezza e dell'eterna bellezza. Per volere dei produttori "I Vampiri" è parzialmente diverso da come lo avrebbe voluto Freda stesso, in fase di montaggio infatti furono aggiunte alcune sequenze (girate da Mario Bava) nel tentativo di dare al film quasi un tono "poliziesco", ed incontrare, in questo modo, il gusto di una fetta più grande di pubblico. Il film possiede il suo punto più "spettacolare" nell'invecchiamento della protagonista che avviene in diretta sul set. Il trucco fu una trovata di Mario Bava: si trattava di un make-up i cui colori predominanti erano il rosso e il blu. Una lampada posizionate sul volto della protagonista toglieva, a seconda del colore, il trucco dell'attrice per evidenziare quello dell'altro colore. In questo modo, cambiando gradatamente il colore della luce, si assisteva al progressivo invecchiamento della Duchessa-Vampira. La pellicola fu presentata con successo in Francia dove venne intitolata "Les Vampires", in Inghilterra dove uscì col titolo "Lust of the Vampire" e negli Stati Uniti come "The Devil's Commandment". In Italia invece il film andò male ed incasso poco, probabilmente perché all'epoca una pellicola italiana dell'orrore non era credibile ma anzi quasi anticommerciale. La Maschera del Demonio (1960) di Mario Bava
Siamo agli inizi dell'800, il Dottor Chomos e il suo assistente, in viaggio verso Mosca, rinvengono in prossimità di un bosco un vecchia chiesetta, all'interno della quale scoprono la tomba della strega Asa, giustiziata in quello stesso luogo un secolo prima. Accidentalmente la riportano in vita e Asa ha così il modo di vendicarsi dei discendenti dei suoi carnefici... Insieme a "I Vampiri" di Freda uno dei primi horror Italiani, "La Maschera del Demonio" è considerato il capostipite del nostro filone gotico e costituisce una tappa fondamentale per tutto il genere, assurgendo al ruolo di vero cult. Ispirato al racconto di Gogol "Il Vij" il film di Bava riesce ad essere al tempo stesso horror e romantico, immerso in scenografie suggestive, caratterizzato da un inconfondibile gusto pittorico ed estetico che appartiene a tutta la filmografia di Bava. Fondamentale già in questo primo film il tema del doppio femminile (che poi diverrà una costante di tutta la tradizione gotica italiana) impersonificato dalla splendida Barbara Steele nel duplice ruolo della perfida e sensuale strega vendicatrice e dell'innocente Katia. Maledizioni secolari, streghe, vampirismo, necrofilia, dimore maledette ed erotismo malsano come primo film italiano dell'orrore non si poteva chiedere di più... Il capolavoro di Bava, purtroppo, non viene quasi mai trasmesso in televisione ma è disponibile nella edizione della Shendene per la serie "Rosso Sangue" della Nocturno. I tre volti della paura (1963) - Mario Bava
Tre episodi all'insegna del brivido: nel primo, "Il Telefono", una donna è tormentata dalle telefonate di uno sconosciuto nel cuore della notte; nel secondo, "I Wurdalak", un uomo va a caccia di un vampiro e torna a casa dopo molto tempo tra gli sguardi terrorizzati dei parenti; nell'ultimo, "La Goccia d'Acqua", certamente il più terrorizzante, un'infermiera ruba l'anello di una potente medium defunta e viene perseguitata dal fantasma della stessa. Altro film storico dell'amato Maestro, uscito a tre anni di distanza da "La Maschera del Demonio", e che segnò la definitiva consacrazione di Bava come regista di culto in tutta Europa. Il secondo episodio (probabilmente il "meno riuscito") ha come protagonista il grande Boris Karloff ed è l'unico che riprende la dimensione gotica ed orrorifica del suo film d'esordio. Nel primo, che è una sorta di giallo, Bava riesce a creare, grazie ad un'ambientazione claustrofobia all'interno di un piccolo appartamento, un clima di grande suspense e terrore. Nel terzo, infine, il regista torna ad affrontare il soprannaturale ma abbandona l'orrore gotico per un terrore più psicologico, solo suggerito da impercettibili rumori (la goccia d'acqua) e da ombre che subito svaniscono, ma per questo ancora più angosciante. Curiosa e del tutto originale per il tempo la scena finale del film, in cui la macchina da presa di Bava ci svela i trucchi di scena: il cavallo finto di Karloff, i ventilatori, gli assistenti di scena che corrono con dei rami in mano per simulare la foresta ecc. Danza macabra (1964) di Antonio Margheriti
Lo scrittore Edgar Allan Poe fa una scommessa con un giovane giornalista: se riuscirà a trascorrere la notte in un castello infestato dai fantasmi avrà una ricompensa di cento sterline. Il giornalista coraggiosamente accetta ma nel castello gli spiriti ci sono davvero; il giovane riesce a resistere fin quasi all'alba ma proprio quando l'incubo sembra finito.... Si tratta del primo horror-gotico firmato da Antonio Margheriti, è una raffinata storia di fantasmi che ripetono eternamente i loro peccati e delitti. Girato in un gelido bianco e nero, il film si avvale dell'ottima interpretazione di Barbara Steele, già protagonista del capolavoro di Mario Bava "La Maschera del Demonio". Il terrore soprannaturale è qui coniugato con l'aspetto erotico, con forti componenti saffiche, tutto calato in una dimensione quasi onirica, cadenzato da un ritmo lento e irreale che, in un certo qual modo, ne accresce l'orrore. E per una volta tanto (ma nei film di Margheriti accade spesso) viene infranta la regola, in genere rispettata anche in ambito horror, del lieto fine. L'Uccello dalle Piume di Cristallo (1969) di Dario Argento
Uno scrittore americano assiste all'aggressione di una donna in una galleria d'arte e si improvvisa detective per scoprire il colpevole, convinto che si tratti dello stesso maniaco che ha recentemente ucciso alcune ragazze... Esordio alla regia del grande Dario Argento che già con questo suo primo film ci mostra tutto il suo incommensurabile talento e "inaugura" un nuovo filone, il giallo di stampo orrorifico, che sarà di gran voga negli anni settanta. Una classica quanto perfetta trama di stampo giallistico impreziosita dalle ottime sequenze degli omicidi che, in controtendenza con la prassi dei gialli visti fino a quel momento, vengono ripresi con dovizia di particolari e costruiti con l'intento di far paura. Ma l'elemento di maggiore novità che Argento inserisce in questo suo primo film è la geniale "reinvenzione" della soggettiva, per la prima volta lo spettatore assiste agli omicidi attraverso gli occhi dell'assassino e non come "terzo" estraneo, aumenta così il coinvolgimento: non si assiste alla scena ma vi si "partecipa". In questo film l'omicida diventa il vero protagonista del film, è una presenza oscura e minacciosa, indefinita e in grado di colpire tutti in qualsiasi momento, una sorta di "Uomo Nero" che Argento raffigura come una silhouette oscura, con un cappellaccio calcato in testa, la cui comparsa significa Morte. In perfetta sintonia con la regia del Maestro le musiche composte dal grande Ennio Morricone. Uscito in sordina, all'inizio nei soli cinema della capitale, la pellicola divenne campione d'incassi in tutta Italia grazie soprattutto al passaparola tra il pubblico. Quattro mosche di velluto grigio (1971) di Dario Argento
