Nick: Althusser Oggetto: ELEZIONI: IO LA VEDO COSI' Data: 5/4/2005 12.37.34 Visite: 207
la grande sconfitta del polo è molto + complessa del voto contro, certo gli atteggiamenti di don silvio corleone che ostenta sorrisi mentre gli italiani non arrivano alla fine del mese hanno pesato, ma l'analisi ha bisogno di un approfondimento che tenga conto di come l'italia è cambiata, come è cambiata la sua economia, di come si sono modificati i rapporti fra le varie aree del paese, di come sono mutati la sua composizione sociale e la natura dei suoi ceti produttivi. il sistema italia nato dopo la seconda guerra mondiale era un sistema strutturalmente nazionale. al nord le fabbriche, la manodopera che dal sud si spostava a torino, genova e milano per produrre merci che venivano vendute da trento a palermo, un partito balena come la DC che alimentava i consumi con la gestione del debito pubblico la creazione di clientele tanto al sud quanto nelle areee meno sviluppate del nord di un ceto medio statale, sfruttando l'innaturale possibilità di dilatare oltre ogni logica economica il debito del paese, grazie al fatto che l'italia era un paese di frontiera fra i due blocchi (usa e urss). riflettiamo sul fatto che una destra che perde pesantemente ovunque stravince in veneto e lombardia. questo vuol dire che va fatto un discorso approfondito sulla natura dei ceti produttivi di queste regioni, sul fatto che questo governo (come dico da tempo) è + espressione di questi interessi lombardo-veneti che di quelli dell'intero paese. non a caso ieri fini che non è un coglione era nero, si è reso conto che la gioia della lega comincia a essere in palese contrasto con le esigenze di AN, quanto ha pesato la devolution nel successo elettorale leghista e allo stesso tempo nella sconfitta del centro destra? quanto sono compatibili un partito come AN con una vocazione per forza di cose nazionale e la lega che ormai esprime quasi esclusivamente le esigenze di due sole regioni italiane? non a caso un'altra vecchia volpe della politica come il socialista de michelis ha detto la stessa cosa, cioè: dobbiamo capire che governiamo un paese intero non il lombardo-veneto. andrebbe fatta quindi un'analisi del tessuto produttivo di queste due regioni. il veneto una volta vero e proprio meridione del nord, dal quale la gente emigrava in sud-america o a torino e milano, è diventato poi una delle aree più ricche del paese, ma con relazioni produttive e commerciali che vanno ben oltre i confini nazionali. ai veneti frega un emerito cazzo di sobbarcarsi oneri fiscali e sociali nei confronti della nazione italia visto che la loro economia è rivolta altrove. lo stesso per la lombardia, che da regione delle grandi fabbriche è diventata la capitale del terziario avanzato, della finanza, cioè di quelle attività economiche che non hanno più un rapporto col territorio ma piuttosto ne hanno uno coi circuiti dell'economia globalizzata. insomma è un grande bordello. di una sola cosa sono certo il governo che verrà nel 2006, che sia di destra o di sinistra deve affrontare in primis il problema dei salari. lo stipendio medio per vivere oggi deve diventare di almeno 1500/200 euro mensili, perchè sotto questa soglia non puoi fittare una casa, non puoi fare un mutuo, non riesci ad alimentare i consumi. e poi è necessario ricreare stabilità, perchè la tanto decantata flessibilità ha prodotto solo guasti e non è stata affatto un volano di sviluppo delle imprese. non è possibile che tanto un giovane operaio, quanto un giovane ricercatore universitario non abbiano la certezza del futuro. bisogna ridare vita ai contratti a tempo indeterminato, alimentare l'occupazione, perchè la precarizzazione generale delle figure lavorative di questi anni produce solo odio sociale, guasti, iniquità, tutti elementi che non creano benessere ma solo un paese diviso e astioso nel quale, amici cari, si vive male. non rileggo e sto uscendo, questi sono solo alcuni elementi di un'analisi che deve per forza di cose essere molto più complessa, ma la cui riuscita significa far ripartire questo paese che nel bene e nel male è la nostra italia. |