Mario, Alberto e gli Altri

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Nick: Franti
Oggetto: Mario, Alberto e gli Altri
Data: 6/5/2004 18.13.3
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1) Mario NEVERLAND:
Un bambino che ha fottuto il Tempo.
La concezione del tempo, man mano che si cresce, muta del tutto.
Da bambini si percepisce tutto con un’esattezza estrema, affilatissima, ma mancano le parole per raccontarlo.
Poi si cresce e l’evidenza di quelle sensazioni non si recupera più.
Ciò che manca molto a me è la sensazione d’indefinito che si ha quando si è bambini.
In quella fase tutto il Tempo è davvero davanti a te, sembra davvero infinito.
Poi, crescendo, si scopre che non è così.
Io ne vorrei ancora, di infinito, come allora.
Mario ce l’ha e percepisce tutto con un’esattezza estrema, affilatissima.
E ha le parole per raccontarlo.
La sua faccia bianca a volte è invisibile, come quella di di coloro che non vogliono apparire.
Ma quando ride ti spezza e ti lascia spiazzato.
Lo immagino tra dieci anni con suo figlio Piero, che mi dice:
"E’ un pazzo scatenato. Sono innamorato di questa creatura: a giugno finalmente mi sposerò, anche per lui. Sto con la mia ragazza da tre anni, credo sia un passo importante e necessario della nostra vita: Piero sta crescendo e prima o poi si chiederà cosa succede e chi sono quei due che si ritrova intorno. E quando gli mostrerò una foto mia e tua, caro Pieruzzello, spero che, in cuor suo, vorrà diventare come noi.".
Allora io gli dirò:
"Cazzate, Maruzziè, cazzate.! Che cazzo abbiamo concluso? Conta ottenere qualcosa e non ciò che considero il bene. La libertà? È l’ossessione dei paranoici. Credono di essere solo due: loro ed il mondo. Io non voglio cambiare il mondo, ma solo cercarmi un posto al suo interno. Amo giocare e non voglio rimanere fuori squadra. Hai capito sì o no?".
E lui mi risponderà, con sorriso sarcastico:
"Bravo! E in pratica io cosa ti ho detto da dieci anni a questa parte?"

2) Alberto pearl_jam
Alberto sembra fermo lì, in uno scorcio di inizio primavera che sembra tenero ed imbronciato a rovesci. Per quanto stropicciato dai suoi mali, che gli hanno scavato trincee nel corpo e striato l’anima, Alberto non è mai in cattiva forma: debole, questo si, ma lucido e con voce ferma, integro.
E’ una persona dall’incredibile umanità: ha un’eccentricità stratosferica, il candore e l’entusiasmo di un bimbo, le intuizioni e la perspicacia di un genio.
Come farà dopo quello che ha passato?, spesso mi chiedo.
E lui sembra rispondere:
"Piè, forse tutto questo è naturale. Come puoi trovare te stesso se non ti perdi? Come puoi rinnovarti se non invecchi? Devono esserci picchi ed avvallamenti, altrimenti la vita è noiosa".
Lo prenderei a calci in culo per la rabbia.

3) Mary
"Nella religione greca, le Erinni erano divinità infernali, figlie della Terra che era stata fecondata dalle gocce di sangue cadute dal membro reciso di Urano. Inizialmente il loro numero è indeterminato; poi si viene precisando in tre: Aletto, Tisifone, Megera; la loro dimora è negli Inferi e vengono rappresentate, nell’iconografia tradizionale, con i serpenti tra i capelli".
Mi viene in mente questo brano della Teogonia di Esiodo al cospetto di Mary..
Mary è l’immagine vivente di una Erinni: il corpo da greca, i lunghi capelli ricci, il viso affilato e sofferente, la bocca appena carnosa.
Lei che decide di non uscire più di casa. Lei che si morde la lingua quando sorride. Lei che odia e ama sua madre. Lei che giustifica suo padre. Lei con i dolori al ventre dopo aver fatto l’amore. Lei che non dice mai bugie. Lei che vince un concorso per chi dice più in fretta "non ti amo più" e poi getta via il premio e riama. Lei che scrive cose e poi le nasconde. Lei che sa di essere speciale.