Un musicista è tormentato da uno strano incubo in cui assiste, da spettatore, alla sua decapitazione. Un giorno si accorge di essere seguito da uno strano individuo: prima cerca di scappare ma poi decide di affrontarlo e, nella colluttazione, involontariamente lo uccide. Dopo l'incidente l'uomo fugge e cerca di dimenticare ma, dopo pochi giorni, uno sconosciuto comincia a ricattarlo. Nel frattempo anche il rapporto con sua la moglie sembra incrinarsi... Lo strano sogno, lo sconosciuto assassinato, il ricatto, la moglie tutto quanto è legato da un sottile filo di mistero... Questo terzo film del maestro, per ambientazioni e trama molto simile alla sua pellicola d'esordio ("L'Uccello dalle Piume di Cristallo"), rappresenta un ulteriore passo di Argento verso l'horror puro. Tutta la vicenda è calata in un'atmosfera da incubo, il protagonista è continuamente sospeso tra realtà ed immaginazione. In ogni istante dal buio può comparire l'assassino, la cui presenza è solo suggerita da un ghigno, un sospiro nell'oscurità, una telefonata senza risposta. Come in tutti i gialli argentiani l'identità dell'omicida si scopre solo all'ultima scena, ancora una volta grazie ad un "particolare" rivelatore, tenendo alta la suspense e l'interesse nello spettatore. Nel cast da segnalare l'insolita presenza di Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, attore che il pubblico è abituato a vedere in un altro genere di pellicole. Un vero peccato che questo piccolo capolavoro sia praticamente introvabile (in Italia) e che non venga trasmesso praticamente mai nel circuito televisivo. Anche trovarlo a noleggio è impossibile e non risulta sia mai uscito (ad ora) per la vendita. Una lucertola con la pelle di donna (1971) di Lucio Fulci
Una donna sogna l'omicidio della sua vicina di casa, persona molto "disinvolta e libera". Quando quest'ultima viene assassinata veramente le indagini della polizia coinvolgono nella vicenda due giovani hippy ed il marito della protagonista. Fulci dirige un giallo brillante, avvalendosi delle buone interpretazioni di Jean Sorel e Florinda Bolkan (che ritroviamo spesso nelle pellicole di Fulci) e di una sceneggiatura avvincente e ben scritta. Probabilmente oggi può apparire un pò datato, ma la tensione è quella giusta ed il ritmo abbastanza scorrevole. Da segnalare in particolare una celebre "sequenza shock", nella quale si vedono dei finti cani squartati in un ospedale, che diede non pochi problemi a Fulci e soprattutto all'effettista Carlo Rambaldi, il quale, per evitare l'accusa di avere usato per la scena animali veri, dovette addirittura ricreare l'effetto in un'aula di tribunale! Non si sevizia un paperino (1972) di Lucio Fulci
Un giornalista milanese in vacanza in Sicilia resta coinvolto con una bella ragazza, originaria del luogo, in una serie di efferati delitti che hanno come sfortunati protagonisti dei bambini. La gente del paese inferocita vuole trovare un colpevole a tutti i costi... Probabilmente il miglior giallo del "poeta del macabro" Lucio Fulci. Un film per anni ingiustamente svalutato e poco considerato, all'uscita addirittura duramente contestato dai soliti cattolici fanatici, per le tendenze velatamente pedofile e omosessuali del colpevole. Il vespaio di polemiche suscitato portò ad inevitabili tagli censori, soprattutto in tre sequenze: quella in cui Barbara Bouchet, completamente nuda, cerca di provocare un bambino; la scena del massacro della Bolkan ad opera di alcuni paesani inferociti (tra cui compare lo stesso Fulci) ed, infine, proprio nelle sequenze finali in cui si assiste alla cruenta morte dell'assassino. Per la "morbosa" - così fu definita - scena della Bouchet nuda di fronte al bambino Fulci si servì di una controfigura: un nano che prese parte a tutte le sequenze in cui l'attrice compariva senza veli. La controfigura veniva ripresa solo di spalle quindi si staccava sul primo piano del volto del bimbo. Per questa sequenza Fulci fu addirittura incriminato e dovette spiegare dinnanzi al giudice di aver usato questi "espedienti" per evitare che il fanciullo prendesse parte alle scene di nudo. "Non si Sevizia un Paperino" descrive una realtà tipica dell'Italia del Sud, cioè una comunità in cui vigono ancora tradizioni arcaiche come la superstizione e la iettatura e nella quale si respira un'aria mista di sacro e profano. Quello che più affascina è l'inusuale messinscena di immagini di un romanticismo nero e disperato. A tal proposito basti ricordare la sequenza dell'uccisione della Bolkan, massacrata mentre in sottosfondo passa "Quei giorni insieme a te" cantata da Ornella Vanoni. Nel cast da segnalare, oltre alla presenza delle già citate Florinda Bolkan e Barbara Bouchet, quella di un giovanissimo ed irriconoscibile Thomas Milian. I Corpi Presentano Tracce di Violenza Carnale (1973) di Sergio Martino
Un misterioso maniaco sessuale semina il panico tra le studentesse dell'Università di Perugia. Alcune amiche, preoccupate dalla situazione, decidono di lasciare la città per rifugiarsi in un'isolata villa di campagna, pessima idea dato che l'assassino le segue e comincia ad ucciderle una ad una... Insieme a "Tutti i colori del Buio" il miglior film di Martino. Un giallo orrorifico che ricorda da vicino quelli del "maestro" Dario Argento, ripresentando tutte le migliori caratteristiche di questo genere: omicidi violenti, suspense, assassino misterioso di cui non si conosce l'identità fino alla fine. Coinvolgente, ben interpretato, discretamente diretto, da non perdere soprattutto per chi ama il giallo-horror all'italiana. Questo sconvolgente film prodotto da Carlo Ponti e diretto da Sergio Martino, è un morboso thriller dalle tinte fosche che ha fatto scuola nel mondo ed ha generato decine di imitazioni anticipando lo slasher movie americano del decennio successivo. Novanta minuti ad altissima tensione che lasceranno senza fiato anche il più smaliziato degli spettatori. Per anni introvabile in commercio, di recente ne è uscita una riedizione in DVD grazie alla Alan Young. Profondo rosso (1975) di Dario Argento
