Nick: Black 80 Oggetto: Andate a cagare, vi prego Data: 28/4/2003 20.18.24 Visite: 11
Molti padri non sono molto "professionali" nello svolgere il proprio mestiere (quello di padre). E a volte anche le madri. Così ci capita spesso di sentir dire loro:"ehi, ma hai finito di perdere tempo? quando ti metti a lavorare?". Dove "perdere tempo" signfica: studiare all'università, studiare la musica, studiare la pittura, la scultura, la spremitura a freddo del cazzo dell'olio d'oliva extravergine.... Allora, volendo tralasciare i casi in cui tali esternazioni sono motivate da repressione personale (un padre che non ha potuto o voluto studiare oltre la terza media, o spinge il figlio a farlo al posto suo, o reputa il compito impossibile anche per il figlio, a causa di una meschina forma di competizione), mi riferirò a quei casi in cui, a produrre questo tipo di osservazione paterna, è il concorso di altre circostanze. Il padre vecchio, quello cazzuto, con le mani callose, il ceffone prepotente, e la cadenza etnicamente inconfondibile, crede ancora che l'uomo vero sia quello che "fatica". E quelli che vogliono laurearsi sono tutte checche. Oppure, che la donna "femmina" sia quella che si "fa sposare" da qualche carrettiere, e vive felice e frustrata. Questo esempio, logicamente, è infimo. In quel caso ci vuole un cristiano con una forza d'animo così grande da fargli dire:"o cafò, pigl o 'ncul tu e sor't , io voglio studiare. Lavoro e mi mantengo gli studi, chiavt a mammt!". Ma spesso questo non succede. E i desideri dei figli vengono ammazzati (assieme alle loro vite) da genitori superficiali, spesso ignoranti, e dal cervello ingessato. Voglio dire, quella che ho presentato poc'anzi, è una situazione limite. Il mio intento era quello di ragionare su un altro tipo di situazione. Quella in cui succede che: la madre dice al figlio:"Senti, io avrei voglia di dirti una cosa. Ma questa laurea in filologia della prepuziologia interdentale, ti darà un giorno uno sbocco lavorativo? io credo proprio di no. Perchè non ti metti a lavorare, e ti costruisci un futuro?". E i ragazzi si lasciano sopraffare. Anche io l'ho fatto spesso, tutti ci siamo domandati (con buona ragione) se avessero ragione o torto, i nostri genitori, a dirci queste belle cose. La verità è che, a parte quello che è il buon senso, e la coscienza personale, un uomo dovrebbe cercare di salvarsi il culo. Vuoi fare anche tu il ferroviere? No? Allora rispondi:"si, io credo che ce l'abbia uno sbocco lavorativo, e anche se non ce l'ha non me ne fotte un cazzo. Non vuoi pagarmi la seconda rata? Bene, lavoro quel tanto che basta a pagarmela e fottiti nel culo". Non hanno il diritti di tarparvi le ali, i vostri genitori. Hanno la maturità e l'esperienza che voi non avete, ma non possono assolutamente condizionarvi (in senso negativo) tutto l'avvenire. C'è chi, preso da una sorta di coscienza da "bravo figlio" si passa la mano sulla coscienza (non ho mai capito come si fa) e osserva:"ma forse ha ragione, forse dovrei rinunciare ai miei sogni e mettere la testa a posto". No. Studiate. Per il bene del mondo, e dei vostri futuri figli. Cerchiamo di essere dei bravi figli, ma prendiamoci il nostro spazio. |