Nick: Bukowski7 Oggetto: per la precisione Data: 21/9/2008 4.45.54 Visite: 101
il grammelot e la supercazzola sono due cose diverse. Ti allego da wikipedia: Il termine supercàzzola (pronuncia comune dell'originale supercàzzora) è un neologismo (entrato nell'uso comune dal cinema) che indica un nonsense, una frase priva di alcun senso logico, piena di parole inventate sul momento, usata per confondere la persona a cui "la si fa" (ovvero a cui ci si rivolge), rendendolo ridicolo di fronte agli astanti. Benché si tratti un nonsense, è facile identificare all'interno di questa parola alcuni elementi che appartengono realmente alla lingua italiana, ovvero il prefisso super- e il sostantivo cazzo. La struttura linguistica fondamentale su cui si fonda la supercazzora è infatti quella della parola macedonia, in cui si accostano termini o parti di termini diversi, appartenenti però a mondi concettuali molto distanti, con l'obiettivo di creare una confusione semantica. L'origine del termine è il film Amici miei di Mario Monicelli (1975), che racconta le vicende di un gruppo di amici burloni che si divertono a corbellare il prossimo. È soprattutto Ugo Tognazzi, nei panni del conte Raffaello (detto Lello) Mascetti, a "usare" la supercazzora, investendo la vittima della burla con una raffica di parole incomprensibili, spesso condite con turpiloquio mascherato. Grammelot: Il Grammelot è uno strumento recitativo che assembla suoni, onomatopee, parole e fonemi privi di significato in un discorso. Gli attori utilizzavano e utilizzano il grammelot con il fine di farsi comprendere anche senza saper articolare frasi di senso compiuto in una lingua straniera, oppure per mettere in parodia parlate o personaggi stranieri. Ciò che ne risulta è una recitazione fortemente espressiva e iperbolica. Il linguaggio usato acquisisce inoltre un surplus di espressività musicale, in grado di comunicare emozioni e suggestioni. Pare che questo artificio recitativo fosse utilizzato da giullari, attori itineranti e compagnie di comici dell'arte. Detti professionisti dello spettacolo pare recitassero usando intrecci di lingue e dialetti diversi miste a parole inventate, affidando alla gestica e alla mimica quel tessuto connettivo che rendeva la comunicazione possibile a prescindere dalla lingua parlata dall'uditorio. Un esempio di grammelot particolarmente ben riuscito è rappresentato dal monologo di Adenoid Hynkel nel film Il grande dittatore. In tempi più recenti questo filone è stato recuperato dal Premio Nobel per la letteratura 1997 Dario Fo, che lo ha valorizzato nuovamente. Il suo capolavoro, in questo genere, è il celebre "Mistero buffo". "Se mi amate, dovreste uccidervi tutti" (Spider Jerusalem) "Noi/ generazione post BR figli della bomba/ voi/ generazione di PR figli della bamba... |