Durante una conferenza sullo spiritismo, una medium sente la presenza in sala di un assassino; la notte seguente la stessa medium viene atrocemente uccisa. Il giovane Marc, un pianista inglese a Torino per lavoro, assiste casualmente alla morte della donna ma riesce a scorgere l'omicida solo di sfuggita senza poterne vedere il volto. D a quel momento l'uomo si interessa alle indagini e, con l'aiuto di una giornalista, cerca di scoprire l'identità dell'assassino, che nel frattempo continua a lasciare dietro di se una scia di efferati delitti... Uno dei capolavori per antonomasia di Dario Argento, un film che non ha praticamente difetti ma solo pregi risultando in assoluto il migliore, nel suo genere, mai prodotto in Italia e probabilmente nel mondo. Pur trattandosi essenzialmente di un giallo, in "Profondo Rosso" è evidente, fin dalle prime sequenze, un'inclinazione sempre più marcata verso il gotico e l’horror puro: un bambino che impugna un coltello insanguinato sulle note di un'inquietante nenia infantile, una medium che avverte una presenza perversa e che poi finisce brutalmente assassinata... il giallo scivola nel paranormale, in una zona d'ombra dove più niente è razionale e tutto può accadere. Un chiaro rimando alla tradizione gotica italiana è anche rappresentato dalle sequenze ambientate all'interno della fatiscente casa abbandonata ("La Villa del Bambino Urlante") che paiono richiamare, in un curioso parallelo, l'altro capolavoro di genere del periodo "La Casa dalle Finestre che Ridono" di Pupi Avati (non per nulla sia Avati che Lino Capolicchio avrebbero dovuto partecipare, in veste di sceneggiatore il primo e protagonista il secondo, alla realizzazione di "Profondo Rosso"). La tensione, la suspense, il terrore tengono lo spettatore incollato allo schermo dalla prima fino all'ultima sequenza. La colonna sonora composta dai Goblin è perfetta e da sola basta per creare un senso di angoscia e paura che non passano neppure una volta terminato il film; le sequenze degli omicidi sono di una crudezza e di una veridicità tale da sembrare reali; gli attori, tra cui l'immancabile Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Clara Calamai e David Hemmings sono tutti perfettamente calati nei rispettivi ruoli ed il sorprendente quanto inaspettato doppio finale lascia di stucco anche il più navigato giallista. Un grandissimo film insomma, che ha ispirato molti registi di genere, tra cui veri e propri "maestri" come John Carpenter per il suo "Halloween" (1978). Vederlo è un obbligo! La Casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati
Stefano, un giovane studente dell'Accademia, viene chiamato in un paesino del Ferrarese per restaurare un affresco di un famoso pittore locale, Buono Legnani. Durante il soggiorno viene a scoprire le strane vicende legate alla vita di questo artista: Legnani, infatti, era noto alla gente come il "pittore di agonie", per la sua mania ossessiva di ritrarre, con la complicità delle due depravate sorelle, uomini e donne in punto di morte, nel tentativo di catturarne l'estrema sofferenza. E si mormora anche che uccidesse lui stesso i suoi modelli secondo arcani rituali appresi durante un soggiorno in Brasile insieme alle due sorelle. Il giovane restauratore, sempre più interessato alla vicenda, cerca di scoprire se siano vere le dicerie sul pittore ma nessuno in paese pare lo voglia aiutare. La sua curiosità lo spingerà verso una brutta fine... Uno dei cult movie per eccellenza del nostro cinema di genere e uno dei film più autenticamente terrorizzanti mai realizzati. Questo un piccolo capolavoro, girato da Avati in poche settimane e basato su un soggetto di Maurizio Costanzo e Gianni Cavina, è l'esempio lampante di come, per fare un bel film dell'orrore, servano più una storia originale ed ambientazioni misteriose piuttosto che grandi effetti speciali. Ad Avati riesce perfettamente il difficile compito di trasformare la quiete dell'assolata campagna romagnola in un'inquietante sfondo per vicende terribili; il regista racconta con sorprendente genialità una fiaba nerissima e spaventosa, attingendo al patrimonio della narrativa popolare e riuscendo così a spaventare proprio come sanno fare quelle fiabe cattive raccontate ai bambini prima di andare a letto. La paura che il film riesce a trasmettere è ancor più angosciante perché nasce dal non visto, da immagini emblematiche ed allusive (la vecchia paralitica che canta un'inquietante nenia infantile, la grottesca casa con le bocche rosse dipinte sul retro), da frasi appena sussurrate e quasi indecifrabili (la registrazione delle voce del pittore folle). Si tratta di un grandissimo giallo-horror (il migliore nel suo genere insieme a "Profondo Rosso") con uno dei finali più sorprendenti e terrorizzanti mai realizzati. Suspiria (1977) di Dario Argento
Una ragazza americana giunge a Friburgo per frequentare una scuola di danza. La stessa notte del suo arrivo una delle allieve, incontrata dalla protagonista sulla porta dell'istituto, viene barbaramente uccisa. Terrificanti scoperte attendono la giovane durante la sua permanenza all'interno del collegio, fino ad una sconvolgente rivelazione finale. Si è di fronte ad un altro capolavoro di Dario Argento, che con questa pellicola si addentra definitivamente nell'horror puro. Se infatti per buona parte del film si può credere di trovarsi di fronte ad un altro dei classici gialli argentiani (omicidi commessi con armi da taglio impugnate dai "soliti" guanti neri di un personaggio non meglio delineato) il finale rivela che, in realtà, non esiste alcuna spiegazione razionale. Anche se a dire il vero Argento decide di far presagire l'inclinazione della storia verso il sovrannaturale già molto prima delle sequenze finali: come ad esempio nella sequenza in cui il pianista cieco viene assalito e sbranato senza motivo dal suo fedele cane guida; oppure nel dettaglio della mano raggrinzita ed artigliata che spinge la ragazza contro il vetro della finestra nella sequenza del primo omicidio. L'uso della colonna sonora, composta (come per "Profondo Rosso") dai grandi Goblin è ancora una volta un aspetto fondamentale, con musiche ossessive, onnipresenti e terrorizzanti. A ciò va aggiunto una delle migliori sequenze di omicidio mai realizzate (la prima del film), l'esperta mano di Argento dietro la macchina da presa, che ci regala alcune vere "invenzioni registiche" (come le riprese della piazza nella scena dell'assassinio del cieco) e una ispiratissima protagonista (Jessica Harper). Pochi e trascurabili i difetti (qualche effetto speciale non proprio all'altezza) non gravano affatto su un film praticamente perfetto. Sette note in nero (1977) di Lucio Fulci
Grazie alle sue doti medianiche, una donna, che aveva "visto" da bambina il suicidio della madre, percependolo solo sensorialmente, sogna un delitto che coinvolge il marito, il quale viene arrestato poco dopo. La moglie tenta allora di scagionarlo, convinta della sua innocenza, ma una volta che è riuscita a farlo liberare comprende il vero significato della sua visione... Ottimo thriller, molto ben interpretato e diretto in maniera esemplare da Lucio Fulci. Originali soprattutto alcuni risvolti della trama che portano alla soluzione finale dell'enigma eliminando le varie soluzioni prospettate di volta in volta. Da notare, nella sequenza conclusiva del film, il chiaro e ben congegnato rimando al famosissimo, e molto amato dallo stesso Fulci, racconto di Poe "Il Gatto Nero". Dopo essere stato il "maestro" dello splatter con alcuni tra i più bei horror della nostra storia, Fulci torna al giallo classico (anche se di contenuto paranormale) con un film davvero molto riuscito). Zombi 2 (1979) di Lucio Fulci
