Nick: Nieth Oggetto: lucca contro i kebab (?) Data: 1/2/2009 20.6.45 Visite: 374
Da qualche giorno spopola sui media, a metà tra gossip e politica, la notizia che la giunta del sindaco forzista di Lucca, Mauro Favilla, ha approvato una delibera “contro i kebab”. In realtà si tratta soltanto dell’ennesimo passo di una politica volta a “toscanizzare” il centro storico di Lucca, mettendo al bando negozi che propongono merce troppo “moderna” o comunque non in linea con la tradizione lucchese. Detta così, sembrerebbe un atto di razzismo bello e buono. Ed evidentemente è così che è stata percepita da moltissime persone, subito insorte contro una decisione ingiusta e xenofoba. C’è chi urla al razzismo vero e proprio, chi parla di uno stop all’economia, chi invece si fa portavoce degli extracomunitari che, da un momento all’altro, dopo la delibera, dovranno abbassare le saracinesche.
In realtà le cose non stanno proprio così. E’ vero che con la delibera è stata vietata l’apertura di ristoranti etnici nella zona del centro storico, ma spesso si dimentica di dire, probabilmente volutamente, che la delibera riguarda soltanto le attività di nuova apertura. In poche parole, chi ha già un esercizio commerciale nell’area non dovrà temere nulla, potrà continuare a lavorare tranquillamente. E già le accuse di razzismo, a questo punto, potrebbero scemare. Per farle crollare del tutto, basti pensare che la politica di salvaguardia del centro storico è iniziata nel 2000, quando l’allora sindaco Pietro Fazi stilò la prima ‘lista nera’ di attività bandite dalle Mura: pizzerie al taglio, fast food, negozi di articoli da mare, da nautica, roulottes, sexy shop, centri commerciali di medie o grandi dimensioni, discount ed esercizi che “praticano prezzi fortemente scontati e hanno una dotazione sommaria di arredi semplici”. Anche se queste attività erano gestite da italiani, s’intende.
Attualmente nel centro storico di Lucca esistono, e nessuno si sogna di chiuderli, quattro rivenditori di kebab. Più che sufficienti, per un’area che è ampia quattro chilometri quadrati ed è rimasta identica a come era secoli fa. Chi volesse aprire un altro negozio simile (o comunque compreso nella ‘lista nera’), può farlo senza problemi scegliendo una posizione che sia al di fuori delle Mura. Con una politica che è andata avanti su questa strada da otto anni, pare strano che il clamore mediatico si sia scatenato soltanto quando si parla di kebab. Sarà che si tratta di un piatto indubbiamente straniero, e quindi è molto più semplice attaccare, alle proteste, la pesante accusa di razzismo? Sicuramente una giunta razzista fa più effetto di una giunta contro i sexy shop, o di una giunta che non ama gli articoli da mare.
Francamente, non ci vedo nulla di scandaloso nella politica adottata. Anzi, la trovo più che condivisibile. Cosa succederebbe se a Casertavecchia i rivenditori di kebab prendessero il posto dei ristoranti? Oppure, vi piacerebbe vedere via Caracciolo piena di ristoranti giapponesi, invece delle solite pizzerie? A me no. cos'è il genio? è fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione.. beh.. non sono bello come clooney nè affascinante come sean connery, nemmeno intrigante come johnny depp.. ma so leccare come lessie! |