Nick: Franti Oggetto: x Squalo e DOCET Data: 4/9/2004 20.58.24 Visite: 23
L'associazione PeaceLink, in occasione della visita italiana di Vladimir Putin ha messo a disposizione su internet un "libro nero" di 68 pagine per denunciare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e le fosse comuni della Cecenia. Il testo e' stato realizzato da Carlo Gubitosa, il segretario dell'associazione, testimone oculare della seconda guerra in Cecenia. Nell'estate del 2000, Gubitosa ha visitato la Cecenia e i campi profughi dell'inguscezia, realizzando un dossier che oggi viene riproposto in una versione approfondita e attualizzata fino alle recenti elezioni politiche che si sono svolte in Cecenia il 5 ottobre scorso. Tra le novita' nel dossier rispetto all'edizione del 2000 segnaliamo documenti e testimonianze in merito a: 1) La scoperta conclamata e documentata di FOSSE COMUNI in Cecenia, su territori controllati dall'esercito della Federazione Russa. (pag. 42) 2) Le denunce di torture subite DAI MILITARI RUSSI nelle loro caserme ad opera dei loro superiori. (pag. 34) 3) La pressione esercitata dalla Russia e da altri paesi contro la Commissione Onu per i diritti umani, che negli ultimi due anni ha impedito l'approvazione di una risoluzione sulla Cecenia. (pag. 48) 4) La serie ininterrotta di denunce contro le violazioni dei diritti umani in Cecenia formulate da altri soggetti del diritto internazionale come il Consiglio d'Europa, il Parlamento Europeo, il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dalle Organizzazioni Non Governative come Memorial, Human Rights Watch, Amnesty International e l'associazione per i Popoli Minacciati. (pag. 49) 5) La manipolazione dei risultati del censimento in Cecenia per occultare la gravita' delle perdite tra i civili. (pag. 45) 6) La campagna mondiale di Amnesty International per il rispetto dei diritti umani in Russia (pag. 45) 7) La censura operata dal governo Russo sulla Organizzazione Non Governativa "Madri dei Soldati di San Pietroburgo" dopo il ritrovamento di preghiere e crocifissi nella sede della Ong. (pag. 50) 8) Le contestazioni al referendum del marzo 2003, che ha approvato una costituzione cecena che concede al Cremlino il potere di sciogliere parlamenti liberamente eletti dai ceceni. (pag. 47) 9) Le violenze compiute contro alcuni candidati alle elezioni presidenziali dell'ottobre 2003 e la conseguente rinuncia alla competizione elettorale di quattro candidati su un totale di undici. La chiusura di emittenti radiofoniche e televisive che appoggiavano gli avversari di Ahmed Kadyrov, il candidato appoggiato dall'amministrazione Putin e divenuto in seguito l'attuale presidente della cecenia. (pag. 51) 10) Le denunce di Amnesty International sul progetto di oleodotto Baku-Tblisi-Ceyhan, che rischia di avere serie conseguenze sui diritti umani per migliaia di persone che vivono nelle regioni interessate. (pag. 20) La storia: CRONOLOGIA DELLE DUE GUERRE IN CECENIA - 1989/2000 A cura di Carlo Gubitosa. 1989-1991 Con la caduta del muro di Berlino, inizia un processo di disgregazione dell'Unione Sovietica. Diversi territori dell'Unione proclamano la loro indipendenza e l'autonomia dal governo centrale di Mosca. Il 23 novembre 1990 iniziano in Cecenia i lavori di una conferenza nazionale. La conferenza si svolge nella capitale cecena, Grozny, dove si riunisce un gruppo di delegati in rappresentanza di tutti i gruppi etnici della Cecenia. Al termine dell'incontro, il 25 novembre del '90, i delegati della conferenza proclamano la separazione della Cecenia dall'Unione Sovietica, con una "dichiarazione di indipendenza e sovranita'" ratificata all'unanimita' dal parlamento della Repubblica Cecena il 27 novembre dello stesso anno. Nell'agosto del 1991, Dzokar Dudayev, un ex generale dell'aviazione sovietica, sale