Nel porto di New York giunge alla deriva una piccola imbarcazione al cui interno sono ritrovati solo cadaveri. Un gruppo di persone si reca quindi nell'isola delle Antille, da cui proveniva la barca, per scoprire cosa è avvenuto a quelle persone. Giunti sul luogo, troveranno però ad attenderli terribili zombi affamati di carne umana. Il "Maestro del Gore" era solito affermare che, secondo gli americani, si trattava di uno dei miglior film sui morti viventi mai fatto, tant'è che negli Usa, sempre secondo il compianto Fulci, aveva incassato quasi quanto lo "Zombi" di Romero! Al buon Lucio, è risaputo, piaceva "esagerare": la pellicola in questione infatti è certamente un ottimo "zombie-movie", nel quale i grandissimi effetti speciali di Giannetto De Rossi e la solida regia di Fulci recitano i ruoli più importanti, ma il film deve molti crediti al capolavoro di Romero, e non ha, ne avrebbe potuto avere (soprattutto a causa del limitato budget) l'impatto visivo della pellicola americana. Lo "Zombi" di Romero ha fatto la storia del cinema horror mondiale, mentre "Zombi 2" di Fulci è "solo" (ma attenzione non è poco!) uno dei migliori horror-splatter italiani. Una piccola "discussione" sorse proprio tra Argento (produttore e curatore dell'edizione italiana dello "Zombi" di Romero) e Fulci in quanto il primo accusò il secondo di avergli "rubato" il titolo del film: Fulci per tutta risposta inviò una lettera ad Argento nel quale elencava le centinaia di film, precedente alla pellicola di Romero, che avevano la parola "Zombi" nel titolo...e la discussione si risolse così! Buio Omega (1979) di Joe D'Amato
Un uomo ricco ed eccentrico vive in una enorme villa con la fidanzata e la governante, quando la sua compagna muore l'uomo decide di imbalsamarla e tenersela in casa, la domestica lo asseconda. Il giovane comincia ad impazzire e ad uccidere tutte le donne che gli capitano a tiro e poi ne nasconde i cadaveri nei modi più bizzarri aiutato dalla sua governante. L'arrivo della sorella della defunta fidanzata e la curiosità di un uomo porrà fine alle gesta dei due. Il più malsano e bel film del controverso regista italiano: ci vengono dispensate a piene mani scene truculente di necrofilia e sangue (tra cui cadaveri squarciati e fatti a pezzi, cuori divorati, unghie strappate), per la felicità degli spettatori amanti del genere con stomaci forti. Peccato che, al solito, la sceneggiatura e le interpretazioni di alcuni attori lascino un pò a desiderare. Impensabile realizzare al giorno d'oggi in Italia un film come questo, per questo "Buio Omega" è un must comunque da vedere per tutti gli horrorofili. Il film è uscito nel '79 ma ha avuto una riedizione nei primi anni ottanta con il titolo "In Quella Casa Buio Omega", l'unica versione completamente uncut però è quella da poco edita della LF. Inferno (1980) di Dario Argento
Una ragazza di New York scopre che la casa dove abita è sede di una delle tre Madri degli Inferi (mentre le altre due si trovano a Roma e a Friburgo). La giovane muore in maniera orribile ma riesce ad avvertire il fratello che riuscirà, dopo varie vicissitudini, a porre fine all'impero delle tre regine degli Inferi. Un'altra ottima prova di Dario Argento, che in questo film si avvale anche della collaborazione del mitico Mario Bava, con una pellicola che potremmo definire, per le tematiche che affronta, fantasy-horror. Nel cast troviamo nomi noti come Eleonora Giorgi e Gabriele Lavia, che però scompaiono entrambi rapidamente dalla scena, lasciando lo spettatore in parte spiazzato e stravolgendo "l'abitudine" che vuole che gli attori più famosi rimangano in vita fino alla fine. Argento questa volta decide di non affidare le musiche ai "soliti" Goblin optando invece per il grande compositore Keith Emerson, che confeziona una pregevole colonna sonora classicheggiante che però non riesce ad essere inquietante (come invece accadeva per le musiche dei Goblin in "Suspiria" e "Profondo Rosso"). Nonostante non sia questo il campo prediletto del regista (specializzato nei gialli orrorifici), egli riesce lo stesso ad ottenere un buon risultato, peccato solo che nel finale il film scada vistosamente, non tanto nell'evolversi della trama, quanto nella raffigurazione visiva delle "tre sorelle" (una sorta di ridicolo costume carnevalesco). Va infine sottolineato un aspetto che spesso passa inosservato, e cioè che "Inferno" altri non è che una sorta di seguito di "Suspiria": infatti la strega che perseguitava la povera Jessica Harper nel precedente film di Argento altri non era che una delle tre Madri, Mater Suspiriorum; non per nulla in "Inferno" la dimora della "Madre dei Sospiri" è a Friburgo, stessa città in cui risiedeva la scuola di danza teatro delle vicende di "Suspiria". Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato
Un gruppo di ragazzi, formato da fotografi ed avventurieri, decide di recarsi in Amazzonia per girare un documentario su una tribù indigena di cannibali. Arrivati sul posto si accorgono però che gli indigeni non sono così pericolosi come credevano, ma che anzi sono diventati pacifici ed hanno abbandonato le pratiche di cannibalismo. Per riuscire ugualmente a fare il loro documentario tentano di istigare alla violenza i componenti della tribù, compiendo efferate violenze sulle loro donne e sul loro bestiame; ci riusciranno ma andranno incontro a terribili conseguenze... Il Cannibal-Movie per eccellenza, il film-scandalo degli anni settanta, che ha valso fama e aspre critiche al regista Ruggero Deodato. Stranamente ben interpretato (visto il pessimo livello di recitazione a cui ci hanno abituati i film di genere del periodo) e ottimamente musicato da Riz Ortolani, la pellicola in questione è da vedere per diversi motivi. Innanzitutto perché è il film che, con il suo successo, ha aperto la strada ad un filone, i cannibal-movie, piuttosto importante nella cinematografia italiana di genere; poi per l'ottima realizzazione delle sequenze splatter (alcune delle quali realmente memorabili) tra le migliori mai realizzate in Italia. Anche se il motivo per cui tutti ricordano questo film di Deodato è un altro, ovvero la presenza di alcune sequenze snuff. Trattasi infatti di uno dei pochi film, dove si è appurato che alcune sequenze (si tratta per lo più di scene dove vengono uccisi e seviziati alcuni animali) non rappresentano una "finzione cinematografica", ma sono reali. Lamberto Bava, che svolgeva il ruolo di aiuto regista, si è allontanato dal set dopo le prime riprese perchè scioccato da questa situazione e, la maggior parte degli attori, tra cui "l'irreprensibile" Luca Barbareschi, ancora oggi si vergogna di aver girato questo film. La pellicola, assai deprecabile dal punto di vista morale, attrae inevitabilmente le più morbose fantasie dello spettatore e per questo è diventato un "cult" del genere. Se ne consiglia la visione solo ad un pubblico "maturo". Antropophagus (1980) di Aristide Massaccesi
