Nick: Psyke Oggetto: Galanteria rusticana Data: 22/2/2008 8.50.47 Visite: 168
Ero ad un colloquio di lavoro a Prato (un'ora e mezza da casa mia) l'altro giorno, insieme a tre ragazzi e una ragazza. Dopo una presentazione di gruppo del progetto l'incaricata dei colloqui ci chiede di uscire e rientrare uno ad uno per il colloquio individuale. La ragazza se n'è andata direttamente. Un ragazzo se n'è uscito dicendo: "io sono arrivato per primo quindi IO entro per primo" Un altro ragazzo ha esclamato: "io devo tornare a lavoro, dopo vado io" Il terzo, se non altro, mi ha sorriso e mi ha detto: "ti dispiace se a questo punto dopo entro io?" Mi è piaciuto quel se a questo punto, implicava qualcosa del genere: "visto che gli altri due sono stati così poco cavallieri da non farti andare per prima e visto che pare che a te non freghi niente fai passare anche me?" Ovviamente, visto che a me davvero non fregava niente (è vero che venivo da lontano, ma volevo riflettere bene sul tipo di lavoro prima del colloquio), l'ho fatto passare anche solo per la sua consapevolezza della scarsa gentilezza dei precedenti individui. il punto è il seguente: siamo consapevoli che se una persona si comporta in un determinato modo con noi è perché noi glielo lasciamo permettere? Un esempio chiarificatore (spero): un gruppo di 5 persone sta lavorando ad un progetto. Due persone del gruppo mettono in mezzo 100 idee in 5 minuti, 2 si mostrano più o meno concordi, 1 prova a dire la sua ma gli altri "non lo ascoltano". Di chi è la colpa secondo voi? "[...]And isn't it ironic, don't you think?A little too ironic, yeah, I really do think [...]" Be careful, ironic! |