Vai alla freccia - Homepage - BlogRoom - Mappa
Visualizza Messaggi.


Nick: Kashmir
Oggetto: Arrancando sul fango
Data: 20/12/2004 18.44.27
Visite: 91

Correre? Non riusciva a correre, arrancava. Si, diciamo che arrancava.

Forse perché il suo stomaco, o quel che ne restava, era divorato dall’alcool, o forse perché quella notte faceva un freddo cane, il gelo gli forgiava il viso come mille lame taglienti, la faccia sembrava essere divorata da un turbine di ghiaccio, le gambe si facevano sempre più deboli, e per riscaldarsi attaccava la bocca a quella puzzolente bottiglia di whisky.

Quella notte sembrava non finire mai, lui camminava per quel vialetto sporco, inondato di fango, le mattonelle si avvertivano appena sotto i piedi, ma lui continuava a camminare.

Ad arrancare.

C’era una mezza luna che illuminava la terra, riflettendosi su quelle viscide pozzanghere che lui ignorava, camminandoci sopra indifferentemente, bagnandosi e sporcandosi senza accusare; i pali della luce illuminavano la strada, quella schifosissima stradina senza Dio, abbandonata da tutti, nessun pazzo turista ci si sarebbe addentrato, ormai lì c’erano solo gli abitanti del posto, godendosi quella specie di tranquillità da routine che era rimasta in un posto così arretrato e putrido.

Arrancava.

La bottiglia era quasi finita, Jacob stava per raggiungere la porta di casa. L’avrebbe riconosciuta quella sera? O avrebbe bussato alla porta della Sullivan come la sera precedente? Per sua fortuna quella donna viveva da sola, da troppo tempo, e lo ospitò fra le calde coperte del suo letto, o, per dirla in maniera più veritiera e meno poetica, nella morbida casa umida fra le sue cosce.

Lui neanche lo ricordava più, forse il suo sesso si, ma lui no. Lui l’aveva completamente dimenticata, voleva semplicemente tornare a casa a vomitare e a buttarsi a corpo morto sul letto, e risvegliarsi il giorno dopo, a qualsiasi ora, non aveva voglia di fare nulla. Solo di riuscire a vomitare l’alcool, senza dover rimettere anche l’anima. Come faceva quasi tutte le sere.

Quasi.

Arrancava. Verso la porta.

Infilò le chiavi nella serratura, ma non riusciva a girarle per aprirla, digrignando i denti ed emettendo un suono disgustosamente viscerale, fece forza, e la chiave si spezzò restando tranquilla nella serratura, come restò tranquillo lui nella morbida casa umida delle cosce della Sullivan la sera precedente.

Agitato e stufo, diede un calcio forte alla porta, ed in men che non si dica si ritrovò supino sul letto a bofonchiare chissà cosa, si sentì soltanto un rutto uscire dalla sua bocca e qualche rumore dal suo stomaco, poi forse s’addormentò, o forse rimase sveglio a cercare di farsi passare quella botta in testa che gli aveva dato quell’ennesima, sporca bottiglia di whisky.

Stufo. Pigro. Ubriaco.

Durante il giorno, per quel poco che si faceva vedere, la gente lo guardava con aria di disprezzo e di disgusto, e lui non riusciva mai a capire che cosa volessero, perché lo guardavano con questa insistenza, perché non riuscivano a lasciarlo in pace, almeno con lo sguardo.
Quelle persone che lo spiavano dalla finestra durante il suo camminare nella notte.

Arrancare.

Passò il giorno a fare le solite quattro faccende che gli davano la possibilità di comprarsi da bere, e tornava presto la notte, la notte in cui regnava il silenzio, un silenzio così assoluto che faceva quasi compagnia, anziché farlo sentire solo. Dopotutto il silenzio era l’unico compagno che gli era rimasto, l’unico.

Bello Jacob, era bello da ragazzo, nessuno lo guardava intensamente, nessuno abbassava la testa scrutandolo con la coda dell’occhio al suo passaggio. Lui correva.
Correva.
Correva.

Tutto cambiò quando la madre andò via di casa, lasciandolo solo col padre, che tentò di crescerlo nel modo più degno possibile, per un ragazzo giovane che non riusciva a trovare la sua strada, che dubitava di tutto e di tutti, perché la vita lo aveva costretto a dubitare di quella donna che era fuggita il giro per il mondo, a distrarsi, con quel fottuto cameriere che magari l’avrà lasciata dopo un paio di mesi, e magari lei era troppo sovrastata dalla vergogna per tornare a casa a riabbracciare Jacob.

Tanto lui l’avrebbe lasciata affogare nella sua vergogna.

Il padre si ammalò di peste, quell’anno era molto in voga in quella zona, l’igiene faceva schifo, troppo schifo.
Morì.

Jacob iniziò a bere.
E ad arrancare.



Quella sera proseguiva con gli occhi offuscati da quella luce leggera che si mescolava in una fetta consistente di ombra nera, anzi, oscura. Quella sera un fischio ruppe il suo compagno: il silenzio.

