Nick: Kashmir Oggetto: Prosapoesia di un momento Data: 16/7/2008 11.37.32 Visite: 210
So che rompo le scatole, ma ho bisogno di scribacchiare quando sto un pò giù. Oltre quel vetro va il mio sguardo gelida lastra, che lascia trasparire ogni fattezza ti tocco con la mia mano, incontrando la mia son io dall'altro lato, che non mi riconosco vedo prima una bimba, dagli occhi vispi sorrisi e ghigni su quel volto, innocente e vivo la mano piccola e paffuta che incontra le mie dita affusolate quella veste bianca, pura dell'innocenza di cui mi feci portatrice fui germoglio e divenni fiore nel cuore di quei miei anni bui sguardo carico di luci ed ombre membra troppo forti per cedere mani troppo fragili per afferrare davanti a me quella fanciulla dai capelli chiari e scuri le ferite ancora aperte sul sinistro sguardo spento, gambe tremanti eppure quel sorriso, quel sorriso impossibile da spegnere il sorriso che mi diede quel vigore sconosciuto sorriso di speranza, di forza estrema di cui mai ero stata a conoscenza fino a che non vidi la morte, e con quel sorriso la vinsi La fanciulla dalla veste verde cresce, e vedo una donna in rosso unghie rosse di quelle dita lunghe e affusolate, ancora le mie, che incontrano le mie sorride radiosa, vive l'amore come l'unico dei beni ama con dolcezza e con passione e fa l'amore fa l'amore sulle rive dei laghi fa l'amore sui ponti, sulle sponde dei fiumi fa l'amore amando con tutta sé stessa, riceve e dona amore riceve e dona forza, vive ogni istante ogni momento ed ogni sofferenza è il germoglio di un nuovo sentimento mentre sorrido sincera incrociando il mio sguardo carico di luce lo vedo spegnersi e scivolare in terra, la veste diviene grigia, aderente al corpo come una serpe alla sua preda è stesa in terra, sono stesa in terra e mi guardo ancora mi sorride, di un sorriso diverso da quello della seconda fanciulla una piccola fiammella ancora viva, seppur perduta non riesco più a toccare le mie dita, non riesco più a raggiungermi attraverso la lastra ora c'è il vuoto, ed un corpo di donna steso in terra i boccoli neri coprono le rosee labbra sorridenti in tralice il pugno s'apre e si chiude, come se volesse afferrar qualcosa qualcosa che non esiste, il vuoto le dita perdono forza e si lascia andare è stanca di vegliare ed afferrare si lascia abbandonare su quel pavimento più gelido ancor della lastra, di un muro di cemento e dorme Giuliana, di un sonno eterno ed io la guardo, con consapevolezza desiderando d'esser più ignorante e non capire ciò che inutilmente a me stessa voglio mascherare ciò che ho derubato e che ho donato per tutto ciò che mi è stato strappato e perché giammai mi fu ridato Guardo oltre la lastra di vetro oltre il nulla, vi do un pugno, cerco di sfondarla mi ferisco la mano... Sherree Rose, vedendo che la festa era riuscita perfettamente e che gli invitati ridevano e ballavano, si chiese: "Perché qui tutti si divertono e io no?". Sherree non sapeva che in quel momento ogni invitato, nessuno escluso, aveva il suo stesso pensiero |