io sono un obiettore di coscienza.
ed opero questo distinguo:
l'aborto terapeutico lo intendo deontologicamente praticabile quando, come nel caso in esame, il feto ha gravissime malformazioni incompatibili con la vita extrauterina, ma intendendo per vita extrauterina una qualunque forma di vita senziente.
allo stesso modo sono favorevole all'aborto terapeutico, quando il feto morto minaccia la vita della gestante.
il principio di difesa della vita umana in tutte le sue forme ed espressioni però significa che l'aborto finalizzato all'interruzione di una vita per un qualsiasi motivo è un crimine.
ora cosa s'intende per vita? a che stadio dell'embriogenesi si può parlare di vita?
per me l'embrione stesso definisce la vita, in esso sono già presenti quei geni deputati al principio di conservazione della specie e pertanto va difeso.
una donna che abortisce muore assieme al suo feto, questo è un dato di fatto, quindi non è un crimine verso la specie, ma un crimine contro se stessi innanzitutto, assimilabile al suicidio.