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Nick: NEVERLAND
Oggetto: il Ritorno del Monnezza (Tze)
Data: 22/4/2005 12.17.29
Visite: 131



"Anvedi chi 'se rivede, l'ispettore Giraldi...
e 'se nun lo volete rivede' fateve 'na padellata de kami-kazzi vostri!"



Prima di continuare nella lettura di questo scritto è doveroso che leggiate alcune premesse necessarie allo stesso.

Innanzitutto quello che scrive questo articoletto (che sarei io) è un grandissimo appassionato del cinema di genere Italiano anni '70, uno che ama alla follia i "poliziotteschi" all'Italiana e che ha sempre pensato che Tomas Milian sia stato (ed è) uno dei più grandi attori Italiani (si lo considero un Italiano a tutti gli effetti) e quindi il suo giudizio (il mio) può essere un pochetto di parte.



Preciso che nonostante sia consapevolissimo che Claudio Amendola non avrebbe mai potuto eguagliare la grandezza, lo stile e la grande caratterizzazione del personaggio dell'ineguagliabile Milian, come Enzo Salvi non sarà mai un caratterista ai livelli del mai troppo compianto Bombolo, ho accettato lo stesso con entusiasmo e curiosità l'annuncio di questa operazione cinematografica del ritorno di Monnezza anche se le aspettative in merito non sono mai state troppe alte.



A posteriori (finalmente qualche giorno fa sono riuscito ad andare a vedere il film) però devo dire che "Il Ritorno del Monnezza" non mi è sembrato solo una furba mossa commerciale (se guardiamo il mercato Home Video, i DVD di questo tipo di cinema attualmente fanno furore a livello di vendite, provate a chiederlo a Cecchi Gori che proprio per questo motivo ha spinto perchè si producesse questo grande ritorno).
No, per me non è solo questo (o forse sono il solito sentimentale che vuole vedere le cose diversamente da quello che sono), io ci ho visto dentro un amore per il cinema Italiano di un tempo e una grande passione mista a un velo di malinconia per quello che si voleva raccontare, manifestata anche grazie alle molte citazioni presenti in tutta la pellicola cosa che purtroppo solo i veri appassionati del genere che fu potranno veramente apprezzare e godere.
Andrò contro corrente ma non mi sento di considerare "Il Ritorno del Monnezza" come la solita "Vanzinata", grazie anche alla presenza dello stesso Claudio Amendola che mostra nella sua interpretazione del Monnezza tutto il suo amore per il personaggio che, non ci scordiamo, aveva la voce del grande Ferruccio Amendola...suo padre...
forse la riuscita della pellicola sta tutta qui.



Il film, anche se ben confezionato, come tutte le pellicole dei Vanzina, che producono quello che il loro pubblico desidera vedere, non è che faccia ridere così tanto (ma anche alcune delle varie "Squadre" o "Delitti" non erano poi tutto questo piegarsi dalle risate), ma il sorriso te lo strappa parecchie volte.
Personalmente quello che mi è rimasto dentro è stato proprio l'amore e la malinconia portata su schermo per qeul tipo di cinema che fu, in più di una scena mi sono quasi commosso (la citazione della scena dell'aeroporto "pizza e fichi" di Bombolo, le varie citazioni su Tomas...).
Nella scena finale con la telefonata di Nico a Rocky stavo quasi per piangere, come credo anche Claudio nel recitarla, Tomas-Nico-Padre chiama Claudio-Rocky-Figlio con l'inconfondibile voce di Ferruccio Amendola (campionata da "Delitto in Formula 1"), per un momento mi è sembrato quasi di vedere apparire Tomas, dietro ad Amendola, con il cellulare in mano pronto ad abbracciare il figlio per congraturarsi con lui.



Ma chi è veramente Monnezza?
Qual'è la genesi di questo popolarissimo e amatissimo personaggio?

Beh credo che il più adatto a spiegarvelo sia proprio il suo creatore, lo sceneggiatore Dardano Sacchetti:

"Ho conosciuto Tomas Milian nel 1973, sul set di "Squadra Volante" (1974 - Stelvio Massi), film dove facevo l'aiuto regista e che avevo scritto.
L'ho incontrato un anno dopo per "Roma a Mano Armata" (1975 - Umberto Lenzi).
Il produttore Luciano Martino mi chiamo un Venerdì e mi propose di scrivere una sceneggiatura, ma aveva un problema:
doveva cominciare il film entro una settimana e aveva solo un titolo, "Roma Ha Un Segreto", e nient'altro. Non c'era neanche uno straccio di soggetto, nè di idea, in quanto il film doveva essere girato da Sergio Martino e, in qualche modo, doveva essere il seguito di un suo film sui servizi segreti.



