Nick: NEVERLAND Oggetto: i Colori... Data: 30/1/2005 17.30.22 Visite: 168
Stanotte ti ho pensato. Era da tantissimo tempo che nn lo facevo. Era da tantissimo tempo che il tuo faccino nn si riaffacciava più dai miei ricordi. Ma stanotte ti ho rivista sorridere anche se nn c'eri. Si tornava dalla solita divertente serata tra amici quando mi sono accorto che la macchina stava passando vicino casa tua. Le tue finestre erano chiuse e tutte le luci erano spente. In strada c'era la tua macchina rossa e il tuo scooter sgangheratissimo, parcheggiato come al solito contro ogni legge fisica e gravitazionale. Il citofono era sempre lì. Per un attimo sono stato tentato di scendere dalla macchina e schiacciare il tastino di casa tua. Ma le 4 di notte nn è l'orario giusto per una visitina a casa di qualcuno nn credi? Così la macchina si è allontanata da casa tua. Chissà se in quel momento hai percepito qualcosa o magari la mia presenza? Chissà, magari stavi dormendo e in qualche modo mi hai sognato lì, fermo davanti al tuo citofono con il solito faccione beota. Mi fa piacere immaginarlo anche se so che nn è andata proprio così. E così semplicemente, ieri sera, ti sei riaffacciata dai miei ricordi. Eri lì che correvi dal portone di casa tua verso la macchina, tutta tirata a lucido, regalandomi solo un sorriso come unica scusa per aver fatto tardi come al solito ed avermi fatto aspettare sotto casa tua tutto quel tempo. Stanotte ti ho pensato. Ma nn ho pensato al tuo amore o al tuo corpo. No. Ho pensato ai colori, alle tue orecchie e alla tua bocca (e nn per un bacio). Sì, perchè in fondo sei sempre stata una delle poche persone con cui parlavo o con cui riuscivo a parlare. Mi piaceva parlare con te. Sapevi ascoltare e ci mettevi tutta te stessa per farmi sorridere o per risolvere uno qualsiasi dei miei problemini. Una volta mi dicesti che eri l'unica dei due che sfogava i problemi che nn appartenevano a noi due, eri l'unica che piangeva se avevi litigato a casa con la mamma o se avevi avuto un brutto voto a scuola. Ed io affrontavo l'argomento, anche il più futile, con impegno e professionalità (permettimelo), cercando di risolverlo o quanto meno di strapparti un sorriso per cercare di renderti serene e felici almeno quelle ore che passavi insieme a me. Il più delle volte ci riuscivo. Così, un giorno dicesti che in realtà nn mi conoscevi veramente e che nn sapevi cosa davvero mi passava nella mente e nel cuore. Sapevi che ti amavo, sapevi che lavoravo e dove lavoravo, conoscevi mia mamma, mia sorella, i miei nonni, i miei amici, i locali che frequentavo, le mie assurde passioni, ma nn sapevi mai se avevo dei problemi a casa o a lavoro o se c'era qualcosa che nn andava e mi turbava in qualche modo. Io sono sempre stato così, nn ho mai parlato dei miei problemi con gli altri, li ho sempre tenuti per me, anche per nn opprimere le persone con cose che, secondo me, potevo e dovevo risolvere da me. Così preferivo ascoltare gli sfoghi e cercare di aiutare come mi era possibile, invece di sfogarmi e farmi aiutare. Dopo quel giorno incomiciai a parlare di più con te, anche di tutto il resto, anche se qualcosa, scusami, la tenevo sempre per me. Non lo facevo per cattiveria o perchè pensavo nn eri in grado di aiutarmi. Io volevo solo che quando c'eravamo io e te, dovevamo rimenere solo io e te e tutt'intorno dovevano esserci solo colori e niente grigiume o il bianco e il nero dei problemi della routine, della famiglia, della scuola o del lavoro. Cercavo solo di rendere colorato e divertente il mondo quando stavamo insieme. Volevo solo creare la nostra isola di felicità, il nostro piccolo mondo allegro e colorato. E così alzavo dei grandi muri invisibili che nn facevano entrare il girgio, il bianco e il nero. Mi piaceva parlare con te e mi piaceva ascoltarti, anche per ore e ore. Oggi quel piccolo mondo che avevo cercato di costruire insieme a te nn esiste più. Ci sono delle rovine al suo posto, e anche quelle mura, che avevo alzato con tanta fatica, sono crollate. Così nel mio mondo (che nn è più il ns) molto spesso riescono ad entrare il grigio, il bianco e il nero. Eri tu la mia tavolozza nella quale intingere i pennelli per rendere il mondo più allegro e colorato. Ora per dipingere il grigiume cerco altrove i colori che mi servono. Le mie passioni sono diventati i miei colori. I miei amici sono diventati i miei colori. L'accellerazione e la vita