Napoletani al mare. “Portafogli” permettendo, chiaramente. Nel periodo estivo, quando i partenopei cercano un po’ di refrigerio nella brezza marina, o provano gusto ad arrostirsi al sole dopo essersi spalmati con creme abbronzanti che tengono lontani gli insetti (e spesso anche i vicini), le spiagge tornano a riempirsi di ombrelloni colorati. Variopinti, se si tratta di spiagge libere, ordinati e uniformi, uguali, nel caso dei lidi privati. Ma la differenza non si ferma a questo. Per coloro che preferisco restare in città, usufruendo dei tanti lidi disseminati lungo la costiera, resta da scegliere se preferire della spiaggia privata. La decisione tra un fazzoletto di spiaggia spesso “allo stato brado”, curato solo dai servizi comunali spesso carenti, dissetandosi grazie a qualche ambulante, e una porzione di sabbia ad “ingresso selezionato”, fornita di docce, bar, lettini ed ombrellini, chiaramente a pagamento. Tra queste due scelte, la spiaggia libera gestita da un privato: dove cioè la discesa è gratuita, ma c’è la possibilità di usufruire di alcuni servizi offerti da privati. Se questa soluzione “intermedia” viene spesso preferita dai giovani, i ragazzi e gli adulti si orientano rispettivamente verso le spiagge libere ed i lidi privati. I giovanissimi, spesso per evitare spese ritenute inutili, preferiscono arrangiarsi nelle spiagge pubbliche o addirittura stendendo un asciugamano sugli scogli, riducendo così al minimo il budget necessario per una giornata di mare. Cinque euro per un gelato ed una bevanda ghiacciata, e niente altro. Il discorso cambia radicalmente quando invece si prendono in esame le scelte degli “adulti”, che, potendo, preferiscono pagare per stare in un lido privato, dove poter passare una giornata in tranquillità, con tutti i servizi a portata di mano. Quando si hanno dei bambini al seguito, poi, la scelta è quasi obbligata. Grosso problema per chi è orientato, per necessità o semplice preferenza, a scegliere lidi privati è appunto la spesa da sostenere. A fine mese una “vacanza” passata sulla spiaggia a poche centinaia di metri da casa potrebbe essere costata come il tradizionale mese nella “casa al mare”. È difficile trovare un lido privato dove si spende, per un mese, meno di centocinquanta euro. A persona, chiaramente. Il che significa che una “famiglia tipo”, composta di due adulti e due bambini, andrebbe a spendere intorno oltre i seicento euro, se volesse affittare, oltre alla “discesa” ed al lettino, anche un ombrellone. Conti fatti tenendo conto degli sconti per gli abbonamenti mensili e le riduzioni per bambini. Una giornata tipo, in un giorno festivo come sabato e domenica, non costerebbe meno di venticinque euro. Extra e bevande escluse. Una spesa che, non si può negare, non tutti possono sostenere. A rendere appetibili i lidi malgrado i costi, però, i tanti comfort presenti, dal servizio ristorante ai servizi igienici, per finire con la pulizia della sabbia, di gran lunga superiore rispetto alle spiagge libere. Nelle spiagge libere gestite da privati, invece, il discorso economico cambia sensibilmente. È concesso scegliere tra portare da casa asciugamani, lettini e sedie (e c’è chi lo fa) da casa ed affittarle sul posto per la giornata. “Potremmo portare anche l’ombrellone”, dice una ragazza, “ma se lo facessimo, “qualcuno” cercherebbe di farci capire che è preferibile affittare sul posto. A volte per il quieto vivere si accettano anche certi compromessi”. Per il problema dell’acqua inquinata, invece, ognuno è corso ai ripari cercando di sistemare ove possibile la situazione. Uno degli impianti turistici più famosi della zona, dovendo fare i conti con mare non balenabile e sabbia inquinata, ha provveduto senza badare a spese: copertura sulla spiaggia e piscina per chi non sa resistere ad una bella nuotata. Comfort che, come è giusto che sia, è a pagamento. La scena cambia radicalmente spostandosi verso le spiagge libere, a pochissimi chilometri di distanza. Molti più ombrelloni, più caos e gente che preferisce la nuotata in mare. Poco importa che, all’ingresso del lido, sia in bella mostra il cartello “divieto di balneazione”.
ue' gianlù dimmi la verità, ma in quella foto..
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