Nick: P_Escobar Oggetto: fine del welfare state Data: 11/11/2003 11.55.32 Visite: 40
mio nonno era sindacalista fiom/cgil, idem mio padre. ci tengo a precisare che erano operai metalmeccanici, delegati di fabbrica e non burocrati scaldasedie delle federazioni sindacali. il tuo post è davvero molto interessante e coglie con grande chiarezza una serie di punti topici. in particolare la questione che affronti è la fine del "welfare state". per comprendere cosa sia accadendo è necessario un piccolo passo indietro. alla fine della seconda guerra mondiale viene sancito un patto fra capitale industriale da un lato e classe operaia dall'altro. il primo rinuncia a tentazioni di reintroduzione del fascismo, il secondo alla rivoluzione. questi due grandi soggetti storici stipulano un patto che da vita nel corso dei decenni a una serie di diritti, garanzie, a forme aggiuntive di salario indiretto. l'equo canone, l'istruzione e il diritto alla salute gratuiti, sono dei "soldi virtuali" che vanno a sommarsi alla busta paga (o quantomeno a non essere detratti come voce di spesa dal bilancio familiare). l'introduzione della catena di montaggio e la nascita delle grandi unità produttive del triangolo industriale (ma non solo) da un'ulteriore accelerazione al processo proprio perchè crea una classe operaia senza specializzazione, fatta di elementi intercambiabili, addetti a mansioni seriali, semplici, ripetitive. l'intensità delle lotte che vanno dal cosiddetto aututnno caldo 1969 fino alla metà degli anni '70 produce le conquiste + alte della storia del movimento operaio italiano (contingenza, corso delle 150 ore, ecc. ecc.), ma rappresenta anche il momento di svolta. dal 1973 - 74 inizia il processo di ridimensionamento delle grandi fabbriche e di "esternalizzazione" dei processi produttivi. la fabbrica viene dispersa sul territorio, rendendo così impossibili delle forme di lotta molto efficaci come lo sciopero "a gatto selvaggio". nel 1978 all'alfa vengono introdotti i sistemi informatici digitron e robogate, la fabbrica cambia ulteriormente volto e diventa ancora minore il peso delle lotte operaie. la sconfitta dei 35 gg di occupazione alla fiat nel 1980 segna anche sul piano simbolico la fine di quel ciclo di lotte iniziato nel '69 e un forte ridimensionamento del "potere" dei lavoratori. com'è la situazione oggi? il dato + evidente è rappresentato dalla globalizzazione dei mercati, dalla fine della grande fabbrica, dal primato del capitale finanziario da un lato e dalla frammentazione della classe lavoratrice dall'altro. il patto sancito fra industriali e operai si frantuma, proprio perchè vengono vengono meno i suoi due contraenti storici. la società attuale non produce + solo lavatrici, frigoriferi e automobili, ma soprattutto comunicazione, merce immateriale e servizi. non produce a milano o torino per vendere a napoli e palermo, le dimensioni del mercato vanno ben oltre i confini nazionali. questo finisce per dare un potere enorme agli imprenditori, liberi di produrre dove la manodopera costa 10 volte di meno e vendere dove il mercato permette le migliori condizioni. tutto finito allora? ogni nuova fase del capitalismo sembrava aver chiuso una volta per tutte le velleità operaie di cogestione del processo produttivo. l'introduzione della catena di montaggio rendeva obsoleta la figura dell'operaio professionale che era una sorta di artigiano. però trasformare una massa di milioni di uomini in operai intercambiabili fece si che proprio in questa omogeneità la classe operaia trovasse il suo punto di forza più alto. siamo in una fase di transizione, la sinistra è in crisi perchè sono cambiate le figure a cui ha fatto storicamente riferimento. questo si riflette nel fenomeno che tu individui quando dici: i "padroni" vivono nel XXI sec. e i lavoratori nel passato. è verissimo, ma anche se per ora non si intravedono possibili scenari futuri che vedano i lavoratori di nuovo all'offensiva, sono assolutamente certo che la storia non è finita. le lotte transnazionali, il movimento no global, con tutti i limiti propri di un soggetto politico embrionale, stanno in qualche modo aprendo una riflessione sul mondo dei nostri giorni e fra qualche anno si sapranno individuare le forme di lotta più adeguate, che non siano retaggio di un passato glorioso ma improponibile. |