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"A Tokyo c'è una casa...
ci abitava una famiglia...
ora c'è un gatto nero...
ed un rancore ancora più oscuro...
che non smetterà di uccidere...
perché non perdona e non dimentica."
Nello straordinario thriller prodotto da Sam Raimi e dalla Ghost House Pictures "The Grudge", tratto dal blockbuster giapponese "Ju-On: The Grudge", l'aspetto apparentemente normale di una modesta casa di Tokyo cela, nascosto al suo interno, il terrore.
La casa è posseduta da una forza malefica terribile che distrugge la vita di chiunque vi penetri.
Conosciuta come "The Grudge/Il Rancore", questa maledizione fa morire le sue vittime intrappolandole nella morsa di una furia selvaggia.
Coloro che ne vengono colpiti muoiono dando vita ad una nuova maledizione, che si trasmette come un virus a tutti coloro che entrano nella casa in un concatenarsi di orrori crescenti e senza fine.
Karen (SARAH MICHELLE GELLAR) studia da assistente sociale e si trova in Giappone per uno scambio culturale;
accetta ingenuamente di rimpiazzare un'infermiera che non si è presentata al lavoro.
Quando entra nell'abitazione che le è stata assegnata trova un anziana signora americana, Emma (GRACE ZABRISKIE), in completo stato catatonico, mentre il resto della casa appare deserto e in disordine.
Mentre si prende cura dell'anziana malata, Karen sente dei rumori (come se qualcuno grattasse) provenire dal piano superiore.
Quando va a vedere, si trova ad affrontare il più spaventoso di tutti gli orrori soprannaturali.
All'interno della casa si è innescata una catena di terrore messa in moto da un terribile episodio perpetratosi diversi anni prima.
Mentre muoiono sempre più persone, Karen viene a trovarsi nell'occhio del ciclone di questo orrore e scopre il segreto della maledizione che ha messo le radici nella casa.
Ora deve fermarla prima che sia troppo tardi...
Dopo "The ring", un altro classico horror giapponese viene portato alla ribalta da Hollywood, il film è "Ju-On".
"The Grudge" il remake, però fa di più:
riprende gli stessi attori dell'originale, aggiungendoci la più famosa ammazzavampiri della televisione (Sarah Michelle Gellar).
Qusta nuova versione americana non vuole assolutamente distruggere quelle atmosfere tipiche dei film orientali di questo tipo.
Questo merito va in parte ascritto a due persone:
il regista Takashi Shimizu che è lo stesso di "Ju- On" originale e Sam Raimi che è uno dei produttori.
Il regista ha saputo guidare il film su binari che prendono molto più alla testa che allo stomaco.
Sam Raimi, d'altra parte, ci ha messo di suo, o forse soltanto influenzato (perché sicuramente Shimizu ha visto almeno "La Casa", capolavoro horror del regista americano) quella parte un pò splatter che non guasta mai (ad un certo punto c'è un personaggio che cammina senza le mascelle!).
La cosa più interessante di questa pellicola è la resa dei fantasmi che fanno veramente paura, anche non avendo mutato le sembianze "terrene".
Alla fine stavolta trattasi di un rifacimento che, stranamente, ha una sua validità e che forse avvince e diverte più del film originale che a tratti era abbastanza lentino a decollare e che io malgrado qualche sequenza avevo trovato addirittura noioso (isomma a dire il vero l'originale nn mi è proprio piaciuto).
Approfondimento:
Il "Rancore" degli spettri giapponesi
(di Daniele Di Clemente)
In Giappone, la tradizione religiosa vuole che ogni essere umano sia dotato di un'essenza incorporea chiamata reikon (letteralmente, anima spirituale) la quale, al momento della morte, si distacca dai suoi vincoli fisici e va a ricongiungersi con i suoi antenati.
Tuttavia, il processo non è automatico:
per far sì che l'anima dei nostri cari benefici di una vita ultraterrena tranquilla, è necessario espletare particolari riti funebri affinchè essi continuino a vegliare sulle sorti dei vivi, e possano in seguito tornare a comunicare con questi ultimi durante l'obon matsuri, la festa dei morti che si svolge in genere tra la seconda metà di luglio e la prima di agosto ed ha una durata di sette giorni.
Nonostante il nome possa richiamare alla mente immagini lugubri, tale festività è caratterizzata da danze, canti, costumi colorati e fuochi d'artificio, mentre i defunti ricevono gli opportuni tributi sotto forma di fumi d'incenso, offerte e decorazioni.
Ma cosa succede se il caro estinto non ottiene un'adeguata sepoltura o, peggio, viene ghermito dall'abbraccio della morte in circostanze violente o in preda a profondi sentimenti di odio e vendetta?
In questo caso, la sua anima non raggiunge il regno dei morti ma diviene uno yuurei, uno spirito maligno che continua ad infestare il mondo materiale per portare a termine ciò che ha lasciato in sospeso o per vendicarsi di quanti lo hanno contrariato in vita. Particolare inquietante degli yuurei antichi era la capacità di confondersi tra la gente comune a causa della mancanza di qualsivoglia tratto distintivo che rivelasse la loro vera natura:
le vittime predestinate non erano consapevoli di ciò che li perseguitava se non quando era troppo tardi.
