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Nick: micetta73
Oggetto:  intervista + recensione
Data: 24/1/2009 12.58.14
Visite: 101

questa è la matrice che ho mandato in redazione, l'ultima frase della recensione è poi stata risistemata, non so in che modo di preciso, l'articolo l'ho solo visto e non l'ho ancora letto stampato.




Un Macbeth in abiti moderni quello messo in scena dal Gabriele Lavia la settimana scorsa al TCVI, che ha sfruttato non solo il palco ma parte della fossa per l’orchestra smontata per l’occasione. Quello di Lavia è molto più che un semplice amore per il teatro: è esserci. Non è spettacolo, è vita, è rappresentazione scenica dell’animo umano che non si vuole spiegare perché ha dei lati troppo oscuri che se lasciati liberi portano alla pazzia. Lavia sfrutta i costumi per fare linguaggio come le scarpe con la para sotto o i cappotti con le spalle larghissime, per suggerire l’idea di un uomo e una donna che oltre a non sapere nemmeno come sedersi sul trono, si elevano per finta, analogo a quello che Ejzenštejn utilizza nel suo film "Ottobre" quando mostra più volte Kerenskij che sale sempre le stesse scale e gli accosta un pavone meccanico. Come si sa, i personaggi di questa tragedia sono moltissimi e gli attori devono interpretare più parti: grande importanza viene data alle tre streghe, presenze costanti anche quando le tre attrici vestono i panni di ragazzi o di cameriere, suggerita da tre fuochi che per autocombustione si accendono nelle loro mani.

Nel testo "Shakespeare, genesi e struttura delle opere" di Giorgio Melchiori viene spiegato che nonostante la tragedia sia ricchissima di personaggi e sia anche la più breve, la struttura di tempo e luogo è un po’ rarefatta, ci spiega come si rapportano queste caratteristiche tra di loro agli occhi dello spettatore?


Gabriele Lavia: "il teatro si svolge in un luogo che è il luogo del teatro,cioè il luogo dove accade l’azione. E’ un testo, che se vogliamo analizzare sotto questo punto di vista, si svolge sempre in quell’ora notturna in cui nella tradizione umana le cose buone del giorno si assopiscono e i neri agenti della notte cominciano a predare: siamo in quella strana ora che è un’ora interiore, però per il teatro è trascendenza pura, un attraversamento di sé, è una notte che è dentro di noi."


La crudeltà di questa tragedia è molto più che semplicemente bellicosa: Lady Macbeth rimprovera al marito di non essere abbastanza diabolico e ambizioso, dice che sarebbe disposta a strapparsi il neonato dal seno e ucciderlo se solo l’avesse giurato: chi sono le Lady Macbeth di oggi?


"Lady Macbeth è una donna molto ambiziosa con una forte volontà, una virago che spinge il marito a commettere l’azione che darà il potere ma non la certezza. Macbeth è un uomo condannato a fare, fare, fare proprio perché vive nell’incertezza di essere, che è il tema della tragedia."



Nel secondo atto c’è il soliloquio del portiere in cui si fa riferimento al processo della congiura delle polveri…


"L’ho tolto."


Si! Come mai?

"Non mi interessava."


…lei dice che la parola è corpo. In virtù di questo che esperienza è stata per lei lo "s-doppiaggio" tra la propria voce e il corpo di un altro attore, per di più che indossa una maschera, nel film " V for vendetta ", di impostazione molto teatrale, che tra l’altro è ricchissimo di citazioni riferite a questa tragedia?


" E’ vero! Mah sa,il film l’ho doppiato in un lunedì di riposo!"


Tutto un film in un lunedì di riposo!?


" Si! Non c’era il problema del sync, è stato molto semplice. E’ un bellissimo film tra l’altro e il regista era molto contento di come l’avevo doppiato."
Nel ’74 lei interpretò per la televisione l’ "Adelchi" del Manzoni. La televisione fino agli anni ’80 ha prodotto teatro. La gente guardava volentieri queste opere. Come mai oggi si investono milioni di euro in fiction con personaggi miseri che chiamano attori e non si investe in teatro che sicuramente costa di meno ? Perché questa manipolazione del gusto del pubblico secondo lei?


"Perché la televisione è uno strumento del potere, molto semplice."


Ma è un potere molto stupido se sacrifica il teatro…


"Si, ma è più facile governare degli imbecilli o delle persone che pensano, secondo lei? E’ tutto qui!"