Un uomo spinto dagli eventi diviene un cannibale, ma dopo aver assaggiato la carne umana non sa più farne a meno; farà strage di una comitiva di turisti capitati sulla sua isola. Ottimo film per gli amanti del filone splatter-italiano, inutile dire che, come quasi sempre accade in questo tipo di pellicole, la recitazione e l'espressività degli attori lascia alquanto a desiderare. La sceneggiatura è dell'amico-collaboratore di D'Amato George Eastman (al secolo Luigi Montefiori) che riveste anche i panni del mostro antropofago. Da segnalare la sequenza diventata un vero cult in cui il mostro sevizia una giovanissima Serena Grandi strappandole e divorandole il feto del bambino che teneva in grembo. Tra gli interpreti anche Tisa Farrow, sorella della mitica Mia. Paura Nella Città dei Morti Viventi (1980) di Lucio Fulci
Il reverendo Thomas vive in una cittadina americana che un tempo si diceva infestata dalle streghe. Un giorno, spinto da una forza sconosciuta e maligna, si uccide impiccandosi davanti alla sua chiesa. Il suo spirito maledetto torna in vita e guida una schiera di morti viventi contro gli abitanti della città. Un giornalista e una medium capiscono che per fermarlo bisogna distruggere la sua tomba ma l'impresa non appare facile, prima infatti devono respingere l'assalto degli zombi... Un altro ottimo horror del "periodo d'oro" di Fulci. Il film ci regala alcune sequenze entrate di diritto nella storia del cinema splatter (una fra tutti quella in cui una giovane ragazza vomita le sue stesse interiora) e buoni momenti di suspense, riuscendo ad essere, a tratti, realmente inquietante. Al solito qualche "perdonabile" difetto non manca: alcuni passaggi confusi ed un finale in parte incomprensibile che lo stesso Fulci ha rivelato essere nato da un'idea del montatore Vincenzo Tomassi, il quale notò che sul volto del bambino che correva appariva una specie di ombra, da qui ne seguì l'idea della spezzatura del fotogramma che lascia il finale aperto. Da segnalare il solito cameo hitchcockiano del regista, questa volta nella parte di un patologo, e la presenza nel cast di Michele Soavi. Zombi Horror - Le Notti del Terrore (1980) di Andrea Bianchi
I morti viventi, evocati stavolta da un strambo ricercatore che ha profanato le loro tombe, assalgono alcuni ospiti di una grande villa immersa nei boschi, non lasciando nessun superstite. Il regista, di un'incapacità allucinante, fa dire e fare agli attori cose che renderebbero ridicola anche la storia più seria del mondo, confezionando alcune sequenze da antologia del trash ed è per questo che il film deve essere visto dagli appassionati del genere: celebre la scena del bambino "eccitato" (interpretato da un ragazzo di sedici anni fisicamente menomato, definito addirittura da una delle protagoniste del film: "un miscuglio tra un nano e uno sgorbio") che stacca a morsi il seno della madre o quella dei due fidanzati che, alla vista di un'orda di zombi affamati che li attaccano, si mettono tranquillamente a fare commenti sull'aspetto degli zombi stessi. Un film assolutamente da vedere se siete amanti del trash o almeno se volete ridere a crepapelle. Gli effetti speciali, l'unica cosa decente del film, sono curati dal "mitico" Giannetto De Rossi. La pellicola è conosciuta anche con il titolo di "Le notti del terrore". Concludendo non si sa che votazione assegnargli: nel trash è un capolavoro, nell'horror una schifezza... L'Aldilà (1981) di Lucio Fulci
Una giovane ragazza cerca di ristrutturare un albergo semidistrutto, lasciatole in eredità. Ma l'albergo è costruito su una delle sette porte dell'inferno, e le forze del male cominciano a scatenarsi... Da molti ritenuto il capolavoro del "poeta del macabro" Fulci , si tratta sicuramente di uno dei migliori horror del regista anche se un pò sopravvalutato. Ottimi gli effetti speciali e le scene splatter, insolitamente buona la recitazione (protagonista del film è ancora una volta l'attrice "feticcio" di Fulci Catherine McColl), la pellicola ha il difetto di avere una trama a tratti confusa ed un finale un pò troppo enigmatico, quasi ermetico. Certo che chiunque ami l'horror non potrà che rimanere affascinato dalla capacità visionaria del regista, dal campionario di efferatezze messe in scena e dai perfetti effetti speciali, ancora una volta a cura di Gianetto De Rossi. Curiosità: la sceneggiatura originale del film non prevedeva affatto che nella storia rientrassero gli zombi. Furono i finanziatori tedeschi del film a pretendere che Fulci li inserisse, quasi a forza, visto l'enorme successo che il filone zombesco aveva in quel periodo; così, con l'aiuto dello sceneggiatore Dardano Sacchetti, il "povero" Fulci cercò, alla bene e meglio, di inserire qualche scena che prevedesse la comparsa di morti viventi. Dato il poco tempo e gli scarsi mezzi a disposizione si può dire che meglio non si poteva fare. Quella villa accanto al cimitero (1981) di Lucio Fulci
Il professor Norman Boyle si trasferisce con la famiglia nel New England dove deve portare a termine alcune ricerche su un misterioso dottore scomparso un centinaio di anni prima. Dopo una serie di inquietanti avvenimenti, lo scrittore scopre che il terribile dottore non è mai morto, vive nascosto nella cantina dell'abitazione e continua a rimanere in vita uccidendo tutti quelli che gli capitano a tiro e trapiantando su se stesso i loro organi... Da alcuni ritenuto il "solito film dell'orrore" da altri inneggiato come un capolavoro, la verità come al solito sta nel mezzo: sicuramente alcune sequenze della pellicola sono memorabili, spaventose e splatter come solo Fulci sapeva fare ma il film presenta anche qualche limite, il più manifesto dei quali è una sceneggiatura, opera ancora una volta di Dardano Sacchetti, piuttosto approssimativa. Gli ottimi effetti speciali e di make-up sono ancora una volta merito del sempre bravo Giannetto De Rossi. Pertanto se amate il cinema di Fulci, "Quella villa accanto al cimitero" ne rappresenta una sorta di icona e sicuramente lo apprezzerete, se preferite gli horror "più raffinati" vi conviene cercare altrove. Cmq va anche detto che il nostro "poeta del macabro" era molto orgoglioso di questo suo horror, in una delle ultime interviste rilasciate prima della sua morte ha affermato che il finale del film è "...una delle sequenze più agghiaccianti che abbia mai girato", e non si può che essere d'accordo con lui...vedere per credere! Cannibal Ferox (1981) di Umberto Lenzi
Una studiosa americana si reca in Amazzonia per corroborare la sua tesi secondo cui il cannibalismo non è mai esistito, ma si tratterebbe di un'invenzione del colonialismo bianco, ma purtroppo per la giovane la sua convinzione è, in parte, errata e sia lei sia la sua spedizione andranno incontro ad una brutta avventura. Ennesimo film del periodo sui cannibali che però non offre, come altre pellicole, particolari spunti per essere ricordato: storia scopiazzata dal più famoso "Cannibal Holocaust" di Deodato, scene prevedibili, effetti decentemente realizzati ma fin troppo "eccessivi" ed è solo per questo che il film deve essere visionato. Fotogrammi veramente "scioccanti" sono quelli in cui una malcapitata giovane viene appesa, tramite dei ganci che le trafiggono i seni, e sospesa nel vuoto; tutto il resto (evirazioni, mutilazioni ecc..) sono il solito campionario di efferatezze già viste in altre pellicole dello stesso genere. Da vedere solo nella versione uncut (che naturalmente non è quella che viene saltuariamente trasmessa in televisione). Tenebre (1982) di Dario Argento
