Vai alla freccia - Homepage - BlogRoom - Mappa
Visualizza Messaggi.


Nick: NEVERLAND
Oggetto: Casa Dalle Finestre Che Ridono
Data: 27/4/2005 15.24.43
Visite: 74



"I colori...
i miei colori...
escono dalle mie vene...
son dolci...
i miei colour...
dolci...
sono rossi come la sifilide...
e vanno, vanno dentro agli occhi della gente...
portando a tutti l'infezione...
i miei colour...
i miei colour...
sono dentro al mio braccio i miei colori...
meo deus...
lontano...
lontano vanno i miei colori...
e vanno lontano...
mica possono andar lontano...
non bisogna morire per loro...
aprirsi dentro...
o deus signor...
purificarsi...
via...
via...
via tutto...
la purezza...
la purezza...
sono tutti i miei colori...
sono tutti i miei colori...
figlio de puta...
si ecco...
meo deus, ecco...
ecco meo deus...
sento che sta morendo...
sta morendo...
ecco, muore...
purificarsi...
purificarsi...
sta morendo...
purificarsi...
tenetelo fermo...
tenetelo fermo...
tenetelo fermo..."



Vincitore del "Grand Prix de la critique" al prestigioso Festival del film fantastico di Parigi nel 1979, giudicato da Phil Hardy, nella sua fondamentale "The Aurum Film Encyclopedia of Horror", uno dei capolavori assoluti del genere, "La casa dalle finestre che ridono" (Pupi Avati - 1976) è tra le cose più belle di Pupi Avati e della storia della paura in celluloide.



Stefano, un giovane maestro di restauro, si reca in uno sperduto villaggio padano, con il compito di riportare alla luce un affresco che si trova in una piccola chiesa.
L'autore dell'opera è il defunto Buono Legnani, artista maledetto conosciuto anche con l'epiteto "delle agonie", in quanto era solito ritrarre le persone pochi istanti prima della loro morte.



Il dipinto nella chiesa, che raffigura il martirio di San Sebastiano, è l'ultimo lavoro del pittore:
il suo restauro è quindi motivo di grande importanza.
Ma qualcuno non la pensa in questo modo.
Il passato del Legnani sembra essere macchiato da torbidi e morbosi segreti;
ridare vita a quell'affresco potrebbe significare destare un mostruoso incubo rimasto assopito per tanti anni.



Stefano infatti comincia sin dal suo arrivo, a ricevere misteriose telefonate di minaccie:
"Vada via, non tocchi quel quadro", proferisce quell'orribile voce gracchiante.
Gli stessi abitanti lo guardano con sospetto e ostilità.
Quando il giovane artista, allontanato (volutamente?) dall'albergo che lo ospitava, si troverà ad alloggiare nella medesima abitazione appartenuta al Legnani, vedrà l'orrore, dapprima solo accennato da fugaci dicerie e racconti di piazza, prendere forma sotto i suoi occhi, un male spaventoso nato tanti anni fà, in una piccola casa di campagna, una casa dalle finestre che ridono...



Costruito sul contrasto fra i solari paesaggi della Romagna ed il terrore che vi serpeggia invisibile, "La casa dalle finestre che ridono" trascorre da una prima parte percorsa da segnali e presagi ad una seconda dove l'indicicibile assume via via concretezza per poi esplodere in un convulso ed indimenticabile finale.
Originariamente la pellicola di Avati doveva essere girata negli USA con il titolo Blood Relation (Relazione di sangue).



Possibilità di successo: ovviamente zero.
Un copione che rimase per ben cinque anni nel cassetto, fino a quando capitò tra le mani di Maurizio Costanzo (si, proprio lui, il baffuto e paffuto dominatore dell'attuale TV Italiana) e quelle di Gianni Cavina, che lo rimaneggiarono dopo il flop che il regista bolognese subì con Bordella.



Un horror-gotico assolutamente magnifico questo firmato da Pupi Avati.
Inquietante nei più impercettibili particolari, un racconto che prende per mano lo spettatore e lo accompagna, lentamente, attraverso un lungo percorso che culminerà in un terrificante delirio di sangue.
Incredibile come il regista sia riuscito con grande merito a trasformare i suggestivi paesaggi da cartolina padani, così come la semplice e innocua quotidianità di un piccolo paesello, in un macabro ritratto di morte.



