....Napoli
fonte: www.inchiostroonline.it
Sono solo 7 le piscine che si dicono pronte a ospitare i disabili
A Napoli i disabili restano fuori dalle piscine. Il 73% degli impianti natatori non sono dotati delle attrezzature necessarie per consentire l'attività ai diversamente abili. Su 26 strutture contattate solo 7 si dichiarano dotate di rampe d'accesso, gru per facilitare l'ingresso in acqua, accompagnatore in vasca e spogliatoi adeguati. Gli altri 19 centri sportivi rappresentano vere e proprie barriere architettoniche. La legge prevede un solo obbligo per i gestori: rendere accessibili gli impianti ai disabili. Gli ulteriori interventi sono determinati dalla sensibilità dei responsabili. Solo il 27% delle società che gestiscono gli impianti si sono attivate per offrire questo servizio.
Dei 7 impianti che hanno aperto le porte ai disabili, 4 si trovano a Napoli e 3 in provincia. Dalla piscina comunale "Acqua Chiara" di Pomigliano D'Arco al centro sportivo di Sant'Antimo, passando per il "Centro Ester" di San Sebastiano al Vesuvio. Una quota molto bassa considerando il potenziale bacino d'utenza regionale. Chi risiede a Napoli, invece, ha un ventaglio di scelta leggermente più ampio: il "Circolo canottieri", il "Poerio", la piscina "Acqua Chiara" e il "Centro Ester" a Barra.
Singolare il caso della "Scandone" di Napoli, l'unico impianto campano dotato di una vasca da 50 metri, in grado di ospitare campionati italiani di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato. Si sono svolte qui, tra sabato e domenica, le qualificazioni alle Paraolimpiadi di Pechino. Per l'occasione la piscina è stata attrezzata per permettere il regolare svolgimento delle gare. Negli altri giorni dell'anno, invece, non si accettano le iscrizioni di ragazzi disabili.
In alcuni casi le barriere sono invalicabili: porte girevoli all'ingresso, scalini per accedere all'impianto e alla vasca, piscine al primo piano con ascensore rotto. Nel caso poi del complesso polisportivo "Collana" la piscina è attualmente chiusa.
Difficile da decifrare la situazione delle 7 piscine date in gestione dal Comune di Napoli al Coni. La predisposizione delle strutture varia a seconda dell'interlocutore. Se a chiamare è un giornalista 6 impianti su 7 dichiarano di poter accogliere dei disabili. 3 di questi, però, non accettano iscrizioni di ragazzi diversamente abili o per la presenza di barriere architettoniche o per la mancanza di personale specializzato.
Restano dunque davvero poche le speranze di nuotare per chi presenta handicap fisici. Eppure "lo sport come aggregante risulta essere fondamentale per una collocazione nel tessuto sociale". A dirlo è Augusto Barone, medico e consigliere regionale del Comitato paraolimpico del settore nuoto che sottolinea la valenza fisica e motivazionale delle attività sportive.
I risultati ottenuti da atlete come Imma Cerasuolo confermano le parole di Barone, medico accompagnatore della Nazionale paraolimpica. La ventisettenne nuotatrice napoletana, dopo aver perso l'uso del braccio destro, è riuscita a vincere l'oro nella specialità delfino e l'argento nei 200 misti alla Paraolimpiade di Atene nel 2004. "Purtroppo nel Sud e in Campania - sottolinea Cerasuolo - abbiamo ancora una mentalità molto arretrata e poca sensibilità nei confronti delle persone diversamente abili. Io ho avuto la fortuna di nuotare in un centro riabilitativo e non ho trovato nessun tipo di impedimento, ma so bene quanto sia difficile per gli altri disabili avvicinarsi a questo sport".
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