Nick: Kashmir Oggetto: Sensazione Data: 3/4/2005 16.59.32 Visite: 89
La buttarono giù da una macchina, indosso aveva una minigonna stracciata, una camicetta sgualcita, con degli evidenti strappi sulle braccia e sul colletto. Pioveva. Il cielo era così ricoperto di nuvole nere, che nessuna stella si scorgeva, neanche quel punto più luminoso degli altri che Stella si affacciava a vedere tutte le notti, sognando magari che fosse l’anima di un suo caro che stesse vegliando dall’alto su di lei. Cadde su un mucchietto di sassi, le uscì del sangue dal ginocchio, che scivolava man mano sul suo polpaccio morbido e liscio, fino a sporcare il sasso stesso che l’aveva fatta sanguinare. Il primo tentativo di alzarsi fallì, scivolò su quegli infidi sassi bagnati, e il corpo le doleva troppo per farla reggere sulle braccia. Il secondo tentativo di alzarsi riuscì, seppur zoppicando e con gli occhi offuscati dalla quella polvere insidiosa trasportata dal vento durante quella nottata di merda, forse aveva trovato la forza nel suo "istinto". Di sopravvivenza. Zoppicando si avviò verso la strada, cercando invano qualche luce che ricordasse anche lontanamente il faro di una macchina, ma non riusciva a vedere nulla, sentiva solo il rumore del vento che pian piano le divorava le forze. Si avviò verso la direzione opposta, parandosi con le braccia per cercare di evitare di schiantarsi contro un albero, o qualcosa di simile, ma non aveva calcolato tutto alla perfezione. La terra. Fino a quando avrebbe trovato terra sotto i suoi piedi umidi? Non se l’era chiesto, erroneamente, e, dopo aver messo un piede nel vuoto, sprofondò goffamente in un laghetto nascosto fra le frasche di quella specie di bosco in cui era capitata. L’acqua era bassa, la sua goffaggine nel restare al galla dipendeva soltanto dal fatto che era troppo ansiosa e spaventata per rendersi conto di dov’era. Quando realizzò che era fuori pericolo, si arrampicò sulla sponda, e rimase seduta lì, muovendo le gambe dell’acqua, e ascoltandone il rumore provocato, incurante del freddo che la stava facendo tremare come una foglia solitaria su un albero autunnale. Era sola, nel buio. Non poteva chiedere aiuto, non sarebbe sopravvissuta a lungo senza nessuno in zona, o almeno così credeva. Ma una nuvola gentilmente si spostò, quasi come per accogliere le sue speranze, e dietro quella nuvola, c’era l’unica cosa di cui lei avesse bisogno per tornare a casa. La Luna. Deve la sua luce ai raggi del Sole, ma senza di essa non ci sarebbe Mare. Essa, gentilmente, illuminò a Stella la strada, da dove era venuta. Sciacquandosi il viso in quell’acqua incontrata, asciugandosi la schiena con quelle frasche pulite, capì che non c’era bisogno di nessuno per salvarla. Perché in quel momento poteva contare solo su se stessa. "Sole e Luna in una mistica armonia Si guardano, si scrutano, colmati di magia Da cento, mille luci in un astrale abbraccio Si scaldano di amore in questo grande intreccio" "La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni" -Jimmy Page- |