Nick: Buendia Oggetto: la difesa della vita Data: 4/2/2008 17.6.29 Visite: 435
da due giorni tiene banco un fatto nuovo che viene dal passato o che al passato ritorna. i termini strettamente scientifici della questione sono in mano e nella coscienza degli addetti ai lavori, medici ginecologi e neonatologi che collaborano alla stesura di un documento in cui si afferma la possibilità di prestare assistenza a scopo di rianimare i feti abortiti. anche se ciò si scontrasse con la volontà della madre che, evidentemente, decide che quel figlio non vuole o non può tenerlo. un feto può sopravvivere ad un aborto se questo è praticato dopo la 22a settimana di gestazione ma l'immaturità dell'apparato respiratorio e del snc rappresentano dei limiti obiettii allo sviluppo di una porsona cosiddetta normale. ora, all'etica individuale è affidata la volontà di crescere un figlio con malattie più o meno invalidanti e difatti c'è chi sceglie di mettere al mondo un bambino down e chi questa prospettiva non la contempla. questa è una forma di libertà incontestabile e non si può conoscere la volontà del nascituro. una citazione (gibran): i figli non appartengono ai genitori. è dunque corretto opporsi alla volontà di chi un figlio sceglie di non metterlo al mondo? sono però i genitori quelli a cui si chiede l'assenso all'espianto degli organi o quelli che lottano perché non ci sia accanimento terapeutico nei confronti di un figlio cerebralmente morto. quelli che ne difendono la dignità. ecco una parola che scompare dal discorso. la dignità della vita. non si può difendere la vita e tacere del fatto che la vita deve essere dignitosa, per i nuovi nati e per gli ottuagenari. per gli immigrati che lavorano i nostri campi e abitano in dieci in un bilocale. per chi un figlio lo vorrebbe ma deve fare i conti con i conti da pagare a fine mese. un popolo civile accoglie la vita, dicono dalla santa sede. ma quale vita, dico io. |