Nick: MILLWALL^ Oggetto: IL PROBLEMA DELLA POLITICA Data: 11/5/2004 16.24.11 Visite: 163
Leggendo il forum di ircnapoli a volte mi sembra di avere di fronte degli ibernati, persone addormentate decine e decine di anni fa, risvegliatesi improvvisamente, che si affrontano con categorie superate e assolutamente inutilizzabili. Il problema vero della politica occidentale è che si è ridotta sempre più a gestione di condominio. Guardateli i due schieramenti, che tristezza, zeppi di democristiani, assolutamente asserviti ai dictat delle istituzioni transnazionali come la banca mondiale o il fondo monetario internazionale, con gli indici di borsa e l'inflazione come unici, inadeguati, parametri per leggere lo sviluppo o la crisi di un società. Due schieramenti che fanno la stessa politica, incapaci di quel passo forse più lungo della gamba, ma necessario, che permetta di rifondare le basi stesse del pensiero politico. E' indispensabile che si avii una nuova riflessione sulle cause che impediscono a una civiltà ricca, sviluppata, teconologicamente evoluta di vivere in pace dando a ogni singolo essere umano dignità, prospettive, un futuro assicurato. A chi giova l'esistenza di 400 (quattrocento) ricchissimi individui, che posseggono non solo più dei restanti sei miliardi, ma anche ben oltre quello che gli permetterebbe di vivere come nababbi per il resto della propria vita? A chi giova questa sfrenata corsa al consumo, questa immane accozzaglia di feticci e simboli senza i quali il consumatore medio occidentale sembra perdere ogni riferimento identitario e per la cui produzione vengono sfruttati bambini e adulti di mezzo pianeta? Una volta la miseria era giustificabile sulla base dell'inadeguatezza di risorse, il "non ce n'è per tutti" poteva rappresentare una risposta certamente cinica, ma in qualche modo storicamente fondata, delle diseguaglianze. Ma oggi? Con quale coraggio potremmo affermare che una più equa e giusta divisione delle richezze non permetterebbe a TUTTI di vivere meglio su questo pianeta? La posta in gioco è alta, da una parte uno sviluppo cieco, che sta distruggendo il pianeta, che crea tensioni internazionali e conflitti sociali sempre più ampi, imperialismo e terrorismo come due facce della stessa infame medaglia. Dall'altro la possibilità di entrare davvero in una nuova era che dia finalmente all'uomo la dignità e la consapevolezza della sua grandezza. A che serve oggi il nazionalismo, quando le nazioni non esistono più e le cartine geografiche sono buone tuttalpiù per le previsioni del tempo? A che serve continuare a inneggiare alle tristi esperienze del socialismo reale che da sinistra sono state criticate sin dagli anni trenta? Fra una ridda di "boia chi molla" e "w stalin" mi sfugge il senso della contrapposizione, mi sfugge la logica di appartenenza e comprendo sentimenti "eretici" e di disorientamento che tanti come me vivono oggi rispetto alla politica. Certo questo è solo un forum e se pure ci scrivessero solo persone di destra o di sinistra non canbierebbe nulla, perchè la vita vera è altrove, tuttavia permettetemi di sorridere quando vi vedo marionette di questo triste teatro il cui copione è stato scritto nella migliore delle ipotesi decini di anni fa. Anno 2004, è tempo di un nuovo pensiero politico, è tempo che quest'epoca si doti, come quelle che l'hanno preceduta, di strumenti reali e adeguati per affrontare le trasformazioni brucianti, gli scarti, le accelerazioni improvvise di un progresso che avrebbe dovuto avvicinare gli uomini agli dei, ma che somiglia sempre di più a una barbarie già vista troppe volte per avere ancora senso. non rileggo, scusate eventualei errori. l'ho scritto adesso direttamente on line, non c'è traccia di copia/incolla. |