Il senso di impotenza e di solitudine che il protagonista ci trasmette nel corso della storia, è da angoscia pura.
La natura ambigua dei personaggi poi non fa che accentuare questa sensazione: nessuno è come sembra, ma soprattutto nessuno è chi sembra.
Un film che si svela progressivamente, proprio come un puzzle di centinaia di pezzi, che saprà regalarvi una terribile quanto inaspettata conclusione...
o l'inizio di un nuovo incubo?



Avati con La casa dalle finestre che ridono (ma anche con uno dei suoi successivi film, quello Zeder che molti hanno additato come possibile modello per il libro Cimitero vivente di Stephen King) non esita a dimostrare tutta la sua dimestichezza nei film di genere, con omaggi quasi dichiarati (la serie di pugnalate inferte al corpo di Lidio, non può che ricordare il rapido montaggio hitchcockiano della scena sotto la doccia di Psycho) e l'impiego di tecniche tipiche dell'horror più classico (lo zoom alla Mario Bava con cui il regista emiliano immortala il cadavere di Francesca; le telefonate misteriose; i cancelli, le porte e le finestre che scricchiolano (spesso senza motivo).



Il controllo sulla sceneggiatura è perfetto e il ritmo interno è scandito inesorabilmente, senza farneticanti sproloqui visivi.
La colonna sonora (realizzata da Amedeo Tommasi) presenta due temi semplici semplici ma efficacissimi.
La tensione è sempre alta, anzi, cresce di sequenza in sequenza, fino alla sconvolgente conclusione.
Il mistero c'è, ed è ingarbugliato, ma i dettagli risolutivi si presentano agli occhi dei personaggi (e dello spettatore) con evidenza schiacciante.



Ma proprio questa assoluta chiarezza della visione, che lo spettatore percepisce come una fune cui aggrapparsi nella scalata verso la soluzione dell'enigma, sarà causa della caduta di certezze quando la fune verrà drasticamente recisa.
Ed e lì che si sprofonda nel baratro della paura, nel momento in cui il protagonista (e lo spettatore) si renderà conto che l'occhio lo ha tradito, forse perché troppo debole o troppo assuefatto alla realtà che crede di conoscere (chi ha già visto il film sa perfettamente a cosa alludo, gli altri lo scopriranno vedendolo...).



La visione del film di Pupi Avati, a quasi trent'anni di distanza dall'uscita nelle sale, non può prescindere da una riflessione su un genere, l'horror, per il quale più di qualunque altro è fortissima la tendenza a raschiare il fondo del barile, tra sequel, remake, imitazioni e parodie, che inevitabilmente finiscono per saturare anche lo spettatore meglio disposto.
In un territorio in cui chiunque proponga qualcosa di vagamente originale vede sorgere in brevissimo tempo decine di cloni, sorprende come "La casa dalle finestre che ridono" (titolo geniale come solo il cinema di genere italiano ha saputo inventarne) abbia mantenuto, a distanza di tanti anni, unautenticità che lo distingue da qualsiasi altra opera del periodo (e non solo).



Quello di Avati è un film di paura, con una caratteristica fondamentale quasi assente nella maggior parte dei film di paura di ieri e oggi:
fa paura sul serio.
È forse questa la ragione fondamentale per cui il film è generalmente misconosciuto dal grande pubblico, nonostante il lancio in DVD (in occasione del venticinquesimo anniversario) che ha finito per favorire soprattutto il culto underground di chi lo conosceva già, senza che la popolarità del film si estendesse a un vasta categoria di nuovi adepti;
tutto ciò perché la gente forse ha paura di aver paura.



La gente a volte confonde la suspance con la paura vera e propria, pretende o si accontenta di uno spettacolo che forza banalmente sui propri strumenti filmici e fa sobbalzare dalla poltrona con una pura impennata di decibel nel design sonoro o con la solita mano minacciosa che emerge dal buio;
brividi anche efficaci, ma che di rado hanno la forza di porre in crisi le certezze di chi fruisce lo spettacolo, tutto sommato rassicuranti nel loro dissolversi al riaccendersi delle luci in sala.



Ma la paura, quella vera, non è un banale sobbalzo: c'è chi dice che nell’istante in cui si prova un brivido di paura vera, quello è un istante in cui si muore;
poi si torna alla vita, ma quel brivido si cristallizza in una scheggia che resta dentro e continua a pungere, spingendoti a osservare il mondo da una prospettiva più "cauta".
Ciò accade miracolosamente nel film di Avati!



