Nick: mir Oggetto: ultimo giro Data: 13/12/2004 21.39.50 Visite: 160
A tradimento, portato nel discobar fighetto di Milano. Troppi decibel mi attraversano e mi estraniano a tutto. Troppo presto, troppo prima che possa mettere in circolo qualche decilitro di salvifico alcol. Stringo mani, urlo il mio nome e in cambio ricevo movimenti di labbra che non colgo. Loro aprono e chiudono la bocca. Fa caldo. Tutti non ballano. Ondeggiano sotto le pressioni sonore e si guardano intorno ma non c'è niente da guardare tranne i ragazzi usciti dal parrucchiere e le ragazze uscite per convenzione. Rubo un margarita alla prima tipa che mi hanno presentato e di cui non so il nome. Trova buffo il fatto che mi sia fregato il suo cocktail da 12 euro. Butto giù d'un fiato. Mi sorride, si avvicina. Le sorrido, me ne vado. L'uscita, la cazzo di uscita. La folla continua ad ondeggiare come in preda a sincronizzati giramenti di testa collettivi. O forse sono i miei. Devo trovare la giacca. Trovo una cameriera, le do il biglietto. Ha un viso triste mentre mi porge la giacca. Le vorrei dire di uscire con me, di fare due passi. Fuori è freddo ma è meglio. Poi mi dice qualcosa tipo "buonasera" con un'aria finta cordiale e capisco che non c'è più speranza neanche per lei. Esco e mando un messaggio ai miei amici dentro. Prima o poi capiranno che non ci sono più. Seduto su una panchina, guardo la nebbiolina gelida scendermi addosso. Provo a chiamare l'unico motivo per cui vengo ogni volta in questa città. Il telefono è spento. Entro in un bar e sembro piombare in un quadro di Hopper (Nighthawks .. ricordi?). Tutto chiaro e con un barista con la bustina in testa. Chiedo un punch. C'è anche la coppietta del quadro. Non manca nulla. Si parlano sulla guancia. Cioè non si staccano e parlano l'uno addosso all'altra. Sulla guancia, all'orecchio, sulle labbra. Si parlano sulle labbra. Riprovo a chiamare ma il telefono è spento. Dorme, forse. Il punch scende facile, riallarga gli orizzonti riducendo le mie possibilità di ritrovare l'auto con cui sono venuto ma non ha molta importanza. Mi perdo un po' nel vortice della schiumetta in fondo alla tazza. Occhi verdi, passaggiate nel parco, la pioggia, i viali, le mani fra i capelli, tutto si mescola. Quando esco da queste immagini trovo lì i miei amici che, non so come, mi hanno trovato. Sono contento che siano qui. L'ultimo giro lo offro io. |