Si dice sempre che la televisione ,il cinema, sono finzione, Ciò che è finto non può essere vero in quanto esiste realmente? Cos’è che è finto?


"Ma fingere non vuol dire mentire: vuol dire mettere in opera. Tutto è finzione: io fingo una statua, la metto in opera. Il teatro è finzione perché io metto in opera qualche cosa. Anzi, per dire la verità bisogna fingere: se io ora dico che 2x2 fa 4, con la voce fingo un’operazione matematica. Nell’uso corrente ed errato dell’italiano, che ormai non conosce più nessuno, si usa il termine finzione in maniera errata."


"La vita non è che un’ombra che cammina; un povero attore che si pavoneggia e si agita per la sua ora sulla scena e del quale poi non si ode più nulla: è una storia raccontata da un idiota piena di rumore e furore che non significa nulla". Rapportando una frazione di tempo che può essere un’ora come tutta una vita al concetto di eternità allora è attore anche chi non lo è?


"Shakespeare in quel momento sta parafrasando ciò che nel medioevo Erasmo da Rotterdam dice: che infondo tutto il mondo è palcoscenico e gli uomini sono degli attori e che a volte al grande direttore di scena, Dio, piace far cambiare la maschera. Per cui quella del re la fa indossare al mendicante e viceversa. Subito dopo, Shakespeare dice che è la storia raccontata da un idiota: è la più grande bestemmia che si sia mai sentita proferire perché se la vita è la messa in scena di Dio, allora Dio è idiota. Lui questo dice, moltissimi non lo capiscono ed è il punto più alto e tragicamente blasfemo di Shakespeare: non ha nulla a che vedere con la poetica del teatro, del palcoscenico, è unicamente una parafrasi di Erasmo da Rotterdam nell’ "Elogio della follia", il momento in cui è evidente che Shakespeare sta scrivendo la fine del mondo."


Lei dice: I Cristiani chiamarono comunione il dono del corpo di Cristo. Così l’attore dona il suo Essere-Corpo. Secondo lei è possibile che le religioni abbiano una tale influenza sui popoli perché il rituale ha una spettacolarità di cui l’uomo non può fare a meno?


"Beh ma il teatro è venuto molto prima della religione cattolica!"


Si, ma in generale?


"Beh comunione e comunicazione sono la stessa cosa: è necessaria per questa comunione una particola che sia corpo nello stesso modo in cui noi due stiamo comunicando e il corpo è centrale. Purtroppo nella nostra cultura il corpo femminile per esempio è stato represso e ora si sta liberando con dei camuffamenti e atteggiamenti maschili…"


Ma non c’è un’attenzione malata? Cioè il corpo è più importante, bisogna essere così senò non sei degno di essere guardato, senò non rientri negli schemi…

"Questo fa parte della deformazione dei mezzi di comunicazione di massa che ci vogliono tutti uguali, chi riesce a salvarsi si salva ma quasi nessuno ha gli strumenti per salvarsi."


In inglese la sala operatoria si chiama theater, così come il teatro anatomico, un luogo dove si osserva un evento scientifico che spesso ha una connotazione truculenta. Sappiamo da sempre che le guerre sono inutili, se il teatro è vita, e la vita è tutt’altro che inutile, perché si dice teatro di guerra?

"Teatro è una parola composta da altre due: tea, sguardo e drao, fare. Quindi in realtà vuol dire azione sotto lo sguardo, che non è la vista: è lo sguardo, quello che da dentro il veduto ti guarda…"


Oddio…


"Io ti vedo ma anche ti guardo, cioè scorgo ciò che da dentro di te mi guarda e allora dico: è simpatica, antipatica, falsa, autentica , tante cose mi guardano da dentro di te e sotto il mio sguardo poi ti vedo e vedo cosa sei, ma guardo anche quello che tu sei."


Di solito le nostre interviste finiscono con una domanda in cui chiedo quand’è che un artista è compiuto…


"Mai!"


oltre a questo, però, vorrei chiederle anche chi è un artista.

"… non lo so… uno che si occupa di arte… non so… un povero malato di mente… non ho una risposta… forse non c’è nemmeno una domanda…"


Quindi se non si sa chi è un artista non si può nemmeno chiedere quando sia compiuto…


"Certamente: ammesso che esista, un artista per statuto non può essere compiuto perché se è compiuto è finito."









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