Cercò di capire da dove proveniva quel fischio, si voltò, tornò indietro, e passò per una piccola traversa; vide una donna di spalle che fischiava, accanto ad un fuoco enorme, caldissimo, che però non le toglieva quei brividi di freddo. Sembrava fischiare per distrarsi da esso.

Lui si avvicinò.

"Chi sei?"

"Una puttana."

"Le puttane non hanno un nome?"

"Del nome non gliene frega nulla a nessuno, cosa vuoi?"

"Non voglio niente. Mi interessa sapere il tuo nome."

"Guarda che anche se fai il gentile dopo devi pagare."

"Come cazzo ti chiami?"

"Susan"

"Va già meglio, io sono Jacob."

Susan aveva una gonna cortissima, calze a rete usatissime, sfilacciatissime, ed era bellissima, non era bona, era bellissima.
Era strano vedere una ragazza bellissima, semplice, fare quel mestiere così…antico.
Fischiava dei canti indiani, che lui aveva già ascoltato da alcuni amici di suo padre che provenivano da quella zona, e in qualche modo gli ricordavano la sua infanzia accompagnata da zuppe di fagioli e carne di seconda scelta.

Si sedettero davanti al fuoco a parlare, e a chiedersi che cosa ci facevano lì, perché magari non erano in un ufficio a svolgere ruoli semplici, di tutti, o perché non erano a casa a dar da mangiare ai figli che avrebbero potuto avere, optando per uno stile di vita diverso da quello che essa stessa li costrinse a determinare.

Il giorno dopo Jacob andò a comprare il pane da un altro fornaio, il vecchio Frank era chiuso per ferie, dopo quattro anni di pagnotte e baguette era finalmente in vacanza, meritatissima vacanza.
L’altro fornaio non c’era, era rimasta solo la commessa a servire il pane.

"Vorrei, mezza pagnotta, grazie."

"Con o senza sale?"

Sgomento…

"Susan???"

Perché?
Cominciò a chiedersi il perché.

Lei lo aveva un lavoro, un lavoro vero. Certo, servire il pane non era il massimo dell’aspirazione per una ragazza bellissima, ma era un lavoro buono ed onesto, perché si prostituiva?
Passò la giornata a porsi queste domande, uscendo da lì senza prendere il pane, senza pronunciare una parola, non staccando i suoi occhi da quelli di lei sporchi di vergogna.

Tornò la notte.

Mentre arrancava sentì un singhiozzo, un singhiozzo da pianto.

Capì da dove proveniva quel pianto, tornò indietro e prese quella piccola traversa. Vide Susan ancora più infreddolita, di spalle, piangeva e piangeva ancora, senza prendere neanche una pausa per respirare con calma, strozzata quasi dall’intensità di quei singhiozzi.

Lui le mise una mano sulla spalla.

Le chiese il perché.

Lei capì a quale perché si riferiva.

Susan non gli rispose a parole, ma lo abbracciò.
Suo padre faceva il cameriere, e fuggì via con una donna, e la lasciò sola con la madre che tornava ubriaca ogni sera, la picchiava, e quando era sobria non le degnava di uno sguardo, di un sorriso, di un bacio sulla fronte.
Susan cercava nel contatto fisico che aveva con gli uomini, quel calore che non aveva mai trovato.


Ma se quando fischiava tremava di freddo davanti al fuoco..quel calore non lo aveva ancora trovato.
Ma se abbracciando Jacob non sentiva più freddo..
Ma se Jacob abbracciando Susan non si accorse che aveva dimenticato la bottiglia di whisky.
Forse quel calore non proveniva dal fuoco.

Le loro anime erano riuscite a riempire il calore che gli mancava, chi cercandolo nei corpi, chi nel bollente spirito dell’alcool.

Il bacio più sobrio della loro vita.



Rispondi al Messaggio | Indietro | Indice topic | Quota Testo | Vai su| Segnala ad un amico|Successivo


Arrancando sul fango   20/12/2004 18.44.27 (90 visite)   Kashmir
   re:Arrancando sul fango   20/12/2004 18.51.1 (28 visite)   sankta
      re:Arrancando sul fango   20/12/2004 18.55.6 (21 visite)   Kashmir
   re:Arrancando sul fango   20/12/2004 19.25.12 (27 visite)   NEVERLAND
      x NEVERLAND   20/12/2004 19.28.51 (22 visite)   Kashmir (ultimo)

Nick:
Password:
Oggetto:
Messaggio:

vai in modalità avanzata
                 


Rimani nel thread dopo l'invio


Ricerca libera nel sito by Google (Sperimentale, non sono ancora presenti tutti i contenuti)

Google
 



Clicca per leggere le regole del forum



Imposta IRCNapoli come homepage

Clicca per andare sul forum di prova.
IRCNapoli "Un racconto a più mani".
Mappa del forum

Visualizza tutti i post del giorno 20/12/2004
Visualizza tutti i post del giorno 18/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 17/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 16/07/2025
Visualizza tutti i post del giorno 15/07/2025
vai in modalità avanzata