Un pazzo assassino uccide le sue vittime secondo le modalità descritte in un famoso romanzo dell'orrore, seguendo, passo passo, nei suoi spostamenti lo scrittore del libro. La polizia brancola nel buio e le morti si susseguono, fino all'immancabile colpo di scena finale. Un classico thriller-horror come solo Argento sa fare: trama coinvolgente, ottime sequenze di omicidi e perfetta colonna sonora curata anche questa volta dai mitici Goblin. Ritornano le caratteristiche salienti del cinema argentiano: omicidi violenti, innocenti ingiustamente sospettati, assassino svelato solo all'ultima scena, tutto in un perfetto mix tra giallo, horror e suspense. Diversi momenti di grande cinema, come i piani sequenza dentro e fuori la casa dove abitano le due amiche lesbiche o le sequenze con cui si chiude il film e l'ambientazione asettica nel quartiere Eur di Roma fanno di "Tenebre" una tappa obbligata nella filmografia di Argento. Nel cast si segnalano, oltre alla sempre brava Daria Nicolodi, le buoni interpretazioni di un giovane Giuliano Gemma e del protagonista Anthony Franciosa. Va fatta una precisazione: ci sono tre versioni differenti di "Tenebre", l'edizione trasmessa (raramente) in televisione che, neanche a dirlo, è orribilmente censurata in più punti, una versione in video della durata di 96 minuti e vietata ai minori di 14 anni anche questa "mutilata" dalla censura, se pur in una sola sequenza una delle migliori del film e cioè quella dell'assassinio di Veronica Lario; infine c'è la versione in DVD di 98 minuti e vietata ai minori di anni 18, l'unica totalmente uncut! Lo Squartatore di New York (1982) di Lucio Fulci
Un maniaco sanguinario massacra un gran numero di ragazze a New York, seminando il panico tra la gente e divertendosi a telefonare alla polizia simulando la voce di Paperino. Viene allora fermato un sospetto, grazie ad un particolare anatomico in comune con l'assassino, ma i delitti continuano sempre più violenti. Un giallo horror pieno di scene splatter che rimangono anche la cosa migliore del film. La sceneggiatura (a cui ha partecipato lo stesso Fulci) e la recitazione lasciano, come spesso accade nei film del "poeta del macabro", piuttosto a desiderare. Assolutamente disturbanti alcune sequenze, ed in particolar modo la scena dell'omicidio dell'amante del tenente di polizia: un vero e proprio scempio perpetrati con una lametta di rasoio con tanto di taglio di un capezzolo e di un occhio! Sequenze a tal punto realistiche e shock da far decretare, dalla severa censura inglese, questo "Squartatore" di Fulci "uno dei peggior video nasty della storia". Se riuscite a trovarlo nella versione uncut e se preferite tanto sangue piuttosto che una storia "impegnata", gradirete questa ennesima fatica del compianto Fulci. Zeder (1983) di Pupi Avati
Uno scrittore scopre, grazie al nastro usato di una macchina da scrivere, alcune strane informazioni sui "terreni K". L'uomo si appassiona subito a questo mistero ed inizia le sue ricerche, che lo porteranno a scoprire l'esistenza di un particolare tipo di suolo nel quale chi vi viene sepolto ritorna in vita... Si tratta di un ottimo film diretto da un regista che nelle sue, purtroppo rare, incursioni nell'horror ha sempre saputo lasciare un segno importante del suo passaggio. Bravissimo come sempre il protagonista Gabriele Lavia, già interprete di altri capolavori del genere come "Profondo rosso". "Zeder" è l'ennesima prova del talento macabro di Avati: quella che poteva risolversi in una banale storia di zombi si trasforma, sotto la sapiente guida del maestro bolognese, in un affascinate film gotico che ricerca la paura negli angoli più bui e nelle ataviche paure dell'animo umano. Come per il suo precedente cult Avati sceglie ancora una volta un'ambientazione sui generis, quasi "inadatta" per un film dell'orrore, come la riviera romagnola. Ma grazie al suo talento e al suo profondo senso del gotico e del macabro il regista riesce a trasformare anche l'assolata costa riminese in un luogo ricco di misteri e inenarrabili segreti. Nell'insieme, quindi, una pellicola quasi perfetta: un'ottima sceneggiatura (firmata, come già accaduto per "La Casa dalle Finestre che Ridono", dallo stesso regista con la collaborazione del fratello-produttore Antonio e di Maurizio Castano), un tema musicale inquietante ed ossessivo (composto da Riz Ortolani), suggestive scenografie e, soprattutto, una regia davvero magistrale. Curiosità: lo spunto per l'idea di partenza del film fu data ad Avati proprio da un esperienza vissuta in prima persona: in quel periodo infatti il regista aveva comprato una macchina da scrivere elettrica usata, cercando di cambiarle il nastro scoprì, proprio come il protagonista-scrittore del film, che su di esso erano rimaste impresse le parole scritte dal precedente proprietario! Da notare, infine, come il soggetto, con la storia dei terreni che riportano in vita chi vi è sepolto, ricordi fin troppo da vicino quella che Stephen King proporrà ai suoi lettori alcuni anni dopo in "Cimitero vivente", ma lo stesso Avati, ha dichiarato che ritiene il tutto una pura coincidenza, non pensando affatto che King fosse venuto a conoscenza del suo film prima di scrivere "Pet Sematary". Phenomena (1984) di Dario Argento
Un terribile e inarrestabile assassino semina morte e panico in un tranquillo cantone svizzero. Jennifer, una giovane sensitiva che ha la facoltà di comunicare con gli insetti, grazie ai suoi poteri riesce a smascherare il vero colpevole... "Phenomena" è una sorta di favola nera, malsana e visionaria, dall'atmosfera quasi irreale, in cui una giovanissima ragazza (Jennifer Connelly), ancora pura ed innocente, segue un cammino da incubo che la conduce ad affrontare ogni genere di orrore, ma che non la spinge a "sporcare" la sua purezza. Si ritrovano alcuni motivi già visti nel precedente "Suspiria": a partire dall'ambientazione "scolastica" e "femminile" (parte del film si svolge in un collegio per sole donne, che ricorda da vicino l'accademia di danza di "Suspiria"), tornano le rigidi insegnanti/istitutrici, anche qui viste come una sorta di streghe, e ritorna anche la figura della giovane ed insicura protagonista (Jennifer proprio come Susy-Jessica Haper), che si ritrova da sola ad affrontare un'orribile minaccia. Un cast d'eccezione formato dal compianto Donald Pleasence, Daria Nicolodi e dalla giovane e brava Jennifer Connelly. Ottimi effetti speciali e di trucco curati dallo specialista Sergio Stivaletti, una trama intrigante e coinvolgente a metà strada tra il thriller e l'horror, sequenze violente e terrificanti, il tutto diretto da Dario Argento...cosa chiedere di più? Uno dei migliori horror del maestro italiano del brivido, non può mancare nella videoteca personale di tutti i veri appassionati del genere. Non dimenticherete facilmente la sequenza in cui Jennifer si avvicina ad un bambino che piange, gli posa le mani sulle spalle e quando lui si volta...da non perdere! Demoni (1985) di Lamberto Bava
