Nick: Haran Oggetto: IL POCHO CRESCE Data: 3/8/2007 17.58.54 Visite: 291
Di gol ne ha segnati tanti in Argentina, importanti e meno importanti, belli e meno belli, ma il primo realizzato con la maglia del Napoli non lo dimenticherà mai. Ezequiel Lavezzi è sembrato contento, contentissimo. La gioia è stata ancora più grande perché, alla bellezza della rete (un millimetrico pallonetto che ha scavalcato il portiere dell'Apollon Limassol), si è aggiunto il caloroso abbraccio dei nuovi compagni. Sono corsi tutti a festeggiarlo, come se avesse segnato una rete in campionato. «È stato il mio primo gol con la maglia del Napoli. Non lo dimenticherò. Vi ringrazio per l'abbraccio», ha detto ai compagni in pullman mentre la squadra rientrava nel ritiro a Feldkirchen an der Donau. Lavezzi è un ragazzo semplice, che sa apprezzare i gesti spontanei. Quando ha visto la squadra corrergli incontro, si è emozionato. Non aveva fatto niente di trascendentale, aveva fatto quanto da lui tutti si aspettano, per giunta in un'amichevole contro un avversario di caratura modesta, eppure erano tutti lì a festeggiarlo. I compagni gli hanno voluto manifestare il loro affetto. È stato un modo per dargli il benvenuto nel gruppo. «Che sia il primo di una lunga serie», gli ha detto Montervino, il capitano che riesce sempre a trovare la parola giusta al momento giusto. E lui a ripetere quanto ha dichiarato sin dal primo giorno: «Sono venuto per fare gol, ma anche tanti assist per i miei compagni. L'importante è che il Napoli vinca e che De Laurentiis e i tifosi siano felici». Lavezzi ha segnato il primo gol, ha mostrato sintomi di miglioramento, ma dei tre nuovi arrivati è quello che sta più sudando per entrare in condizione, per amalgamarsi tatticamente alla squadra. Corre, si danna, ma l'intesa con Calaiò è di là da venire («Non parla ancora bene l'italiano e non è facile trovarci, capire dove detta il passaggio. Inoltre, deve toccare più piano il pallone e non in modo forte, violento: in Italia l'erba dei terreni di gioco non è alta come in Argentina», ha osservato Manuele), appare ancora imballato nei movimenti. Inoltre, Reja, avendo grande considerazione di lui e dei suoi mezzi tecnici, gli ha suggerito di evitare quelle scorribande sistematiche sul fronte orizzontale delle difese avversarie, ma di andare dentro, di verticalizzare. Per cercare l'uno-due con Calaiò, un possibile rigore o anche un calcio dal limite. «Hai i mezzi per creare la superiorità numerica, per andare via all'avversario in velocità, allora, sfruttali», gli ha detto Reja che, ovviamente, ha molta pazienza. Anche immensi calciatori, come Maradona e Platini, ebbero problemi di ambientamento. «Lavezzi ha tutti i numeri per imporsi anche in Italia», sono pronti a giurarlo almeno in tre: Ramon Diaz che l'ha allenato nella passata stagione nel San Lorenzo (squadra che è diventata campione d'Argentina); Jorge Cyterszpiler, l'ex-manager di Maradona che ha favorito il Napoli nel contatto con il club di Lavezzi e Pierpaolo Marino che, prima di ingaggiarlo, ha visionato decine e decine di videocassette con partite del pocho.

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