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Nick: Kashmir
Oggetto: acque sporche
Data: 29/3/2005 22.25.4
Visite: 125

Per quanto uno stronzo possa essere pesante torna sempre a galla.

Luciana credeva davvero di aver trovato qualcosa, stavolta. Credeva di aver eliminato completamente il problema, di aver bevuto l’ultima goccia di quel calice colmo di sangue, riempito lentamente, col passare degli anni, fino a debordare, per poi colarle fra le mani, facendole rendere conto di quanto possa essere orripilante il sangue quando scorre in mezzo alle dita.

Ha fiducia, non certezze.

La sua certezza è una sola.

La fiducia, in compenso, è troppa.

Ha sempre preferito non costruirsi troppe certezze, già troppa fiducia le aveva riempito il cammino di chiodi.

Chiodi che si infilavano all’improvviso sotto la pianta dei piedi, che penetravano la sua pelle dura, che copriva carne morbida, e le facevano uscire lentamente gocce di sangue, dirette verso quel calice ormai colmo, ormai immenso.

Da piccola giocava coi bambolotti a fare la mamma, e per ogni sofferenza che riceveva, faceva una coccola a loro. Per sfogare la dolcezza che le avevano otturato.

Ma staccava anche le teste a qualche Barbie, per sfogare quel grido di dolore che mai aveva potuto emettere.

E’ cresciuta. Le differenze sono poche.

Per sfogare la sua dolcezza ha i suoi affetti, per sfogare quel grido di dolore ha le sue lacrime. La sua musica, i suoi affetti.

A volte per svagarsi usciva a fare una passeggiata sul lungomare, lei ama il lungomare, è l’unico luogo in cui riesce a trovare la pace, quella interiore.
Lì si concentra su se stessa, come non riesce a fare nella vita reale, perché distratta da troppe ansie e troppi pensieri che si accavallano come onde, una sull’altra, come a gareggiare a chi arriva a toccare la riva più lontano.

Una di queste sere vide un uomo vestito di nero, o forse era soltanto il buio a renderlo tale, e la lontananza magari, comunque sia era una figura oscura, che camminava a passi spediti, quasi nervosi, avanti e indietro per la riva, calciando, di tanto in tanto, qualche sasso durante il cammino.

Lei si sedette sulla riva del mare ad osservarlo mentre borbottava chissà cosa, era incuriosita, avrebbe voluto vedere i suoi occhi, per verificare se la loro oscurità è pari a quella del colore della sua figura.

E mentre la Luna si alzava nel cielo, l’uomo sembrava avere più luce, si diresse verso di lei.

"Hai mica un accendino?? Sto cercando di accendere questa paglia da una vita, ma il mio è scarico e qui non c’è un’anima viva."

Luciana gli pose l’accendino con dolcezza, sorridendogli, seppur spaventata leggermente dall’isteria di quell’uomo. Ma comunque qualcosa la attirava a lui.

Lei era "soltanto una bambina", come le dicevano i suoi genitori.

Aveva quindici anni, o poco più.

Per tante altre notti andò su quella riva.

Per tante altre notti accese una sigaretta a quell’uomo.

Ormai quella dell’accendino era una scusa, quei due, nonostante la differenza d’età, erano diventati amici, lui era un quarantacinquenne un po’ suonato, lei una quindicenne piena di pensieri, ma Luciana non si chiedeva cosa mai li avesse legati così tanto. Forse la curiosità di scoprire lui chi era, forse compassione per quel tizio solitario, o semplicemente qualche sigaretta di troppo.

Una notte di queste non filò tutto liscio.

Lui era ubriaco, completamente ubriaco.

Lei, dalla sua riva, corse verso di lui a braccia aperte, lui la spinse via con violenza.

Lei scattò in piedi, andò verso di lui, fiduciosa, chiedendogli il motivo di tanta violenza.

Per tutta risposta, lui emise un gemito di rabbia e la scaraventò per i capelli verso l’acqua.

Lei fece l’errore più grande della sua vita.

Gli diede un ceffone.

Lui si inasprì da morire, andò verso di lei urlando, lei tentò di scappare ma inciampò su un sasso, lui la tirò per il braccio, strattonando così forte al punto di romperlo.

Dopodiché svenne.

Luciana approfittò di questa reazione dovuta al whisky, andò verso casa sua con le lacrime agli occhi e le poche forze che le erano rimaste.

Quando riaprì gli occhi si ritrovò all’ospedale.

Voleva sentirsi dire dalla mamma:

"Lucy, come stai?"

Che, invece, le disse:

"Quante volte te l’ho detto di non dare confidenza agli sconosciuti?"

Tutto si accese per una fiammella da un accendino.

Tutto si spense per un fuoco nutrito di speranza, trasformata in acqua.



Per quanto uno stronzo possa essere pesante torna sempre a galla.

"Sole e Luna in una mistica armonia
Si guardano, si scrutano, colmati di magia
Da cento, mille luci in un astrale abbraccio
Si scaldano di amore in questo grande intreccio"

"La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni" -Jimmy Page-



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