Due ragazze accettano l'invito per l'inaugurazione di un cinema da parte di uno strano personaggio con una maschera sul volto, il film trasmesso è un horror nel quale si racconta il risveglio dei demoni che riconquistano la terra massacrando tutti gli uomini. Durante la proiezione del film una donna comincia a sentirsi male, il malore pare dovuto ad una ferita che la ragazza si era causata provando una maschera da demone trovata su un manichino nell'atrio del cinema. La giovane in breve tempo subisce un'orrenda mutazione trasformandosi in un essere demoniaco, in una sorta di parallelo con il film proiettato nella sala. La donna-demone comincia a massacrare gli spettatori contagiando con il suo orrendo morbo chiunque ferisca, le due protagoniste tentano la fuga ma le porte del cinema sono state bloccate, solo una di loro riuscirà a salvarsi grazie all'aiuto di un ragazzo, ma fuori li attende un'orribile verità... È il film che segna il sodalizio artistico tra Lamberto Bava e Dario Argento, che produce il film e ne scrive la sceneggiatura insieme a Dardano Sacchetti, Franco Ferrini e lo stesso Bava. Si tratta certamente di un horror importante che, oltre a rilanciare per diversi anni lo stesso cinema italiano dell'orrore, anticipa e influenza film esteri come "La Notte dei Demoni" di Kevin Tenney e soprattutto uno dei maggiori successi horror degli anni novanta, quel "Dal Tramonto all'alba" della coppia Rodriguez-Tarantino. Notevole lo sforzo produttivo, a partire dagli ottimi effetti speciali e di make-up curati dallo specialista Sergio Stivaletti. Molte scene sono ben congegnate e risultano davvero terrorizzanti, peccato che in alcuni tratti il film scada clamorosamente (come nelle sequenze finali in cui il protagonista furoreggia tra le sedie del cinema a cavallo di una moto, facendo strage di un gran numero di demoni con una spada!) e che alcuni personaggi non siano ben caratterizzati (chi è e da dove viene il tizio con la maschera, interpretato dal regista attore Michele Soavi, che appare in alcune sequenze del film), rimanendo, tuttavia, nel complesso di buon livello. Un ultima annotazione: come mai dopo questo ottimo horror il talento dimostrato da Lamberto Bava è andato perduto? Forse Dario Argento, che nei titoli risulta "solo" come sceneggiatore e produttore, in realtà ha avuto un ruolo di maggior rilievo? 7 Hyden Park: La Casa Maledetta (1985) di Alberto De Martino
Joanna è una ricchissima ereditiera che gestisce un centro di recupero e assistenza per paraplegici. Lei stessa vive su una sedia a rotelle a causa di una tragedia che risale a quando lei era soltanto una bambina. Nel tentativo di sfuggire ad un maniaco sessuale vestito da prete che voleva violentarla, Joanna cadde rovinosamente da una grande scalinata perdendo così l'uso delle gambe. Quando però sembra aver trovato la serenità, con l'incontro di un uomo col quale pensa al matrimonio, inizia a soffrire di terribili visioni che la riportano al tragico momento del suo incidente. Ma da dove vengono queste allucinazioni? Sono immagini che tornano dal suo passato o sono dovute ad una diabolica macchinazione del suo uomo che vuole impossessarsi del suo patrimonio? Onesto giallo orrorifico del bravo De Martino (che dirige il film sotto lo pseudonimo di Martin Herbert), capace di dirigere una storia piuttosto inflazionata (un complotto per far impazzire la ricca di turno ed ereditare i suoi averi) senza far pesare eccessivamente l'inevitabile senso di déjà-vu. Molto inquietante l'immagine della bambola sporca di sangue che l'assassino utilizza per disturbare ulteriormente la psiche di Joanna e abbastanza convincente l'atmosfera claustrofobica che si respira nella villa, nonostante alcune banalità, legate soprattutto alla condizione di immobilità della donna. Il titolo italiano è però molto fuorviante, cercando di spacciare il film per un horror sovrannaturale con tanto di casa di maledetta, mentre in realtà si tratta di una classicissima storia gialla con qualche virata verso l'horror, ma nulla più. Nel ruolo del villain troviamo David Warbeck, non pienamente convinto della sua parte (lo si capisce chiaramente) ma comunque dignitoso. Un film vedibile, piacevole ma senza aspettarsi nulla di particolare. Opera (1987) di Dario Argento
La soprano del "Macbeth" ha un incidente ed è sostituita da una giovanissima cantante che ha subito un successo strepitoso. Ma un maniaco comincia a perseguitare la ragazza: non se la prende però direttamente con lei ma con tutti quelli che le stanno attorno, uccidendo uno ad uno e nei modi più atroci i suoi amici e collaboratori. Ci penserà il regista dello spettacolo a smascherare l'assassino con "l'aiuto" involontario di alcuni corvi. Dario Argento dirige un altro giallo-horror di ottimo livello. A dire il vero la storia non è proprio il massimo dell'originalità ma sia il buon cast sia le, come al solito, "meravigliose" sequenze degli omicidi rendono la pellicola appetibile anche ai palati più esigenti. Peccato che il "solito" doppio finale, troppo inverosimile, lasci un pò d'amaro in bocca. Comunque da vedere. Curiosità: i già efferati omicidi di "Opera" sarebbero stati in realtà ancor più cruenti se la stramaledetta censura italiana non avesse ritenuto "necessario" decurtare il film delle scene maggiormente violente, e questo con grande dispiacere dello stesso Argento, del pubblico e di tutti coloro che amano il cinema! Purtroppo "Opera" in versione "integrale" (quella che avrebbe voluto il regista) è irreperibile, perché il film uscì anche nel resto del mondo nella stessa versione "cut" italiana...un vero peccato! Paganini Horror (1988) di Luigi Cozzi
In una piccola isola della laguna Veneziana vi è la casa di Niccolò Paganini. Si dice che in questa villa il grande musicista fece un patto col diavolo. Ora la casa è affittata da un gruppo rock. Un componente del gruppo, Daniel, trova una composizione inedita di Paganini che arrangia in un eccezionale e trascinante rock. Iniziano le riprese per il videoclip ma accade qualcosa di strano e terribile: la casa infatti è maledetta... Uno dei film horror più trash mai girati per la gioia di tutti i fans del genere, viene da chiedersi come mai due bravi attori come Daria Nicolodi e Donald Pleasence abbiano accettato di girare questa pellicola...da non perdere! La Chiesa (1989) di Michele Soavi
In una cattedrale gotica avvengono strani fenomeni; un bibliotecario ne scopre il motivo: la chiesa si erge su un terreno che custodisce i corpi di molti innocenti massacrati dai crociati durante il medioevo. Ora le anime dei poveretti vogliono vendicarsi uccidendo le persone rimaste intrappolate nella cattedrale. L'unico superstite riuscirà a far crollare l'edificio tramite un apposito dispositivo. Seconda regia per Soavi dopo il buon esordio con "Deliria", che questa volta ha addirittura la collaborazione del duo Argento-Ferrini per la sceneggiatura, e Emerson-Goblin per la colonna sonora. Se pur opera di indubbio fascino "La Chiesa" risente in qualche modo delle diversità di stile tra Argento e Soavi, che si integrano meno bene rispetto a quanto era accaduto in "Demoni" per lo stesso Argento e Bava. Un film che non convince, evoca buone atmosfere, specie nella parte iniziale, ma l'evolversi della storia è farraginosa e non sempre chiara facendo alla fine risultare la pellicola (difetto assai grave per un horror) poco "paurosa". Ennesima occasione sprecata ma cmq resta sempre un film cult del genere! Da segnalare nel cast una giovanissima Asia Argento. Quando Alice Ruppe Lo Specchio (1989) di Lucio Fulci