Ipse Dixit:
"Il climax non delude le attese, e il finale è assolutamente non convenzionale.
Gianni Cavina e Maurizio Costanzo hanno collaborato alla sceneggiatura."
(Paolo Mereghetti - Dizionario dei film)



Curiosità sul Film:

In origine, il film avrebbe dovuto intitolarsi Relazioni di sangue ed era stato pensato per Lino Capolicchio e Mariangela Melato.
Il film, alla sua uscita in Italia, incontrò il favore del pubblico, come accadde in Francia dove uscì doppiato.
Il suo culto è cresciuto negli anni ed è conosciuto e apprezzato dagli amanti del cinema di genere di tutto il mondo.



La casa del titolo, che si vede per pochi minuti nel film, è stata demolita qualche giorno dopo la conclusione delle riprese del film.
La villa dove va ad abitare Lino Capolicchio si trova a Lido degli Scacchi (Ferrara).
Soggetto e sceneggiatura del film, scritti da Pupi e Antonio Avati, giacevano da anni in un cassetto.
Vennero riesumate e la sceneggiatura riscritta a quattro mani con la collaborazione di Gianni Cavina e Maurizio Costanzo.



Il film venne realizzato con un budget risibile (120/150 milioni) per recuperare il fallimento di Bordella, film precedente di Avati, costato molto e di scarsissimo successo al botteghino.
Per contenere i costi, la troupe era composta di dodici persone (invece delle circa cinquanta di una produzione media a basso budget).
Tutte le persone impegnate sul set, attori compresi, si presero carico di altri oneri (per esempio la scenografia).



Proprio per la mancanza di persone sul set, tutte le ombre che si vedono nel film sono quella di Antonio Avati, l'unico che, in quanto sceneggiatore, non era sempre impegnato durante le riprese.
Pupi Avati racconta che, non essendo Capolicchio capace di andare in bicicletta né tantomeno in moto, per la scena in cui il personaggio principale lascia il paese in sidecar fu necessario legare il mezzo a una fune per trainarlo.
Nel momento in cui diedero uno strappo alla moto per dare l'idea della partenza, tutto intorno si mise a tremare.
Quella scena veniva girata, come non tardarono a scoprire, nell'esatto momento in cui, a poche centinaia di chilometri, aveva luogo il terribile terremoto nel Friuli.



Considerato un film di culto in tutto il mondo, Stati Uniti compresi, dove gode di grande rispetto malgrado manchino le caratteristiche di efferatezza da loro tanto amate, La casa dalle finestre che ridono è invedibile da anni in televisione ma è stato oggetto di grande considerazione nel 2001 da parte della 20th Century Fox, la quale ha deciso di festeggiare i venticinque anni dalla sua uscita con il restauro della pellicola e serate speciali nelle sale di Milano e Roma.
Fino ad allora a lungo visibile solo in una pessima copia VHS, questo capolavoro del brivido è ora offerto dalla Fox in una superlativa versione DVD.



Il DVD Fox (attualmente in promozione a 9,90 euro):
La pellicola è stata restaurata e rimasterizzata fotogramma per fotogramma, ricreando, inoltre, la luce originale di ogni sequenza e bilanciandone i colori, con la consulenza del direttore della fotografia Pasquale Rachini e sotto la supervisione del regista medesimo.
L'audio è stato rielaborato in dolby 5.1, ma per la gioia dei puristi compare anche la traccia originale in mono.



Tra gli extra, uno speciale "Dietro le quinte del restauro", uno sguardo al processo di restauro della pellicola cinematografica e il documentario "25 Anni di Culto" con interviste, curiosità, aneddoti su questo cult movie con la partecipazione straordinaria di Antonio e Pupi Avati, Lino Capolicchio, Gianni Cavina ed il compositore Amedeo Tommasi.



Conclusioni:

La casa dalle finestre che ridono (che presenta, tra le altre cose, titoli di testa di rara suggestione orrorifica) è, insieme ai primi inimitabili film di Dario Argento e a qualche opera di Lucio Fulci, uno dei più grandi film horror che il cinema italiano ricordi dopo i successi mietuti (soprattutto all'estero) da Mario Bava.



Gli abitanti nascondono qualcosa.
La chiesa nasconde qualcosa.
E qualcosa di più nasconderà fino alla conclusione.
Se non fosse per un artista, un pittore di agonie, che grazie alla sua diversità ha lasciato una "traccia" indelebile per scardinare pian pianino il bozzolo di iniquità e di omertà che avvolge il paesino della bassa padana.
Un luogo dove nulla sembra accadere, semplicemente perché il meccanismo di follia si è già messo in moto e nessuno riuscirà più a fermarlo.
Fino almeno all'arrivo di Stefano, incaricato di restaurare proprio l'inquietante affresco di Buono Legnano, nascondiglio insospettabile (proprio come il muro della villa abbandonata di Profondo Rosso) per un universo parallelo corrotto, pregno di sofferenza e di morte.



