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Nick: Landscape
Oggetto: re:Un vostro parere.
Data: 16/2/2009 13.16.18
Visite: 88


Guarda, io posso riportarti la mia esperienza.
Rivedo me stessa, quella di due anni fa, nella situazione che hai descritto.
Ero fidanzata da più di due anni con un ragazzo che credevo fosse quello della mia vita. Ci amavamo molto, andavamo anche d'accordo su quasi tutte le cose, pur essendo diversi caratterialmente (lui era estremamente istintivo, "o tutto bianco o tutto nero", orgoglioso, testardo, io l'esatto opposto). Però si andava d'accordo fin quando ci si spiegava le cose, e anche se non ci si chiariva fino in fondo c'era sempre il sentimento a ricucire tutto.
Dopo due annetti la cosa cominciò a non bastare più. L'amore mi aveva resa una specie di moglie, di mamma, impeccabile sotto il punto di vista affettivo, sempre pronta ad ascoltare, a prendersi cura dell'altra persona, a soprassedere su tutto. Ma poi arrivò un momento in cui venne a mancarmi un po' della forza e della pazienza che mi avevano sostenuta fino ad allora. Avevo bisogno di mettere un po' di ordine nella mia vita, e avevo bisogno di spazi che fossero soltanto miei (facevo tutto col mio ragazzo, condividevamo ogni cosa, anche quelle che in teoria ci dividevano, come il diverso percorso di studi). Cominciai a crearmeli, andando a vuoto all'università soltanto per vedere gente, facendo passeggiate da sola, spegnendo il cellulare, facendo telefonate in meno, insomma in tanti modi cominciai ad essere meno presente e a ritagliarmi del tempo per me stessa. Non lo facevo per cattiveria, volevo capire. Però il mio ragazzo non accettava il fatto che non potesse aiutarmi a capire, si era convinto di essere lui la causa del mio cambiamento, e siccome per lui ogni effetto ha una causa ben precisa si era messo in testa di individuarla ed estirparla per farmi tornare quella che ero stata sempre in due anni, cioè allegra, spensieratissima, oltremodo tenera e affettuosa, apprensiva, ecc.ecc. Quando per lui cominciò a diventare un'ossessione, cominciò a diventarlo anche per me. Sentivo che dietro ogni suo atteggiamento c'era la costante paura di non sapere, e quindi anche i momenti che potevano essere vissuti con la spensieratezza più autentica erano tutti intrisi di uno sguardo interrogativo, e la domanda sempre pronta era "a cosa pensi?". Se dicevo "niente", e magari davvero non stavo pensando a niente ma guardavo il cielo a pecorelle o semplicemente ero malinconica e lo tenevo per me, perché sapevo che poi sarebbe passato, lui non capiva, e si arrabbiava, e cominciava a fare domande su domande, e insisteva, e più insisteva coi suoi atteggiamenti più io mi chiudevo a riccio, per due motivi:
1) avevo cominciato a pensare di avere veramente qualcosa che non andava, visto che lui non faceva che ripetermi e farmi capire che non ero più la stessa persona;
2) mi sentivo violata nell'intimo della mia solitudine, forzata o involontaria che fosse.

non volevo lasciarlo, volevo riprendermi da sola le mie energie. pensavo di non amarlo più, ma in realtà volevo soltanto darmi il tempo e la possibilità di comprendere quanto fosse basato sulla roccia il sentimento che tutti e due chiamavamo amore.
mi presi la cosiddetta "pausa di riflessione", che durò un giorno perché sapevo che non avevo bisogno di nessuna pausa.
la situazione precipitò un mese dopo, da un giorno all'altro, quando dimenticammo entrambi la ricorrenza del nostro "mesiversario", alla quale lui teneva moltissimo e alla quale, agli inizi, tenevo anch'io.
da allora fu lui a chiudersi, io finii per chiudermi ancora di più dopo che avevo fatto buoni passi per "riprendermi" e dopo una settimana di pseudopausa lui mi chiese di incontrarci e mi lasciò.
quello che durò poi da allora per i quattro mesi successivi è stato il periodo più brutto della mia vita, e tuttora se ci penso ci sto malissimo. non ho mai sofferto tanto come allora, e la cosa che ancora adesso mi fa soffrire è il non sapere perché un rapporto che, per noi e per tutti, era indistruttibile, è finito da un giorno all'altro senza nemmeno un motivo preciso.
per lui fu che aveva paura che io fossi cambiata, mi sentiva diversa, disinnamorata, e che non poteva vivere il rapporto con l'angoscia di essere stata con una persona che non era quella che pensava che fosse. per me, invece, è stato che dopo due anni nei quali ci siamo dati tanto tempo solo per i momenti belli e gioiosi, siamo caduti al primo soffio di vento.
parlando con una persona esterna molto più profonda di me e di lui, persona che ha tentato di aiutarci perché ci vuole anche molto bene, seppi che secondo il suo parere A. era rimasto legato all'innamoramento, al sentimento iniziale, io invece ero maturata prima e i miei sentimenti erano sfociati in un amore più consapevole anche dei suoi difetti, ma più profondo.
io sapevo benissimo che era così, e mi sono dannata per mesi per via dell'impossibilità di dimostrargli quanto l'amassi, di farmi credere, di farmi dare fiducia, di darci la possibilità di ricominciare con presupposti più maturi e consapevoli.
io ho sbagliato a lasciarmi sfuggire la situazione dalle mani, sicuramente. se mi fossi lasciata condizionare di meno, mentalmente ed emotivamente, dalle pressioni esterne, sono certa che avrei gestito diversamente il tutto e non avrei fatto soffrire così tanto il mio ex.
non me la sento di darti un consiglio, come vedi probabilmente la mia storia è radicalmente diversa da quella tua, però se c'è una cosa che mi sento di dirti alla luce di quello che ho vissuto io è di stare attenta a non perdere il controllo della vostra storia per un momento di instabilità.
il mio momento di instabilità si è trasformato, allora, in un collasso di entrambi. e soltanto dopo ci si rende conto di quanto poco importi che la causa risalga all'uno o all'altro componente della coppia: ti accorgi che, se foste restati uniti e se ad uno fosse mancata la forza l'altro l'avesse messa per entrambi, il peso del problema si sarebbe pressappoco annullato, con la pazienza e il sentimento di base.
se io potessi tornare indietro, ancor oggi, penso che avrei sostenuto molto più fortemente la necessità di non cancellare, per un momento difficile, tutti gli altri. perché soltanto dopo spesso ti accorgi che quel momento difficile non è altro che un momento di crescita, un elemento nuovo ma positivo che, se affrontato con la dovuta cura, può trasformarsi in qualcosa di importante per entrambi, per una consapevolezza più matura di ciò che si ha e non solo di ciò che manca (che spesso salta molto più facilemente agli occhi assetati).
se fossi al posto tuo attenderei, e parlerei apertamente con il mio ragazzo, comunicandogli tutti i dubbi che ho e confrontandomi in maniera limpida con lui. sembra una sciocchezza ma è da lì che parte tutto ciò che viene dopo, che sia piacevole o meno.
scusami per lo sproloquio ma è un argomento al quale io sono molto sensibile, e ti faccio il mio in bocca al lupo per tutto, sperando di esserti stata almeno utile nel chiederti di non sprecare, per te stessa e per la persona che hai accanto, nessuna possibilità.


Occorre avere un po’ di caos in sé per partorire una stella danzante.




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