Un pazzo maniaco adesca, tramite inserzioni sui giornali, ricche ed attempate signore per poi ucciderle e rubarne gli averi . I soldi "guadagnati" li "investe" in corse di cavalli, ci penserà la "materializzazione della sua coscienza" a toglierlo di mezzo. Girato con pochi mezzi da quel genio incompreso che era Lucio Fulci il film, volutamente esagerato, è adatto soprattutto agli amanti dello splatter, si sprecano infatti scene di smembramenti e perfino di cannibalismo. Con pellicole come queste Fulci si è guadagnato l'appellativo di "artigiano dell'orrore", probabilmente se avesse avuto più mezzi a disposizione questo regista avrebbe saputo regalare molto di più all'horror italiano. Non mancano però alcuni difetti abbastanza evidenti che "rovinano" in parte il film, tra cui una recitazione al solito scadente ed alcune sequenze pseudo-comiche piuttosto inadatte e fuori luogo. Non Aver Paura della Zia Marta (1989) di Mario Bianchi
Richard Hamilton e la sua famiglia vengono invitati dalla zia Marta a trascorrere un week-end nella vecchia casa di campagna. Ad attenderli nella villa c'è solo l'anziano custode che gli avvisa che la loro zia si è dovuta trattenere in città per un imprevisto. La famigliola prende alloggio nella villa, ma dopo poco tempo cominciano a capitare alcuni fatti inquietanti... Altro prodotto del filone splatter Italiano di fine anni ottanta che, al solito, non si fa certo apprezzare per qualità artistiche e tecniche ma che può comunque far la "felicità" degli amanti del genere. Numerose sequenze di splatter estremo (la testa di un bambino decapitata con una motosega, cadaveri in decomposizione, omicidi sanguinolenti, sana rattimma) lo rendono particolarmente appetibile, anche se sarebbe stato opportuno che il regista avesse evitato certe delle "scopiazzature" da horror più "nobili", tra cui "Shining", "Psycho", "Poltergeist". Un film senza pretese ma più che vedibile che suo malgrado è diventato un cult! La Setta (1991) di Michele Soavi
Una setta di adoratori del demonio negli ultimi trent'anni ha spianato la via all'avvento del figlio di Satana con una serie di orribili delitti. Quando arriva il periodo propizio per la nascita dell'Anticristo, il gran sacerdote della setta si reca a fare visita ad una giovane maestra, la prescelta per diventare la madre del malefico nascituro... Prodotto e co-sceneggiato da Dario Argento e diretto dal suo allievo prediletto Michele Soavi "La Setta" poteva, ed anzi doveva, essere un grande film, il risultato invece è un horror intensamente onirico ma dal ritmo purtroppo lento ed inevitabilmente noioso. La pellicola regala cmq qualche buona sequenza (una per tutti quella in cui viene letteralmente strappata la faccia ad una giovane durante un rito sacrificale) ma non riesce mai a decollare, lasciando nello spettatore il senso di aver visto un film decente ma che poteva essere molto di più. Ricco di citazioni, da "Rosemary's Baby" ai thrilling dello stesso Argento, il film è una sorta di "dimostrazione di stile" che, se pur pregevole, risulta poco coinvolgente. Da segnalare nel cast la presenza Kelly Curtis, sorella della più celebre Jamie Lee di "Halloween". Trauma (1993) di Dario Argento
Una ragazza con problemi psicologici assiste alla morte dei genitori. Un pazzo assassino che ha la mania di decapitare le proprie vittime la bracca perché convinto che lei sappia la sua vera identità ed in effetti la giovane, nella notte in cui sono stati uccisi i suoi genitori, ha visto il vero volto dell'omicida ma a causa dello shock la sua mente ha cancellato il ricordo. Ad aiutarla e a risolvere il caso ci penserà un giovane giornalista, innamoratosi di lei. Dario Argento torna al thrilling e confeziona un giallo "orrorifico" prima maniera. Tornano i classici incubi argentiani, dal maniaco omicida nero-vestito, al trauma che conduce alla pazzia, per finire col particolare "rivelatore": come in "Profondo Rosso" la protagonista ha già visto il volto dell'assassino ma non lo può (o non lo vuole) ricordare. Bistrattato dalla critica e da parte dei suoi fan "Trauma" andrebbe invece decisamente rivalutato: a partire dalla storia che, anche se forse non risulta molto originale, riesce comunque ad essere coinvolgente e ricca di suspense. Di buon livello pure gli effetti speciali, supervisore dei quali è il grande Tom Savini, ed ancora una volta sorprendente e spiazzante il "solito" doppio finale. Anche la giovane figlia del regista Asia, offre una buona interpretazione nella parte dell'insicura e complessata protagonista del film. Tutti questi elementi inseriscono di diritto "Trauma" tra i film "riusciti" di Argento. Dellamorte Dellamore (1993) di Michele Soavi
Francesco Dellamorte è il becchino del piccolo cimitero di Buffalora ed insieme al suo aiutante sordomuto Gnaghi, passa le notti ad ammazzare i morti, i "ritornanti" che dopo pochi giorni di permanenza nel cimitero, non si sa come, resuscitano. Quando però a morire sarà l'amante di Francesco, il giovane non se la sentirà di eliminarla e da quel momento cominceranno i guai... Probabilmente il film più personale di Soavi che, libero dall'egida influenza di Argento, dirige un'opera gotica, in cui hanno un ruolo centrale gli aspetti simbolici e metafisici (la Morte, il tunnel, l'ignoto..). Quella che poteva risolversi nell'ennesima storia di zombi diventa invece, grazie alla sensibilità artistica di Soavi, una vicenda surreale, una sorta di "horror romantico" ma, allo stesso tempo, anche un chiaro atto d'accusa nei confronti di una società che ci spinge a vivere come zombi, in una quotidianità in cui si fa sempre più fatica, come accade al protagonista del film, a distinguere i vivi dai morti. Il film presenta però anche un paio di clamorosi limiti: anzitutto alcuni effetti speciali non perfettamente riusciti (l'impersonificazione della Morte, la mosca di plastica che aleggia sullo scultoreo corpo della Falchi...) e poi la scelta del cast che, tolti i due ottimi protagonisti Everett e Hadji Lazaro, lascia alquanto a desiderare. La pellicola è la trasposizione cinematografica di un omonimo racconto di Tiziano Sclavi e non è basato, come spesso erroneamente si afferma, sul fumetto Dylan Dog dello stesso autore. In definitiva un film da promuovere, se non altro anche perché è uno dei pochi horror diretti e prodotti in Italia negli ultimi anni! L'Arcano Incantatore (1996) di Pupi Avati
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