al comando della Cecenia grazie ad un colpo di stato. Il 27 ottobre la conquista del potere da parte di Dudayev viene ufficializzata da un referendum con cui il popolo ceceno approva la dichiarazione di indipendenza del novembre '90 e assegna a Dudayev la presidenza della Repubblica Indipendente Cecena con l'84% dei voti. Il 2 novembre il parlamento sovietico dichiara illegale l'elezione di Dudayev. Alla mezzanotte del 31 dicembre 1992 l'Unione Sovietica si scioglie ufficialmente. Il 13 marzo '93 viene firmato il trattato che stabilisce la nascita della Repubblica Federale Russa. La Cecenia rifiuta l'appartenenza alla Federazione Russa e decide di non firmare il trattato. Il 2 aprile '93 il presidente Dudayev scioglie il parlamento, accentrando tutto il potere nelle sue mani. Si cerca di promuovere un referendum per dare ai ceceni la possibilita' di esprimersi sul "potere unico" del presidente, ma Dudayev stronca sul nascere il tentativo del referendum con l'intervento dei carri armati. Nei mesi seguenti la tensione in Cecenia cresce notevolmente, con un'escalation di violenza tra le forze fedeli al presidente Dudayev e quelle contrarie al suo potere. Da Mosca iniziano ad arrivare i primi segni di insofferenza. Il 9 dicembre '94 il presidente Boris Eltsin autorizza un intervento armato contro la Cecenia, e l'11 dicembre i carri armati della Federazione Russa iniziano la loro avanzata verso Grozny. Vengono impiegati 40.000 soldati, appoggiati da aerei ed elicotteri. Il 19 gennaio '95 l'esercito russo entra a Grozny conquistando il palazzo presidenziale. La citta' viene brutalmente devastata, con migliaia di vittime tra la popolazione civile. A maggio i vertici militari russi dichiarano di aver conquistato le citta' principali e 2/3 del territorio ceceno. Cio' nonostante, nei mesi successivi inizia una delle piu' grandi sconfitte nella storia militare della Russia. Gli attacchi dei ceceni costringono al ritiro le truppe della federazione, che cercano un accordo con i guerriglieri. Il generale russo Aleksandr Lebed si incontra a Khasavjurt, in Daghestan, con Aslan Maskhadov, portavoce della repubblica Cecena, per la firma di un accordo di pace. Maskhadov, ex capo di stato maggiore del'esercito ceceno, verra' eletto presidente il 27 gennaio '97, prendendo il posto di Dudayev, ucciso il 21 aprile '96 nel corso di un attacco aereo, e sostituito da Zelimkhan Iandarbev fino all'elezione di Maskhadov. Il 27 agosto 1996 la firma dell'accordo di pace pone fine al primo sanguinoso conflitto tra la Cecenia e la Federazione Russa, una guerra durata 21 mesi e pagata con la vita di piu' del 10% della popolazione cecena e di circa 70 mila soldati russi. L'accordo di pace dell'agosto '96 non e' tuttavia sufficiente per risolvere definitivamente la questione cecena. il testo firmato a Khasavjurt da Lebed e Maskhadov prevede semplicemente un periodo di 5 anni per definire lo statuto della Cecenia, e le posizioni delle due parti in conflitto rimangono inconciliabili Mosca continua a non riconoscere la sovranita' della Cecenia e gli indipendentisti, in virtu' del loro parziale successo militare contro le truppe della Federazione Russa, sono sempre piu' decisi nei loro propositi di distacco dalla federazione. Nei mesi successivi all'accordo di pace la violenza in Cecenia non accenna a diminuire, a causa della crescente attivita' di alcune fazioni estremiste dell'esercito. Nell'estate del 1998 queste tensioni esplodono in una vera e propria battaglia tra le truppe regolari e i gruppi armati legati al fondamentalismo islamico. L'esercito regolare riesce ad avere la meglio, e il presidente Maskhadov annuncia di voler imporre forti restrizioni sulle attivita' delle milizie estremiste, ma pochi giorni dopo viene ferito in un attentato dove perdono la vita le sue guardie del