Nick: Bardamu Oggetto: re:Saviano lascia l'Italia Data: 15/10/2008 15.1.2 Visite: 41
qua sopra ci quelli del: " io skifo saviano"; "saviano è uno che si è fatto i soldi" ; "saviano è un buffone arricchito" che sicuramente sono contenti di questo. E magari, tanto della contentezza, non riescono manco a capire la mortificazione e la tristezza che sta dietro questa intervista. E pensare che in terza media ci fecero imparare a memoria la frase di Falcone, da poco saltato in aria con la scorta, che diceva :" Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere." Dopo scoprii che questa frase stava sulla quarta di copertina del libro "cose di cosa nostra". Una lunga intervista fatto da Marcelle Padovani a Giovanni Falcone. Un'intervista amara, pessimista. Proprio come quella di D'Avanzo a Saviano. Che arrivava dopo una serie di fatti che spinsero Falcone a trasferirsi a Roma. L'attentato sventato all'addaura e la mancata solidarietà di parte consistente della popolazione che arrivò persino ad accusare falcone d'essersi messo la bomba da solo per farsi pubblicità. Perché pure a quel tempo c'erano quelli che dicevano "se la mafia l'avesse voluto uccidere l'avrebbe già fatto". Poi le lettere del corvo Di Pisa che a dimostrazione della scarsa propensione degli italiani a ricordare, è diventato procuratore capo di marsala, il posto che spettava a Borsellino. Borsellino non ebbe quel posto anche per la polemica indegna fatta sul corriere della sera da Leonardo Sciascia. Leonardo Sciascia accusò in quell'occasione Borsellino d'essere "un professionista dell'antimafia". Uno che usava la lotta alla mafia per fare carriera. Poi arrivarono le lettere di protesta dei condomini di via notabartolo a Palermo, la strada dove abitava Giovanni Falcone, che si lamentavano del fastidio quotidiano legato alle sirene della scorta, che ogni santo giorno spaventava i cittadini lavoratori. La scorta metteva tanta paura. Più della mafia che minacciava di pizzo i negozianti, che trafficava in droga e rifiuti, che controllava l'acqua e che quotidianamente faceva morti ammazzati per strada. Così forse anche per quelle lettere di protesta, Falcone decise di trasferirsi a Roma. Poi dopo ci furono le accuse di collusione con la politica socialista. Quelle di eccessivo protagonismo per la partecipazione alle trasmissioni di costanzo e Santoro. Le accuse di Totò Cuffaro d'aver distrutta la migliore classe politica siciliana. E poi dopo arrivò l'attentato e la relativa santificazione postuma, perché a noi la gente perbene e coraggiosa piace solo da morta. Mo sicuramente qua sopra qualcuno dirà le solite frasi: "come fai a paragonare quel buffone ad i veri eroi?" La colpa è mia, ma di questo maledetto paese che a distanza di anni si ostina a comportarsi sempre alla stessa maniera, perché è senza memoria.
|