Nick: ADP Oggetto: re:Sono Curioso Di Sapere Data: 20/3/2004 10.44.39 Visite: 55
è stato detto: io da queste persone che si dicono dalla parte della legge, vorrei sapere se non hanno mai fotocopiato un libro universitario, o se non hanno mai usato una cassettina falsa, neanche quando si era piccioli e i soldini scarseggiavano. vorrei sapere se ritengono giusto che solo le persone benestanti possano studiare all'università, o ascoltare musica e vedere film.
Vi sono diverse posizioni. C'è quella di chi dice "ok, ho scaricato un mondo di roba, ma agli effetti pratici riconosco che la legge è giusta, e quindi mi do un pizzico sulla pancia e cambio politica" (in verità molto difficile da trovare, in quanto i ragionamenti a riguardo sono quasi tutti, ovviamente, a convenienza dell'oratore di turno). C'è chi dice "ho scaricato qualcosina, per lo più cose che ho già in cd e che mi scocciavo di passare da wav a mp3, quindi per me sostanzialmente non cambia niente." C'è infine che dice "gli autori non parlano e non intervengono a nostra difesa, anzi, si fanno portatori di propaganda contro la pirateria, nonostante ciò io sostengo che a loro non dispiace se scarico le loro cose, ed inoltre quello che crea l'artista è anche mio, che lui lo voglia o no, ergo continuerò a scaricare". La questione dei libri fotocopiati, poi, nasce per un semplice motivo (nella maggioranza dei casi), e cioè, che in Italia (e al sud in particolare) lo studente universitario non riesce a prendere coscienza del fatto che è, appunto, uno studente, e che per studiare si deve sacrificare. Lo studente esce quasi tutti i fottuti giorni con gli amici, mangia fuori casa, si compra le sigarette e non si fa mancare niente. Ma avendo a che fare con molti prof stranieri (sto a lingue) posso assicurarti che all'estero (in Inghilterra e Irlanda almeno) gli studenti fanno calcoli semplici, del tipo "sono studente, sto investendo per il mio futuro. Mi serve quel libro, ok questa settimana non posso spendere una lira". Infatti, alcuni lettori stranieri della mia università, non ammettono assolutamente che si portino libri fotocopiati in classe, nonostante siano coscienti del prezzo dei libri. E quando qualcuno dice loro "eh professò, ma i libri costano troppo", sorridono pensando alle loro scarpe vecchie dalle suole rovinate, e a tutte le ristrettezza che hanno sopportato per diventare ciò che sono. Ultima cosa, i beni di lusso sono beni di lusso secondo la legge, non secondo il nostro parere personale, altrimenti sarebbe una giungla. Il discorso si pone in termini molto facili da comprendere, e cioè: c'è qualcuno che produce una cosa, e dice "questa cosa è mia, l'ho prodotta io, la vuoi?", e qualcuno che risponde "sì, la voglio, ma non te la voglio pagare". E' ovvio che se poi ti metti a parlare con chi il concetto di proprietà lo rifiuta a priori, un discorso del genere non lo potrà mai capire. Qui ci si stanno ricamando attorno un sacco di cose, di idee neanche troppo convincenti. La verità è che gli autori (io posso parlarti del settore del jazz, Gennaro l'ha fatto per il suo), come ho già detto, non solo non appoggiano chi duplica e scarica i loro prodotti, ma li prenderebbero volentieri a calci nelle gengive. Questo al di là di tutte le supposizioni di chi sente le cose, le immagina, spesso in un modo tutto favorevole. |