sfrenata mi aiutano a dipingere. Ma nn basta. Sai, a volte c'è troppo grigio, bianco e nero, così questi colori nn sembrano bastare. E così invece del pennello cerco di usare ciò che può colorare il mondo anche solo nella mia testa. Ma anche quei colori durano poco e dopo un pò, a volte il tempo di una serata, inziano a colare tutt'intorno mostrando di nuovo il grigio che c'era e c'è sotto. E come se avessi gli occhiali ideati da Carpenter per "Essi Vivono", scusami la citazione cinematografica, so che nn sei un'amante del cinema come me, così magari ora nn capisci neanche bene nemmeno di cosa sto parlando o dove voglio andare a parare. Ma non sono solo discorsi assurdi, credimi. Cmq, in quel film, ci sono questi occhiali da sole qui, che se indossati ti fanno vedere il mondo e le persone per quello che è o sono in realtà. Nel film con quegli occhiali addosso tutto diventa grigio e si scopre che nel mondo insieme alle persone normali vivono anche dei brutti alieni camuffati che spammano messaggi subliminali dovunque. Il loro scopo e nn far pensare troppo l'umanità per poterla soggiogare al proprio volere. Io non ho quegli occhiali del film, ma ho un relè impiantato in testa che a seconda dello stato d'animo mi "switcha" il mondo da bianco e nero a colori e viceversa. Stanotte ti ho pensato. E poi colpito dal fatto di averti pensato ti ho anche sognato. Mi chiamavi al cell. I tuoi nn c'erano a casa. Un invito a pranzo. Certo era una cosa abbastanza pericolosa data la tua indiscussa abilità ai fornelli, ma cmq il pericolo è sempre stato il mio mestiere. Nel sogno prendo una bottiglia di vino, un mazzo di fiori e qualche DVD e mi avvio sorridente verso casa tua. Durante tutto il tragitto vedo solo colori attorno a me nonostante il freddo e il brutto tempo che rende la giornata cupa e grigia. L'autostrada sembra un arcobaleno. Il relè nella mia testa spinto dallo stato d'animo provocato dal tuo invito è "switchato" automaticamente sulla visione a colori. Entro a casa tua e i colori sembrano quasi accecarmi talmente sono vivi, luminosi e belli. Si mangia, si chiacchiera di tutto, si alza un pò il gomito col vino, si ride e si scherza come ai vecchi tempi come se nulla fosse successo. Dopo si decide di vedere un film abbracciati sul tuo divano, ovviamente il film lo scegli tu. Sei l'unica che può permetterselo di farlo, dovresti esserene felice credimi. E poi, poi...niente più. Rivedo la tua stanza, c'è ancora qualche foto mia. In altre io nn ci sono ma tu sei lo stesso sempre sorridente, come se la mia presenza nn avesse importanza per il tuo sorriso, perchè tanto sorridi lo stesso in quelle foto, anche senza di me. I colori incominciano ad affievolire d'intensità. Si è fatto tardi nel sogno. Ti saluto vicino alla porta di casa tua con un bacino. La porta di casa tua si chiude e il relè nella mia testa "switcha" sulla visione in bianco e nero. Tutto diventa grigio e la giornata si presenta per quello che è in realtà... una grigia e fredda giornata d'inverno, una giornata con il cielo colmo di brutti nuvoloni. L'autostrada sembra un buco nero talmente è diventata incolore. Però da lontano intravedo qualcosa. Un arcobaleno. Non so se sia vero ma si dice che nel punto esatto dove nasce l'arcobaleno ci sia un pentolone gigante colmo di monete d'oro. Non m'interessano le monete d'oro ma so che è difficile se nn impossibile raggiungere il posto esatto dove nasce l'arcobaleno. Schiaccio il piede sull'accelleratore e mi dirigo verso l'arcobaleno. Il relè nella mia testa fa le bizze alternandomi davanti agli occhi colori e bianco e nero... velocemente, velocemente... come un videoclip musicale. Mi sveglio, il sogno è finito. Sul cellulare nn c'è nessuna tua chiamata. Guardo dalla finestra e c'è una fredda e grigia giornata del cazzo, proprio come quella del sogno. Stanotte ti ho pensato. Era da tantissimo tempo che nn lo facevo. Era da tantissimo tempo che il tuo faccino nn si riaffacciava più dai miei ricordi. Ma stanotte ti ho rivista sorridere anche se nn c'eri. Stanotte ti ho pensato. Ma nn ho pensato al tuo amore o al tuo corpo. Ho pensato ai colori... Chissà se ogni tanto, come ieri è capitato a me, ti ricordi ancora di quella piccola isola felice che avevo costruito solo per noi due, chissà se ti ricordi di quel ns piccolo mondo allegro e colorato... chissà se li vedi ancora i colori.
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