Nick: mir Oggetto: al bar Data: 22/9/2007 23.58.6 Visite: 348
Sono al bar del paese. Dopo decine di sere da solo davanti alla tv decido che posso tentare la carta del bar del paese. Loro, i paesani, ci vanno. Potrebbe essere un modo migliore di passare le serate. Mi guardano tutti con diffidenza. Non sanno a chi 'appartengo' e per questo sono motivo di discussione e battute. Alla tv c'è Sky con una partita di calcio e una squadra italiana. Mi annullo nella visione e ordino una serie di amari e grappe che presto lasciano il segno. Instupidito da troppo alcol e solitudine sto per alzarmi quando un tipo basso dalle ciglia foltissime e le braccia enormi si siede al mio tavolo. Ha gli occhi iniettati di sangue e puzza di sudore e stalla. Senza che ordini niente la tipa del bar gli porta un bianco. Il primo lo butta giù d'un sorso. Ed anche il secondo. E il terzo. Gli altri fa finta di parzializzarli. Ad un certo punto è come se si accorgesse che sono al tavolo con lui e inizia a parlare. Parla in dialetto stretto. Non lo capisco. Glielo dico ma non se fa per inteso e continua alla grande accompagnando il suo discorso con espressioni e gesti. Ordino un'altra grappa che butto giù d'un fiato. Ed è come se avessi deglutito un dizionario sualingua-mialingua perchè inizio a capirlo. Lui dice che la vita è dura e ingiusta. Lavora il campo da quando è bambino. Poi il padre è morto e gli ha lasciato il campo. Ma non dava abbastanza. Così si è dovuto prendere un trattore coi soldi del cravattaro. E le cose sono andate meglio. Si era trovato anche una donna con cui aveva avuto un bimbo. Ma il cravattaro non smetteva di chiedergli soldi. Ogni volta gli diceva che quello era l'ultimo pagamento. Ma poi il cravattaro ne voleva ancora e ancora. E quella sera lui era andato dal cravattaro a portargliene tanti, tutti quelli che aveva. E tutti quelli che aveva anche la moglie. E il cravattaro gli aveva detto che bastavano solo come acconto. E lui aveva preso il suo collo con le mani e lo aveva tirato come faceva con le galline. Non mi sono accorto che un lampeggiante illumina a intervalli regolari il bar. Due carabinieri entrano tranquilli e puntano al mio tavolo. Il mio amico li guarda. E' teso come uno che già sa come funziona la macchina dell'ingiustizia. Si alza e mette la mano in tasca. Caccia un biglietto da venti euro tutto stropicciato e paga per sè e per me. Dice "Cià" mentre va con i carabinieri. Io muovo solo la testa. Forse al bar non ci vengo più. O forse sì.
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