Senz'ombra di dubbio uno degli horror assoluti del cinema italiano.
Dopo il flop del delirante "Bordella" dell'anno precedente Pupi Avati pensò bene di cambiare genere e di puntare altrove, con la speranza di attirare un pubblico più numeroso.
E ci riuscì, girando in sole cinque settimane e con un budget di 150 milioni di lire questo capolavoro, interamente ambientato in quella campagna emiliana che aveva già fatto da sfondo ai suoi due precedenti lavori.
Il risultato è uno degli horror italiani più originali e inquietanti che siano mai stati realizzati.



Gli spettatori, abituati a considerare i paesini padani come posti assolutamente tranquilli dove non succede mai nulla di eccitante rimasero stupefatti e soprattutto terrorizzati nello scoprire la follia omicida che si annida nelle sperdute case di campagna di questo piccolo paesino del ferrarese.
A tutt'oggi, il film non ha perso assolutamente vedibilità e continua a inquietare gli spettatori di ogni età.
Lo scopo di Avati, anche autore della sceneggiatura assieme al fratello Antonio, al suo attore-feticcio Cavina e a Maurizio Costanzo, era unicamente quello di spaventare: c'è riuscito in pieno, anche grazie alle perfette performance del suo abituale cast di caratteristi (Cavina, Pizzirani e Tonelli: tutti inquietanti come non mai) e a una regia perfetta che mantiene la tensione fino all'inatteso e terrorizzante finale.



Dispiace veramente che negli anni a venire il regista si sia intestardito a raccontare storielle romantiche all'insegna del patetismo e della nostalgia, se si fosse dedicato a tempo pieno all'horror "padano" (al quale tornerà solo due volte, con "Zeder" e "L'Arcano Incantatore"), forse oggi avrebbe potuto contendere lo scettro di "miglior regista horror italiano" allo stesso Dario Argento...
ma purtroppo è risaputo che i "se" non fanno testo, nemmeno al cinema...

che altro dire:
da vedere a tutti i costi!



Fonti:
Tante, troppe per citarle tutte.
Ultime 5 Visioni (Cinema/DVD):

The Manchurian Candidate (2004 - Jonathan Demme)
La Casa dalle Finestre che Ridono (1976 - Pupi Avati)
Sahara (2005 - Breck Eisner)
Il Ritorno del Monnezza (2005 - Carlo Vanzina)
Il Mistero dei Templari (2004 - Jon Turteltaub)



Rispondi al Messaggio | Indietro | Indice topic | Quota Testo | Vai su| Segnala ad un amico|Successivo


Casa Dalle Finestre Che Ridono   27/4/2005 15.24.43 (73 visite)   NEVERLAND
   re:Casa Dalle Finestre Che Ridono   27/4/2005 15.34.57 (18 visite)   Astrid84
      re:x Astrid84   27/4/2005 15.40.40 (15 visite)   NEVERLAND
   re:Casa Dalle Finestre Che Ridono   27/4/2005 15.38.17 (17 visite)   PeGgiORe
      re:Casa Dalle Finestre   27/4/2005 16.35.48 (15 visite)   p1ggy^
         re:x p1ggy^   27/4/2005 16.41.53 (12 visite)   NEVERLAND
   non ho letto tutto però   27/4/2005 17.7.55 (12 visite)   micetta73
      re:non ho letto tutto però   27/4/2005 17.41.2 (7 visite)   NEVERLAND
         re:non ho letto tutto però   28/4/2005 10.45.10 (1 visita)   micetta73 (ultimo)

Nick:
Password:
Oggetto:
Messaggio:

vai in modalità avanzata
                 


Rimani nel thread dopo l'invio


Ricerca libera nel sito by Google (Sperimentale, non sono ancora presenti tutti i contenuti)

Google
 



Clicca per leggere le regole del forum



Imposta IRCNapoli come homepage

Clicca per andare sul forum di prova.
IRCNapoli "Un racconto a più mani".
Mappa del forum

Visualizza tutti i post del giorno 28/04/2005
Visualizza tutti i post del giorno 01/08/2025
Visualizza tutti i post del giorno 31/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 30/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 29/07/2025
vai in modalità avanzata