Nick: KAMIKAZE Oggetto: LA POLITICA AI MIEI TEMPI Data: 17/3/2004 14.4.28 Visite: 119
Per un vecchietto come me, cresciuto negli anni '70, è normale dare alla politica un'attenzione che i più giovani non esiterebbero a definire esagerata. Nel decennio 70 - 80 e poi con intensità minore fino all 84 - 85, la politica aveva un ruolo totalizzante e omnicomprensivo. se ne parlava ovunque, c'erano sempre discussioni accesissime, che non di rado si concludevano con colluttazioni e mezze risse, anche in famiglia o tra amici. Ricordo mio padre che al solo sentire la parola fascista cambiava colore e me stesso che quando facevo qualche tarantella (ne facevo almeno 30 al giorno) e lui mi voleva picchiare, mi chiudevo nel cesso e da dietro la porta gli urlavo: sei un fascista, provocando la sua reazione furiosa e il mio soggiorno obbligato nel cesso di casa dei miei. Ricordo le visite del segretario della sezione del PCI di San Carlo all'Arena, che passava di casa in casa per parlare con i tesserati, convincere gli incerti, mettere a disposizione le strutture del partito per permettere, per esempio, a chi aveva gravi problemi di salute di farsi curare gratis da luminari iscritti al PCI. Tutti gli anni della mia infanzia e quelli della prima adolescenza li ho passati in una società fortemente politicizzata. Poi intorno alla metà degli anni '80 avvenne un repentino mutamento dello scenario. Nell'Italia pre tangentopoli cominciarono ad aumentare i consumi, gli italiani scoprirono le vacanze all'estero, la politica divenne una questione riservata agli addetti ai lavori e cominciò a manifestarsi un certo distacco fra questa e i giovani. Se negli anni '70 anche il ricco si atteggiava a povero, nell'abbigliamento quanto nell'ideologia. Gli anni '80 videro il rovesciamento di questa tendenza, anche se eri povero cercavi di assumere un'immagine da ricco. Risale proprio a quegli anni un importante fenomeno di costume legato all'universo giovanile: la comparsa dei paninari. Ricordo ancora gli innumeravoli furti (soprattutto a Milano) da parte dei ragazzini di periferia di timberland e monclair, il piumino simbolo di quella generazione. Io stesso negli anni '80 mi sono dedicato poco alla politica, preferendo il terreno delle controculture giovanili, soprattutto quelle legate alla musica e allo stile thrash, punk e successivamente skinhead. Il mio riavvicinamento avvenne nel 1989, quando il collettivo di occupazione del centro sociale tien'a'ment, di cui facevo parte, organizzo un'iniziativa contro la legge sulle droghe, nota col nome di Craxi, Russo, Jervolino. Da quel momento, complice anche le occupazioni della Pantera dell'anno dopo, ho ripreso per diversi anni l'attività politica. Una cosa però mi è subito balzata all'occhio: sono pochi i ragazzi che se ne interessano. La stragrande maggioranza individua nella politica una "cosa sporca" dalla quale si tiene alla larga. Voi come la pensate? |