In seguito, nel 17° secolo, gli spettri cominciarono ad assumere fattezze peculiari come carnagione smunta, pelle estremamente tirata sulle ossa, capelli scarmigliati e lunghi in netto contrasto con le acconciature dell'epoca, vestiti di semplici kimono bianchi (il colore classico usato per i rituali funebri) o cosparsi di sutra buddisti e occasionalmente con un piccolo triangolo di carta legato sulla fronte, l'hitaikakushi, che doveva fungere da protezione contro gli spiriti maligni:
si suppone che simili accorgimenti siano stati adottati conseguentemente all'enorme diffusione su scala nazionale di cui beneficiarono le storie di fantasmi (kaidan), proprio per consentire a pubblico e lettori di riconoscere immediatamente le figure soprannaturali dai protagonisti in carne ed ossa.
A partire dal 18° secolo, molti yuurei cominciarono a venire rappresentati senza gli arti inferiori, coperti dalle lunghe vesti, e ad assumere aspetti via via sempre più agghiaccianti come braccia perennemente protese in avanti e sguardi fissi e spiritati, merito soprattutto delle rappresentazioni teatrali che portavano sulla scena storie di fantasmi sempre più cruente per soddisfare le pressanti richieste degli spettatori.
Gli yuurei generalmente non vagano per il mondo senza meta, ma restano legati ai luoghi che li hanno visti soccombere da mortali e si palesano a quanti osano mettere piede nei locali da loro presidiati durante le prime ore del giorno.
Gran parte di essi sono di sesso femminile, irriconoscibili simulacri delle loro controparti terrene che portano sui propri corpi eterei i segni visibili delle violenze e dei soprusi subiti, legate alla terra dei vivi dal rancore nutrito nei confronti di chi ne ha causato la morte e condannate ad una (non) esistenza di tormento ed afflizione fino al raggiungimento, anche dopo secoli, dei loro propositi vendicativi:
tuttavia, non è affatto detto che alla realizzazione degli stessi corrisponda l'ascesa dell'anima in pena verso l'agognata pace dei sensi, ma anzi è più probabile che i fortissimi sentimenti di astio e rivalsa la inchiodino per sempre ad un destino di eterna persecutrice di esseri umani.
Più rari sono invece gli yurei maschili, il cui ruolo è solitamente limitato allo spirito di un qualche tipo di guerriero caduto in battaglia e dunque privo del risentimento che pervade l'essenza delle controparti di sesso opposto, poiché un tale destino era la norma per un combattente:
manifestandosi nei luoghi in cui si sono tenute storici conflitti, spesso avvicina gli spauriti viandanti per raccontare loro la sua storia e magari implorarli di portare un ultimo saluto alla sua amata e ai suoi cari.
Odio e rabbia sono dunque sentimenti riservati alle donne che diventano yuurei ma, considerate le condizioni di assoluta sottomissione nelle quali la maggior parte di esse versava un tempo, la cosa non dovrebbe destare alcuna sorpresa.
Prosa e letteratura sono ricche di racconti e spettacoli dedicati agli yuurei e a tutti gli altri tipi di manifestazioni paranormali che popolano l'immaginario giapponese, dunque con il trascorrere degli anni e l'evoluzione degli strumenti mediatici il passaggio dalla carta stampata alle pellicole di celluloide è stato naturale e spontaneo, ed ha dato inizio ad un vero e proprio sotto-genere del filone horror con titoli del calibro di Ringu, Dark Water, Joyurei, Ju-on, Kairo e tanti altri che presentano varie interpretazioni sul tema base della tradizionale yuurei femminile, per non parlare degli innumerevoli adattamenti televisivi e cinematografici delle leggende concepite in epoca feudale.
Quindi dagli anni '50 ai giorni nostri sono innumerevoli gli spettri femminili dai lunghi capelli neri che hanno imperversato, e occasionalmente è capitato di assistere anche ad opere dai toni meno tragici e più pacati, quando non addirittura da commedia.
Molto dopo infine, arriva l'occidente ad interessarsi di alcune tra le yuurei femminili più spaventose proponendo e realizzando i remake delle pellicole di maggior successo, su tutte il pluricitato Ringu di Hideo Nakata, nonché adattando e distribuendo gli originali.
L'ultimo spettro vendicativo ad essere stato "catturato" da noi "stranieri" è stato Ju-on di Takashi Shimizu, il quale è stato incaricato di dirigere personalmente il rifacimento occidentale con Sarah Michelle Gellar nel ruolo della protagonista e gli stessi interpreti che, nell'originale, hanno terrorizzato le platee nipponiche nei panni di Kayako, Toshio e Takeo Saeki, ossia rispettivamente Takako Fuji, Yuya Ozeki e Takashi Matsuyama.
Contravvenendo dunque alla tradizione che vuole gli yuurei vincolati al posto dove hanno trovato la morte, questi spettri pieni di rancore sembrano dunque capaci di atterrire le sale cinematografiche di tutto il mondo senza che la loro "efficacia", a giudicare dai giudizi positivi di critica e pubblico riservati tanto ai remake quanto alle opere originali, venga meno.
E, per quanto si dica che nella nostra epoca le superstizioni siano un fenomeno che tende a scomparire, le storie riguardanti presunte sventure accadute sui set in fase di realizzazione dei film continuano a circolare...
che ci sia dunque un piccolo fondo di verità?
Se volete divertirvi un pochetto prima di andare al cinema (o anche dopo) eccovi il link per il giochino in flash di The Grudge che è davvero ben fatto:
http://www.thegrudge.it/gioco/main.swf
Bene allora il rancore vi aspetta da domani in tutti i cinema ma state attenti perchè il rancore...
non smetterà di uccidere...
non perdona...
non dimentica...
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