4) Serena Nenna
Una volta ho creduto di essermi innamorato di lei.
Anzi, mi sa che mi sono innamorato per davvero.
La vidi mezza volta, più di quattro anni fa, ad una fermata della Cumana.
Da allora non l’ho più rivista.
Spesso ho pensato a lei.
Sembra una giovane ed emancipata rampolla benestante che vive a Londra, nel quartiere più modaiolo d’Europa.
Carina, quasi anoressica, credo pettegola quanto basta, amata dalle donne e desiderata dagli uomini.
Di professione "mantenuta dai genitori", mi verrebbe da dire.
In verità è lei che mantiene un po’ di "cose".
Ma non lo lascia trasparire.
Io spesso la immagino vivere le giornate all’insegna del divertimento: tra colossali sniffate di coca, lattine di birre, concerti, partyes, shopping ai mercatini dell’usato e con le amiche del cuore, mentre chiacchiera e spettegola con loro.
Ma il tutto per nascondere qualcosa che non vuol far vedere.
Credevo avesse solo due certezze nella vita, ma non le ricordo più.
Tutto il resto è marginale.
Sembra essere colei che, come me, non sopporta i rapporti protetti.
" Non mi piacciono i preservativi. Ho nostalgia dell’epoca in cui, dopo il sesso, gli uomini si pulivano l’uccello sulle tende ed era finita lì".
Così sembra che dica.
Ma in fondo Serena rivendica solo la propria evanescenza, la voglia di vivere "così come vuole" la sua libertà.
Di essere per sé e non per qualcosa che non fa.
Che peccato non averla più vista.
Poteva essere la donna della mia vita?
Non lo so.

5) Rosario Chelsea P_Escobar
Sembra dirmi:
"L’ultima cosa che puoi fare per il mondo è migliorare te stesso. Credo che la cosa più coraggiosa che si possa fare oggigiorno al mondo sia essere felici".
Lui ci prova.
Non so se ci riesce.
Quando immagino lui che mi dice questa frase io non capisco perché Rosario voglia dirmi quelle parole, ma in quei momento gli voglio bene.
Anche perchè so che è uno sforzo il suo.
E’ di Sinistra. Un Comunista, dice.
In un certo senso è anche lui un prodotto.
Come un succo d’arancia con il marchio della Fanta.
Il suo marchio è quello della sinistra.
O del Comunismo.
Ma lui lo sa. E ne è fiero. A ragione.
E’ vivo. Senza un cazzo da fare, forse. Sopravvivere credo si chiami.
Lasciarsi scivolare senza aspettarsi niente.

6) Gennaro Siddartha
Un tipo originale.
Non lavora, non fa nulla.
Suona.
Sono certo che se Gennaro fosse nato con gli occhi azzurri, la sua vita sarebbe stata completamente diversa.
Sarebbe finito all’università, avrebbe messo su famiglia e adesso lavorerebbe in banca.
Forse uno dei pochi a conoscermi veramente.

7) Flora Roxanne.
Non si nasconde mai dietro ad un dito e crede che quello che accade intorno è il frutto di quello che lei stessa ha creato; non andrà mai in giro a cercare responsabili.
Questo penso di lei.
Pur se so che lei sa che da un po’ di tempo, tutte le sue "cose migliori", sono diventate "ex cose migliori".

8) Marisa Musica.
Una persona speciale. Non solo per me. Ma speciale speciale.
A me ha insegnato il concetto che le persone dovrebbero capire di essere vive e che la vita gli appartiene.
Non possono essere nient’altro da quello che sono.
Ci sforziamo ogni giorno di cambiare noi stessi e di cambiare gli altri: non è assolutamente il caso.
Vive una sorta di suo "male naturale" con una leggerezza che spiazza.
Marisa non ha un’ossessione, o meglio la sceglieva lucidamente: decide coscientemente di vivere come una psicopatica sana di mente.

9) Armando Evi|arma.
Mi ricorda un romanzo di William Burroughs, "Il Pasto Nudo".
"…Mi risvegliai dalla malattia all’età di 45 anni, calmo e sano di mente, o in salute ragionevolmente buona salvo che per un fegato indebolito e quell’aria di carne presa a prestito comune a coloro che sopravvivono alla Malattia…".
I romanzi di Burroughs sono talmente bizzarri ed arcani che ci si aspetta sempre che possa accadere qualcosa di molto simile; i personaggi svaniscono e riappaiono inspiegabilmente.
Non sai mai cosa puoi aspettarti da Armando.

10) Sergio \\Wappo.
Alto, capelli scuri, che porta molto lunghi e pettinati all’indietro. I capelli sono fini come la seta; gli occhi grandi e luminosi.
Il naso è lungo e diritto ed i tratti del volto assai delicati, nonostante un carattere austero per finta. A volte è pallido, esangue, dalla pelle piacevolmente olivastra. G
La cosa più bella di lui? Quando guarda qualcuno sembra in grado di leggerne i pensieri.
Non segue la moda, ha un suo stile.
Ha un carattere assurdo, in verità, uno di quelli che chissà come non riescono a godere del rovinare le vite altrui.
Ha una strana malinconia del cazzo, un po’ come me, di quelle impenetrabili, che mettono a disagio.
Indaffarato dietro a chissà che cosa, cattivo e generoso, nel contempo, verso pochi.
Indifferente verso molti.

Eccoli qua.
Mi piacerebbe andare in un "Posto" con loro.
E dimenticarmi delle "Vecchie Cose".
Tanto quelle torneranno.
Ma in quel "Posto" per loro, per "Quelle Cose", non ci sarà spazio.
Ne sono sicuro.

Vittorio Emanuele

P.S. - Le descrizioni sono frutto di collage relativi a "cose mie" e non solo.