Nick: Kashmir Oggetto: Drogate di vita. Data: 17/9/2004 19.23.34 Visite: 153
Era una romanaccia, una grande romanaccia, e lo è tutt'ora. Capelli lunghi, castano chiaro, lenti sottili, un bel fisico che veniva esaltato quando metteva la gonna azzurra, ogni volta che la indossava le dicevo "famm pulezzà cu stu skif e tovagliolo", e la madre la rimproverava perchè era troppo corta.. All'inizio si definiva "fascista", e qualche comportamento da tale lo aveva, effettivamente, ma fascista non lo era, lo era il padre, con la sua biografia di Mussolini sul comodino, l'abbonamento ad una rivista di armi, e sul tavolino del suo bar c'erano solo "La Nazione" e "Il Giornale". Lei non era come lui, era più "scetata", aveva 14 anni e già carica di responsabilità, un pò come me, e forse era proprio questa mentalità più "avanti" che ci fece avvicinare. Come vi ho detto precedentemente, in quel periodo soffrivo di depressione...lei fu l'unica che non ebbe paura di me e di quello che avevo, è sempre stata una donna. Coraggiosa. Iniziammo ad uscire insieme, sempre più frequentemente, fino a vederci tutti i giorni... E suonavamo insieme...lei è una violinista, ma anche una che mangia pane e grunge, come io divoro pane e rock..quindi io iniziai finalmente a suonare la chitarra elettrica quando ebbi la mia piccola Hildita, una modesta Yamaha, carica di tante emozioni, di rabbia, di gioia, di tristezza, di tutto quello che ho sempre condiviso sempre con lei. Sara invece suonava con le sue corde vocali, meravigliose, ha una voce caldissima...profonda, vera...le sue vibrazioni variavano in base al suo stato d'animo...dal canto di Sara si capivano molte cose di lei...come di me si capivano dal mio tocco di chitarra. Il primo pezzo che suonammo insieme fu "Smells Like Teen Spirit" dei Nirvana, e anche se non eravamo bravissime, cosa che non c'entra nulla, si creò una magia nella mia camera che non si sarebbe creata con nessun altra combinazione di persone. Eravamo più che sorelle, molto di più. Un'anima sola. Il padre mi odiava, perché a Spoleto le voci girano, e tutti sapevano che a tenere il megafono in mano alle manifestazioni, era la sottoscritta. Mi chiamava "zecca comunista", o anche "sporca zecca", dipendeva dal momento. Insomma, io ero la zecchetta di casa. Un giorno accadde un avvenimento per cui sara fu percossa e tenuta "al fresco" dai genitori, che ci divisero immediatamente, anche se io in quella storia non c'entravo nulla, riguardava lei e quello che era il suo ragazzo, ma io ero la zecca schifosa che portava Sara sulla cattiva strada. Finita la punizione, Sara ed io ricominciammo a vederci, iniziò a voler andare contro la famiglia, ad odiare il fascismo, a vestirsi borchiata, a partecipare con me alle manifestazioni, ad ascoltare anche punk...punk..così si definiva. Leggeva solo una parola: "anarchia". Un concetto che per me è sempre stato assurdo, ma che preferivo rispetto a quello che voleva essere prima. Quanti ricordi...il nostro primo capodanno serio. A casa di Luca, un nostro compagno di classe, non quello della canzone; c'era più alcol a quella festa che in tutta Spoleto credo. Birra, vino e superalcolici, un pò presto per berne, ma a capodanno nessuno pensava a niente, e tutti parlavamo col bicchiere di birra in mano, sempre pieno e sempre vuoto, io e un ragazzo con le teste attaccate allo stereo, fuori dalla casa a sentirci i Led Zeppelin, mentre i cuozzi erano dentro a ballare commerciale e a far vedere quanto erano belli, per me meno di zero in quel momento, ma i fanciulli sono sempre belli, con le loro emozioni e la voglia di gridare al mondo che esistono, si, anche un cuozzo può essere bello, in fondo. Sopit, la odiavo, venne vicino a me e mi chiese se il suo ragazzo l'aveva lasciata per me. Io le diedi una pacca sulla spalla dicendo che tanto lei era troppo tappa per lui e rientrai. Sentii un leggero vaffanculo, beh, non proprio uno, e neanche tanto leggero, però ero troppo euforica e non avevo voglia di inciuci quella sera. Moby dick...e arrivò la prima bottiglia di vino, Sara beveva quanto me, e già vedevo che stava per partire. Io ero già partita, ma non per l'alcool, anzi quello non lo avvertivo, ero partita appena le mani di Bonzo avevano iniziato a scopare con la batteria. Prendo la bottiglia di limoncello che mi passa Giulio, mi attacco e bevo, ma stavo benissimo, io reggo bene l'alcool per una cosa che mi accadde da piccola, ma questa è un'altra storia. Anche Sara bevve.. 5....4....3....2....1....mezzanotte!!!!!! "Sara, vomita cazzo, ho le tue dita in gola da venti minuti, staje murenn, vomita" "Non ce la faccio, mi sento male...aiuto" Sara mi vomitò sulle dita, dopo stette meglio, prima che vomitasse era caduta a terra, la facemmo riprendere e la portammo al quel minuscolo cesso nel garage, e passai la mezzanotte con quello che usciva dai suoi visceri che mi scorreva sulla mano. Che ddio di capodanno. Mi divertii troppo, Sara dopo stette meglio e impazzimmo fino alle 4. Poi tornammo a casa ma eravamo troppo fatte di vita per morire. Di quello ci drogavamo io e lei, di vita. Che bella droga che era, ci ha sempre "fatto", più di quanto possa fare qualsiasi stupida pasticca. La droga vera ce l'avevamo dentro. Tanti sono i ricordi con lei, pochi una vita per raccontarli. Ti voglio bene, siamo "fatte" l'una per l'altra. A presto*
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