Bisognava cambiare tutto.
C'era solo il cast: Merli da una parte e Milian dall'altra, che si odiavano.
Avevo tre giorni di tempo, non solo per scrivere un'intera sceneggiatura ma per inventarmi addirittura una storia.
Cominciai a scrivere verso le sei del pomeriggio di quel Venerdì.
Il Sabato verso mezzogiorno avevo scritto tutta la sceneggiatura, di getto, senza fermarmi mai, senza dormire, con l'aiuto di due bottiglie di vodka e un'intera stecca di Marlboro rosse scatola dura.
Avevo puntato tutto sul contrasto tra i due personaggi.
Il poliziotto pulito, tutto d'un pezzo, rigido e motivato nella sua violenza del fatto di rappresentare il bene, la società borghese.
Dall'altro lato c'era il Gobbo per il quale mi sono ispirato al "Gobbo del Quarticciolo" famoso bandito romano ("A moretto, a te la gobba te la spianano..."). Per rendere più ricco il personaggio del Gobbo l'ho fatto schifoso, sboccato, cattivo, cinico, vile, caratterizzandolo con la sua parlata in rima, con un romanesco molto forzato.
Esattamente il contrario del personaggio del poliziotto.



Il film fu un successo strepitoso.
Il pubblico era tutto dalla parte del Gobbo.
Milian e io diventammo amici.
Lui mi parlava della sua voglia di trovare un personaggio fisso, visto che quello di "Provvidenza" non aveva sfondato.
Allora mi inventai il "Monnezza".
Sono partito da un operazione già fatta all'epoca col western con Trinità e ho innescato la satira e la commediaccia nel poliziottesco, che fino ad allora era un genere duro, cattivo, che ricalcava la cronaca nera.
In quei giorni era uscito al cinema un film di Andy Wharol, Trash.
Io mi ricordai che sul Monello, un giornalino degli anni '50, c'era una striscia con un personaggio che si chiamava Trash, parola che portava stampata sul cappello con la "S" rovesciata, e faceva lo spazzino.
Trasformare "Trash" in "Monnezza" fu facile e così nacque Sergio Marazzi detto Monnezza, personaggio che appare per la prima volta nel film "Il Trucido e lo Sbirro" (1976 - Umberto Lenzi), da me ideato, scritto, così come ho ideato e creato il personaggio.



La differenza tra il Monnezza e il Gobbo sta nel fatto che Monnezza non era più violento, cinico, cattivo ma un "bandito" buono.
Il personaggio del Monnezza era puntato tutto su alcune carattarestiche:
la fisicità, quasi un travestimento, e il modo di parlare.
Il film ebbe un grosso successo, ma l'unico a capire le straordinarie potenzialità del personaggio fu Milian, grandissimo attore.
Nè regista, nè produttori lo capirono.
Tanto che il secondo film sul Monnezza (La Banda del Trucido - 1977), sempre scritto da me, fu girato da Stelvio Massi con altri produttori.
Il terzo film invece fu scritto ma mai girato.
Nel frattempo, Milian aveva cominciato a girare "Squadra Antiscippo" (1976 - Bruno Corbucci) dove impersonava Nico Giraldi, ispettore di polizia che era una specie di Serpico all'Italiana.



Il problema (o la confusione) è nato dal fatto che Ferruccio Amendola, grandissmo doppiatore e, forse unico vero Monnezza, dava la voce a Milian sia quando faceva Monnezza sia quando faceva Giraldi.
Grazie alla voce di Amendola, i due personaggi, nati diversi e ideati da diverse persone, hanno cominciato a parlare nello stesso modo, poi, dopo qualche film, il soprannome "Monnezza" è stato dato anche a Nico Giraldi e così è avvenuta, poco per volta, la fusione tra i due personaggi.
Il vero Monnezza è quelloda me creato con "Il Trucido e lo Sbirro", ma sono fiero di avere, con una mia creatura contribuito, insiema ad altri cineasti, alla riuscita di un personaggio così popolare.
Finisco invitandovi ad andare a vedere "Il Ritorno di Monnezza".
(Dardano Sacchetti)



Il Ritorno di Monnezza:

Er Monnezza è tornato.
Quasi trent'anni dopo la nascita di Nico Giraldi detto "er Monnezza", il poliziotto dai metodi ruspanti torna sul grande schermo attraverso suo figlio Rocky Giraldi, interpretato da Claudio Amendola.
Il personaggio portato alla fama (e al successivo culto dei fan) dall'attore Cubano Tomas Milian e dalla voce del padre di Claudio, Ferruccio Amendola, lascia il posto al suo erede che ha preso dal padre i metodi poco ortodossi e la passione per la giustizia a tutti i costi.



