Nick: Kashmir Oggetto: Sclerata pomeridiana Data: 31/8/2007 20.58.43 Visite: 279
Ore 12:48, ma chi se ne fotte. Fa caldo, sempre più caldo, c’è un’afa di quelle che stringe l’aria inspirata nella trachea, a blocchi, l’umidità attacca tutti i vestiti alla pelle, come se fossero adesivi, in stanza c’è una solo balcone, minuscolo, ogni tanto lo apro per far entrare un po’ d’aria, poi lo chiudo perché ho la sensazione di avere un asciugacapelli acceso rivolto in piena faccia. Sto fumando la terza sigaretta nel giro di un’ora, sto guardando questi dannati fogli bianchi, vorrei scriverci sopra cose incredibili, mai lette prima, o anche soltanto una miriade di cazzate, l’importante sarebbe riuscire a tirare fuori qualcosa in questo momento. Ho un vortice dentro che cresce sempre di più, istante dopo istante, attimo per attimo e sembra non volersi fermare, e all’interno del mio corpo non c’entra più, deve uscire, deve esplodere, le mie viscere le ha già consumate abbastanza, irritate, aperte, strappate. Un po’ come quando di viene lo stimolo forte di andare in bagno, poi quando finalmente ti metti comodo col "Mattino" fra le mani e la sigaretta in bocca, con la speranza di tirare fuori una cosa che sia quantomeno più stronza di te, non ti esce nulla, come se fosse diventata timida da un momento all’altro, la stronza. Ecco, magari come metafora non è il massimo della dolcezza, ma sono certa che il messaggio è arrivato in maniera abbastanza diretta. Perché tutta questa voglia di scrivere? Perché scrivo? Per far leggere? No, non credo che a qualcuno interessi leggere le baggianate che scrivo. Per liberarmi di qualcosa? Neanche, per quello c’è la famosa tazza di prima. E per cosa allora? Per catturare. Sì, io scrivo per catturare. Catturare emozioni, sensazioni, ricordi, tutte cose che si rischiano di perdere, ma sono anche ciò che abbiamo di più prezioso. Ogni giorno perdiamo un mucchio di situazioni, momenti, pensieri, ci distraiamo per qualcosa di futile, lasciamo andare via ogni briciola di umanità che ci è rimasta, e per umanità intendo la nostra parte più primitiva, più animale, l’unica e sola che ormai ci lega alla terra: l’istinto. Passiamo la vita a reprimere istinti, sensazioni, voglie, desideri, parole, immagini, fantasie; per cosa poi? Per la morale? Quell’idiozia che ci siamo inventati per pararci il culo? Da dove nasce la morale? Alcuni dicono dalla Chiesa, quindi dal potere, altri ancora dicono che nasca dall’esigenza di difendersi da qualcosa o da qualcuno. No, io credo che la morale nasca semplicemente da un’esigenza umana e inconsapevole di identificarsi, di comunicare, di relazionarsi, di credere in qualcosa che ti distingua da qualcun altro, di farsi valere, tutto ciò per trovare una sicurezza, un appiglio, per non sentirsi soli al mondo, per avere la certezza che siamo qualcuno in base all’esistenza degli altri. Non si può andare avanti così però, non possiamo sapere di esistere, avere la certezza di esserci, perché ci sono altri esseri che la PENSANO come noi, che RAGIONANO, come noi. "Non puoi!" "Questo è sbagliato!" Perché è sbagliato? Io ritengo che una cosa si possa definire "sbagliata", nel momento in cui vada a danneggiare qualcun altro, e qui non è questione di morale, è questione di rispetto per altri esseri umani che hanno il diritto di campare decentemente come noi; gli animali si ammazzano a vicenda spesso, sì, è vero, ma per sopravvivere. Noi esseri umani danneggiamo gli altri o perché siamo psicopatici, o magari perché ci annoiamo della nostra frustrante esistenza trascorsa a non capire nulla di ciò che stiamo facendo per le troppe bugie dette a noi stessi. Siamo animali sociali, o meglio, socializzati, siamo belve come le altre, soltanto pettinate, sistemate, con le mutande di Calvin Klein. Ah che poi mi dovete spiegare cosa diamine ve ne fotte di indossare mutande disegnate da uno che magari si mette pure i tanga e vi ride in faccia quando pensa che voi andate a spendere cinquanta euro per far vedere al mondo che avete un culo firmato da qualcun altro (cosa che potrebbe realizzarsi anche in molti altri modi). Insomma, immaginatevi una tigre del Bengala o un opossum con le mutande di Calvin Klein, non è credibile, lo prenderebbero tutti in giro. Noi invece no. Eh, noi no. Può sembrare un’idiozia, ma ci avete mai pensato a quelle persone che escono di casa magari con qualcosa di vecchio, o comprato al mercatino di Torpignattara per tre euro, e si sentono sempre maledettamente osservate, quando magari tutti stanno pensando, come al solito, ai fatti loro. Qualcuno che ti osserva lo trovi sempre, quel qualcuno che pur di non incorrere nel tremendo rischio di "pensare", si aggrappa a qualcosa criticando qualcuno, per il semplice bisogno di sentirsi parte di un tutto, parte di una categoria figa di persone. Categorie. Categorie. Perdonatemi, ma a me della morale poco interessa, ho un grande difetto: ragiono poco e agisco tanto. Sarò anche sbagliata, ma nella mia vita ho agito sempre d’istinto, per cui ho sofferto tanto, ho passato guai, ho goduto, ho gioito da impazzire, ho singhiozzato per ore, ho vissuto. Sì ho vissuto. Ma soprattutto, non ho rimpianti. Io nella mia vita non ho rimpianti. Ogni volta che ho voluto una cosa ho lottato per prenderla, a volte l’ho presa solo… vabbeh, avete capito, ma almeno ho lottato, ho lottato davvero, quindi, ho sempre ottenuto tanto avendo pochissimi rimpianti, perché anche se non ce la fai, alla fine sai che non potevi farcela, perché ci hai provato con tutto te stesso. Adesso pigiate sulla X in alto, alla vostra destra, andate sul letto o per terra o dove vi pare (meglio se all’aperto), stendetevi, svuotate la mente: non pensate. Ascoltate un po’ il silenzio, insegna un sacco di cose, molte di più di troppe parole dette per non rischiare di dirne poche. Un bacio dolce Sherree Rose, vedendo che la festa era riuscita perfettamente e che gli invitati ridevano e ballavano, si chiese: "Perché qui tutti si divertono e io no?". Sherree non sapeva che in quel momento ogni invitato, nessuno escluso, aveva il suo stesso pensiero |