Nick: pearl jam Oggetto: Una chiacchierata rilassante Data: 12/9/2004 4.47.26 Visite: 155
Ripresi a guidare. Era da tempo che non lo facevo. Lo stress,le pillole l’apatia mi avevano rinchiuso in uno stato extrasensoriale. Anche guidare mi "infastidiva". Preferivo farmi "portare"…o non muovermi affatto. Aspettavano tutti me.Sono sempre l’ultimo a comparire.Sembro prendermi il tempo di una donna,anche se scendo piu’ brutto di un uomo.Qualunque sia il vostro canone. Pumf pumf pumf…il suono della macchinetta della pressione oramai era diventato un abitudine al mio orecchio.Tanto quanto quello del campanile della chiesa che scandiva tutte le "18.00" di tutti i santissimi giorni. Trattieni il fiato. Osserva. 148 su 86. Non male.Potevo fare di meglio. Eh. Barare non era possibile.In questo gioco ,giocavo da solo. Non c’era nessuno da battere.Se non la mia testa con le sue nevrosi. Fini’ di infilarmi i calzoni.Erano di quelli buoni.Stasera avrei incontrato imma,volevo rendermi presentabile.Eh.Come se fosse possibile. A volte m’illudevo che un buon calzone ed una buona camicia avrebbero fatto tutto al posto mio. Come se avessi con me un cartellino con su’ scritto "hey guardami bene baby,ho il vestito della festa,credo tu debba scoparmi..". Ho sempre avuto un rapporto strano col mio "piacermi". Cioe’,non mi sono mai piaciuto,ma ,il piu’ delle volte,mi accetto. E preferisco accettarmi con un buon calzone.Ed una buona camicia. Mi alzai dal letto. Presi l’orologio. Regalo da testimone,fattomi da mia sorella e suo marito. Mi piace molto. Non ci ho mai guardato l’ora,ma non credo che a lui sia mai fottuto. Gli orologi sono menefreghisti. Segnano il tempo.Lo scandiscono.E non s’importano di cio’ che stai facendo tu. Una volta chiesi ad un casio classe 91’(regalo di comunione) di tornare indietro solo di qualche ora,avevo rovinato una possibile storia d’amore.All’epoca credevo la piu’ importante. Non m’ascolto’. Anzi. Rispose "credimi lo faccio per te." E slitto’ di un paio di minuti avanti,come a farmi un dispetto. Andai al cesso.Controllata al cazzo.Era sempre li’,fra’ le cosce.Dormiente.Sempre pronto pero’ ad ogni evenienza. Lo lasciai dormire. Mi guardai allo specchio.Mi fermai.Come sempre,per qualche secondo.Rimirai.In fondo i miei occhi ,il mio sguardo,mi piacevano. Ho sempre creduto d’avere uno sguardo parlante.Anche se a volte diceva qualche cazzata di troppo. Un’amica poco tempo addietro mi spiego’ la teoria mediante la quale ,attraverso gli occhi si carpisce l’intelligenza di una persona. Cioe’,se lo sguardo era "infinito",questa persona era molto intelligente.O sarebbe dovuta esserlo. O una cosa del genere. Non fu molto chiara. Ma nemmeno io molto attento. Le guardavo le tette.Una 4° abbondante. Buttala via…. Ritornai all’istante in cui m’ero perso nei miei pensieri e presi la cera. Ne spalmai un tantino fra le mani,e feci il giochetto insegnatomi dal mio barbiere. Spalmai.Battetti le mani…e trasformai quella sostanza salmastra in guanto miracoloso. Eh. Tipo Bernadette. I miei capelli non diventarono come quelli di Humprey Bogart,pero’ si mantennero.Era gia’ un buon inzio. Mi lavai i denti. Usci’ dal bagno. Senti’ il telefonino squillare,di sicuro era qualche amico che mi chiedeva d’essere celere. Non ci riesco.Anche se voglio. Tornai nella stanza.Preparai il borsello. Patente. Sigarette.Con accendino annesso. Cellulare. Lexotan. Chiavi di casa. Chiavi dell’auto. Soldi. Cardioaspirina. E un migliaio d’altre cose. Ho un marsupio capiente. Ultima occhiata al pc. Per vedere se c’era qualche messaggio dell’ultim’ora da parte di qualche squinzia.Nulla. Era come se non volessi scendere.Come se quello scendere sarebbe stato un passo verso una nuova vita.Avevo paura.Non volevo farlo.Non ero pronto. Altro squillo.Nemmeno stavolta controllai il mittente. Presi l’ascensore.Scesi. Entrai per salutare mio padre…. "ciao pa’.." "carissimo….come va?..Mi ha detto tua madre che oggi hai avuto un altro "malore".." " eh si.Diventano insostenibili.credo di dovermi curare." "Io credo dovresti trovarti un lavoro." "io credo che tu dovresti iniziare a credere altre cose". … "albe’,parlare con te e’ un’impresa,oramai attacchi tutto.e tutti.Ti rendi conto che cosi’ non puoi continuare??Andrai di matto" "Gia’ vado di matto caro papa’." "be’ sta cosa non mi va’ giu’…sei giovane,ed intelligente…e devi..portare rispetto a tua madre…" "cazzo c’entra questo ora papa’??sai che mamma quando ci si mette con le sue menate farebbe esaurire anche giobbe….e poi parli tu,che gli hai spaccato anche la roba in testa…" "Non cambiare discorso.." "non lo sto facendo.Dico solo che il problema sono io,verso me stesso.Il problema non è mandare a fanculo mamma.." "calmo con i toni.E fai qualcosa.Stai sempre buttato davanti quel coso li’,e sempre con un libro di quel pervertito in mano.E non fai un cazzo.Ti piace cantare?guadagnaci su’.. " "facile a dirlo..ma che parlo a fare..te che ne sai." "Io so solo che la tua situazione sta diventando insostenibile qui in casa..tua madre non ce la fa piu’.E per quanto a me non importi il motivo da cui proviene tutto cio’,voglio che la rispetti…" "Tu non la rispetti…" "qui’ parliamo di te…" "E di te…" "no.Non di me.Non fare i giochetti….e trovati un lavoro.Non ti nascondere dietro l’essere handicappato.Ci hai rotto le scatole…" "io lavoro.Sapessi che lavoro duro e’ svegliarsi ogni mattina…" "se se,filosofeggi pure con me…con me non attacchi giovane…" "Non voglio attaccare.Voglio farti capire che ho dei problemi.." "chi non ne ha.Porta rispetto a tua madre,e trovati un lavoro.O studia,che eri intelligente…ora ti stai strunziando ..tu …quell’americano..i pirl jim ed il resto….Mi hai davvero stancato albe’…davvero." Non respiravo piu’. Il livore stava per soffocarmi. Mi girai.Stavo andando via. Non lo salutai nemmeno. La mia nuova vita mi aspettava….
|