Con Il ritorno del Monnezza i fratelli Vanzina (Enrico e Carlo alla sceneggiatura e Carlo alla regia) continuano la loro opera di riportare sullo schermo il cinema popolare e comico degli anni Settanta e Ottanta.
Dopo "Febbre da Cavallo - La Mandrakata" ora tocca a "Monnezza" (mentre a Settembre partiranno le riprese di "Eccezzziunale Veramente 2").
Anche in questo film Monnezza è una sorta di Robin Hood, dalla parte delle guardie anziché dei ladri, Er Monnezza protegge gli immigrati che vendono borse taroccate per sopravvivere e se la prende con ricche signore con falsi permessi per parcheggi destinati ai disabili.
Rocky Giraldi è un poliziotto romano in borghese che ha amicizie nel mondo della malavita (fra tutti Tramezzino, figlio di Venticello-Bombolo, interpretato da Enzo Salvi), ma un codice di comportamento estremamente rigoroso anche se un po' bizzarro nei metodi. Con lui lavora Betta (Elisabetta Rocchetti) sua compagna sulla volante.
Quando si mette ad indagare su un giro di soldi riciclati nel quale sono coinvolti il capo ispettore della polizia, un avvocato rinomato e un politico, le cose per Rocky si mettono davvero male.



Ipse Dixit:
"Ricordare il tempo in cui mio padre doppiava quei film è per me molto emozionante - racconta Amendola - provavo quelle battute davanti allo specchio da ragazzo, prima di pensare di diventare un attore. Nonostante i tanti film che mio padre ha fatto da attore, se sono cresciuto nell'agiatezza lo devo a er Monnezza e alla Vernel".
(Claudio Amendola)

Un Omaggio al cinema di ieri:



"Dedicato alla memoria di Bruno Corbucci e Mario Amendola (zio di Claudio), maestri della commedia italiana e inventori del mitico personaggio di Nico Giraldi e dedicato a Dardano Sacchetti, creatore del Monnezza" (che in sala ha espresso il suo parere favorevole), "Il ritorno del Monnezza" è un omaggio a quel cinema popolare che per molto tempo è stato snobbato.
L'idea è venuta a Vittorio Cecchi Gori che in quegli anni aveva prodotto alcuni dei primi film con Tomas Milian.
"Er Monnezza è un personaggio eterno - ha spiegato il produttore - e lo dimostrano la vendita dei dvd, i tanti fan. Il tema della giustizia a tutti i costi è ancora più attuale oggi che allora".
Scritto facendo riferimento alla saga, ispirandosi a certe espressioni, ma adattandole alla contemporaneità (la famosa "padella di c...zi" diventa "una padella di kamicazzi"), il film è - secondo Enrico Vanzina - rispettoso dei fan di allora, nel tentativo di ricreare quell'atmosfera ai giorni nostri.
"Molte cose sono state improvvisate sul set - ha raccontato Salvi - come la mia battuta "A me Diabolik mi spiccia casa" detta da Tramezzino mentre apre un cancello con i "ferri del mestiere", oppure "Sono un imbecille a scuola facevo sega la domenica".



C'è trash e trash e alla domanda, vagamente polemica, sulla definizione di trash (parola usata anche dalla protagonista femminile, Elisabetta Rocchetti, durante la conferenza stampa), Enrico Vanzina risponde:
"il trash ormai è qualcosa di sofisticato che serve solo a fare titoli sui giornali. Tarantino ha fatto riaprire il dibattito ma va detto chiaramente: c'è trash e trash. E sicuramente er Monnezza è un gigante rispetto a Pierino".
All'accusa invece di essere un film pieno di parolacce (la suoneria del cellulare di Rocky è "Rispondi al telefono, rispondi a questo c...zo di telefono..."), Vanzina è lapidario: "ci sono più parolacce nell'episodio di Silvio Muccino in "Manuale d'amore" che in tutto il nostro film.
Le persone parlano così, noi abbiamo fatto un film su poliziotti e ladri non potevamo certo farli parlare forbito".



Tomas Milian ha benedetto il film da lontano.
Il risultato finale è un divertimento nel quale sulle battute pur abbondanti e riuscite (su una T-shirt c'è scritto: "Versace... n'artro litro") né aliene dal turpiloquio d'ordinanza, prevale curiosamente una recitazione, del protagonista, della partner Elisabetta Rocchetti, di Enzo Salvi che è Tramezzino erede del Venticello di Bombolo - misurata, affettuosa, un po' malinconica.