corpo. L'8 agosto '99 le milizie di Shamil Bassaev invadono la repubblica del Daghestan, cercando di instaurare uno "stato islamico" attraverso un raid militare. Costretti in un primo momento a ritirarsi, gli uomini di Bassaev compiono un altro fallimentare tentativo a settembre. Nell'autunno del '99 le citta' di Mosca, Volgodonsk, Buinaksk e Vladikavkaz sono sconvolte da una serie di attentati dinamitardi nel corso dei quali perdono la vita circa 300 persone. Le esplosioni vengono immediatamente attribuite a "terroristi ceceni". Il 23 settembre '99 la Russia da' il via ad una nuova campagna militare contro la Cecenia, con una serie di attacchi aerei. Il primo ottobre le truppe russe entrano nel territorio ceceno, e il 16 dello stesso mese inizia l'avanzata verso Grozny. Il 23 ottobre le truppe russe chiudono la frontiera tra la Cecenia e l'Inguscezia, negando ai profughi l'unica via d'uscita. A novembre gli Stati Uniti accusano la Russia di violazione delle convenzioni di Ginevra, e in autunno anche Amnesty International pubblica un rapporto sulla situazione in Cecenia, in cui si richiede "che il governo russo rispetti il diritto internazionale umanitario in materia di protezione di civili durante conflitti armati". Il 6 dicembre '99 Boris Eltsin lancia un ultimatum agli abitanti di Grozny hanno a disposizione cinque giorni di tempo per evacuare la citta'. Il 18 dicembre le truppe russe entrano a Grozny, e la citta' si trasforma in un enorme campo di battaglia. Una lunga serie di raid aerei riduce la citta' a un cumulo di macerie. Durante i bombardamenti su Grozny, mentre migliaia di vittime civili vengono colpite senza pieta', l'Italia ratifica, con le leggi 398 e 397 del '99, due accordi firmati nel 1996 in merito alla cooperazione militare con la Russia. Dal 31 marzo al 4 aprile 2000 Mary Robinson, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, visita l'Inguscezia, il Daghestan e la Cecenia, e il 5 aprile, al termine della sua visita presenta un rapporto dettagliato alla commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in cui vengono descritte testimonianze oculari di omicidi di massa, bombardamenti di colonne di profughi e altre palesi violazioni dei diritti umani compiute dalle milizie della Federazione Russa. Nel rapporto vengono segnalate anche le violazioni dei diritti umani compiute dalle milizie cecene ai danni della popolazione civile durante l'invasione del Daghestan. MA C'E' ANCHE L'ISLAM... Oltre alla violenza delle bande armate e delle fazioni estremiste dell'esercito, un'altra causa della guerra e' legata al fondamentalismo islamico, una potente benzina che in Cecenia alimenta costantemente il fuoco della violenza. In Cecenia e nel vicino Daghestan sono molte le organizzazioni politiche e i gruppi armati che fanno riferimento all'Islam; il gruppo fondamentalista che negli ultimi anni ha acquisito la piu' grande potenza economica e militare nella zona del Caucaso e' quello degli "wahhabiti", che devono il loro nome alla setta islamica puritana della penisola arabica fondata nel XVIII secolo dal predicatore Mohamad Ibn Abdelwahhab. I wahhabiti del 2000 sono dei gruppi armati che hanno tra i loro leader Shamil Bassaev e Amir Khattab, due capi militari che dietro il loro fondamentalismo religioso nascondono interessi inconfessabili legati ad attivita' illecite. Khattab, dopo un periodo trascorso in Afghanistan, approda in Cecenia negli ultimi mesi della prima guerra, e inizia a reclutare il suo esercito personale di milizie islamiche, che al termine della guerra diventera' una delle fazioni piu' potenti delle forze armate. Per gli interessati, il testo completo del "dossier Cecenia" e' disponibile su internet all'indirizzo http://www.peacelink.it/cecenia/dossier.html
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