Nick: bambi25 Oggetto: ma si può? Data: 29/11/2007 23.51.52 Visite: 802
morire a 25 anni senza sapere neanche il perchè? dal Mattino di oggi San Giorgio a Cremano. Venticinque anni, per sopravvivere un mestiere di imbianchino, nel suo passato qualche precedente per droga: l’altra sera un balordo, minorenne e forse già nelle mani della polizia, armato di calibro nove lo ha centrato alla testa durante una rissa fra ragazzi, mentre lui si trovava all’interno di un locale, il «bar del Presidente», in via De Gasperi, a due passi dalla sede del Municipio di San Giorgio a Cremano. Secondo la polizia, la vittima - Umberto Improta, morto ieri sera all’ospedale napoletano Loreto Mare - «stava partecipando e anche in maniera molto attiva all’ennesima rissa fra le due bande locali», quella di San Giorgio di sotto e l’altra di San Giorgio di sopra. Ed era entrato in quel bar «per ripararsi e riprendere fiato». Secondo il titolare del bar e i suoi dipendenti, invece, il ragazzo colpito «si faceva vedere lì quasi ogni sera, ma solo per bere un caffè e guardare un po’ di televisione». Anche l’altra sera, raccontano titolare e dipendenti, Umberto aveva terminato di bere il suo caffè e si stava accostando alla cassa per pagare «quando quel proiettile lo ha centrato alla testa». Dunque, Improta sarebbe stato estraneo alla rissa e a quel che stava accadendo in via de Gasperi. E sarebbe stato colpito per sbaglio da chi ha sparato dalla strada e voleva invece centrare un altro giovane, uno della banda rivale, che per sfuggire alle botte si stava rifugiando nel locale. Una tesi dettagliata. Peccato che non regga al vaglio delle testimonianze e di quanto si siano invece convinti gli inquirenti. Per ora, gli uomini del commissariato di San Giorgio guidato da Vincenzo Centoletti hanno arrestato con l’accusa di omicidio e rissa aggravata un giovane incensurato di 20 anni, abitante nella zona alta di San Giorgio a Cremano. Si chiama Giuseppe Rapicano. Anche per tre minorenni è scattato il fermo, sulla base di identiche accuse: fra loro, forse c’è chi ha sparato. E si cercano altri tre ragazzi minorenni, già identificati, che sarebbero coinvolti e che hanno fatto per ora perdere le proprie tracce. Già, ma che cosa è realmente accaduto davanti a quel bar l’altra sera intorno alle ventidue? Miserie di periferia. Bande di ragazzotti avvelenati da mala-televisione e dai suoi miti sballati. Storie di droga. Dell’invisibile, immane tragedia che inghiotte ogni sera migliaia di quasi-bambini. Due bande, di una decina di minorenni ciascuna. Una vive nella zona alta, cioè verso Ponticelli. L’altra invece sta giù al rione Bacci, 400 famiglie di edilizia popolare e fiumi inesplorati di eroina che dilaga. Due bande. Una guerra perenne, condita di sguardi sbagliati e cazzotti gratuiti, di rancori mai sopiti e di vendette che nemmeno sai perchè e da che cosa siano mai scaturite. L’altro pomeriggio, in via Manzoni, l’ennesima scazzottata. Al centro della diatriba, un minorenne di nome M., della banda di sopra, e - secondo gli inquirenti - proprio Umberto Improta, della banda di sotto. Calci, spintoni, un po’ di vaffa. Sembra finita lì, per il momento. L’altra sera però il giovane M. appare ancora inquieto. Non gliela perdona, a quelli di San Giorgio di sotto. Con Rapicano, si reca in ispezione nei pressi del bar «del Presidente», in via De Gasperi. Niente da fare, gli altri sono in troppi. C’è bisogno di rinforzi. E ci pensa Rapicano a convocare quattro ragazzotti di Ponticelli. Loro si presentano a cavalcioni delle moto. E tutti insieme si affrettano davanti al bar in via De Gasperi. Inizia il raid punitivo. Pugni, schiaffi, calci, botte da orbi. Poi, un colpo di pistola. Che produce un foro nella vetrina del bar. Mentre è in atto il fuggi fuggi, dal marciapiede opposto viene esploso un secondo colpo, che centra una autovettura parcheggiata a pochi metri. E subito c’è il terzo colpo, quello mortale che centra alla testa Umberto e finisce all’interno del locale, frantumando la bacheca che contiene le caramelline. Sono immagini di terrore. Umberto stramazza al suolo. Quelli di San Giorgio di sopra, compresi i «rinforzi» giunti da Ponticelli, scappano a gambe levate. Di loro resta sul posto solo Rapicano, prigioniero nella sua auto, una Mini Cooper grigia che finirà devastata, e sta rischiando il linciaggio da parte dei rivali che gli gridano addosso assassino. A salvarlo è la polizia. Che giunge sul posto. E lo arresta.
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