Ipse Dixit:
"Il personaggio del Monnezza non apparteneva a me e mio fratello Carlo, anche se io avevo sceneggiato Il lupo e l'agnello di Francesco Massaro dove Tomas Milian interpretava accanto a Michel Serrault un ladro che si esprimeva in un colorito gergo romanesco.
Io e mio fratello Carlo avevamo un contratto con Vittorio Cecchi Gori che ci ha segnalato il grande boom di vendite dei DVD della serie di Monnezza di cui aveva prodotto gli ultimi capitoli e ha immaginato che ci fosse un pubblico potenzialmente vasto per un nuovo film.
Abbiamo accettato volentieri la sua proposta perché pensavamo da tempo di rivisitare il cinema popolare italiano degli anni Settanta ed Ottanta: di fronte al dilagare di un cinema americano, senza sapore ed appiattito sugli effetti speciali, crediamo sia giusto riappropriarsi del nostro immaginario comico nazionale".
(Enrico Vanzina)



Ancora una volta, quindi, come la miglior tradizione corbucciana insegna, Giraldi si trova a competere con la criminalità che si cela dietro il "bel" volto degli apparentemente lindi potenti, la più pericolosa, quella a cui perfino le classiche autorità, spesso, non osano avvicinarsi, in parte per ingenuità, in parte perché la grandezza del denaro riesce a coprire qualsiasi cosa.
Ma, sempre attentissimi al generale andamento dello stivale del globo, i fratelli Vanzina, che hanno scritto il film insieme allo storico Piero De Bernardi, attualizzano le vecchie sceneggiature, non le copiano, pur infarcendo la pellicola con numerose citazioni, che vanno dal Furio di Bianco, rosso e Verdone (1980) ad un indispensabile omaggio a Delitto al Blue Gay (tra l'altro il capitolo preferito da Claudio Amendola).



Il nuovo Giraldi, quindi, fornito anche di un utile videotelefonino (sponsorizza la Tre?) ed abitante di un'Italia in cui si avverte il pericolo dell'invasione slava, agisce ora nel quartiere Esquilino della "Città eterna", praticamente colonizzato dal losco e dilagante imperialismo orientale, oltre a controllare coloro che occupano abusivamente i parcheggi per automobile riservati a persone portatrici di handicap ed a prendere le difese di un povero gruppo di extracomunitari, colpevoli di vendere materiale audiovisivo pirata.
In tuta, giubbotto e zucchetto a righe multicolori, Claudio Amendola è perfettamente calato nella parte di Monnezza aiutato da un Enzo Salvi (alias Cipolla) in grandissima forma, fonde abilmente vicenda poliziesca e comicità, grazie all'introduzione delle consuete battute rivedute e corrette secondo il moderno gergo.



Dai vari "Squadra" viene recuperato l'esilarante Zagaja, che ora ha il volto di Mariano D'Angelo, e c'è perfino Massimo Vanni, che torna, per pochissimi secondi, a vestire i panni di Gargiulo, mitico aiutante dell'ispettore Giraldi, dal nome che sembra nato apposta per costruirci sopra rime poco eleganti, ma l'elemento stupefacente è che si ha proprio la nostalgica impressione di assistere ad una pellicola del grande Bruno Corbucci, in quanto, tra corse in automobile ed il look da poliziottesco italiano (compresa la colonna sonora di Andrea Guerra), viene mantenuta intatta la struttura narrativa che caratterizzò i primi undici lungometraggi, i quali aprivano con una piccola faccenda che veniva sbrigata dal protagonista, poi coinvolto nella risoluzione di un caso di omicidio ed infine impegnato in pericolosi inseguimenti, effettuati di volta in volta con un mezzo differente, tra cavalli, pattini e bighe;
in questo caso, la parte finale si svolge sulla neve, a bordo di motoslitte, sulle note di "Don't let me be misunderstood", proprio come Kill Bill Vol.1.



Conclusioni:
Checchè se ne dica i Vanzina ci sanno fare sul loro campo o almeno danno al loro pubblico quello che si aspettano di vedere e quindi come al solito hanno fatto di nuovo centro!
Un film leggero, che riesce a strappare più di un sorriso ma che diventa qualcosa in più e riesce anche a trasmettere anche malinconia a tutti gli amanti del cinema anni '70, di Nico Giraldi e di Monnezza, anche solo tutte le citazioni dei vecchi film valgono il prezzo del biglietto, il finale poi stringerà il cuore a tutti i veri fans di Tomas Milian e Ferruccio Amendola!
Dateci un'occhiata quindi e se vi piace anche un pochino poi correte a comprare/noleggiare il DVD di "Delitto al Blue Gay" (per me forse il migliore della saga di Nico Giraldi), ovviamente la visione va accompagnata con un delizioso "spezzatino alla Gattara!"...Tze...Tze!!!



Fonti:
Monnezza.it
Nocturno Cinema Aprile
Dizionario Cinema Stracult
Cineclick.it
Kataweb.it
"La pioggia,
la pioggia non esiste se mi guardi tu.
Butta via l'ombrello, amor, che non serve più...
La pioggia non bagna il nostro amore quando il cielo è blu,
il cielo è blu"



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