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Nick: NEVERLAND
Oggetto: Fiori,Pecore,Volpi,Principini
Data: 1/6/2005 16.49.51
Visite: 191

Prima di iniziare con la lettura di questo thread è obbligatorio rispondere ad un quesito veloce.

La domandina che sto per farvi sembra un pò strana, ma...

Vi spaventa questo disegnino mostrato più sotto?



A) Spaventare? Perchè mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?

B) Oh mio Dio! Com'è grande! Com'è pericoloso!

Se la tua risposta è A, non perdere tempo nel continuare a leggere questo thread, sarebbe inutile per te, esci tranquillamente da qui e clicca su un altro post senza farti troppi problemi!

Se la tua risposta è B, me ne rallegro, sono felice che tu nn abbia confuso un Boa che digerisce un Elefante con un cappello.
Puoi continuare a goderti la lettura, questa è roba che fa per te...credimi!


Un aviatore è costretto da un'avaria ad atterrare in pieno deserto:
sabbia, solitudine, e sopra il suo capo le stelle...
Ma, ad un tratto, una voce:

"Mi disegni, per favore, una pecora?"...

"Cosa?"

"Disegnami una pecora".

Vidi una straordinaria personcina che mi stava esaminando con grande serietà.

(...)



Buttai giù un disegno.
E tirai fuori questa spiegazione:

"Questa è soltanto la sua cassetta. La pecora che volevi sta dentro".



"Questo è proprio quello che volevo.

(...)

Si chinò sul disegno:
"...oh, guarda! – si è messa a dormire..."

E fu così che feci la conoscenza del piccolo principe.

(...)

"Una pecora se mangia gli arbusti, mangia anche i fiori?"

"Una pecora mangia tutto quello che trova".

"Anche i fiori che hanno le spine?"

"Si. Anche i fiori che hanno le spine".

"Ma allora le spine a che cosa servono?"

"Le spine non servono a niente, è pura cattiveria da parte dei fiori".

"Oh!"

Ma dopo un silenzio mi gettò in viso con una specie di rancore:

"Non ti credo! I fiori sono deboli. Sono ingenui.
Si rassicurano come possono. Si credono terribili con le loro spine..."



(...)

Il piccolo principe disturbò di nuovo le mie riflessioni.

"E tu credi, tu, che i fiori..."

"Ma no! Ma no! Non credo niente! Ho risposto una cosa qualsiasi. Mi occupo di cose serie, io!"

Mi guardò stupefatto.
"Di cose serie!"

(...)

"Parli come i grandi!"

Ne ebbi un pò di vergogna. Ma, senza pietà, aggiunse:
"Tu confondi tutto...tu mescoli tutto!"
Era veramente irritato. Scuoteva al vento i suoi capelli dorati.
"Io non conosco un pianeta su cui c'è un signor Chermisi.
Non ha mai respirato un fiore. Non ha mai guardato una stella.
Non ha mai voluto bene a nessuno. Non fa altro che addizioni.
E tutto il giorno ripete come te:
e si gonfia di orgoglio.
Ma non è un uomo, è un fungo!"

"Che cosa?"

"Un fungo!"
Il piccolo principe adesso era bianco di collera.
"Da migliaia di anni i fiori fabbricano le spine.
Da migliaia di anni le pecore mangiano tuttavia i fiori.
E non è una cosa seria cercare di capire perchè i fiori si danno tanto da fare per fabbricarsi delle spine che non servono a niente?
Non è importante la guerra fra le pecore e i fiori?
Non è più serio e più importante delle addizioni di un grosso signore rosso?
E se io conosco un fiore unico al mondo, che non esiste da nessuna parte, altro che nel mio pianeta, e che una piccola pecora può distruggere di colpo, così un mattino, senza rendersi conto di quello che fa, non è importante questo!"

Arrossì, poi riprese:
"Se qualcuno ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda.
E lui si dice:

Ma se la pecora mangia il fiore, è come se per lui tutto a un tratto, tutte le stelle si spegnessero!
E non è importante questo!"
Non potè proseguire. Scoppiò bruscamente in singhiozzi.

(...)

Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c'era un piccolo principe da consolare!
Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo:
"Il fiore che tu ami non è in pericolo...Disegnerò una museruola per la tua pecora...e una corazza per il tuo fiore...io..."

(...)

...capitò che il piccolo principe avendo camminato a lungo attraverso le sabbie, le rocce e le nevi, scoperse alla fine una strada. E tutte le strade portavano verso gli uomini.
"Buon giorno", disse.

Era un giardino fiorito di rose.
"Buon giorno", dissero le rose.

Il piccolo principe le guardò.
Assomigliavano tutte al suo fiore.
"Chi siete?" domandò loro stupefatto il piccolo principe.

"Siamo delle rose", dissero le rose.

"Ah!" fece il piccolo principe.
E si sentì molto infelice.
Il suo fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l'universo. Ed ecco che ce n'erano cinquemila, tutte simili, in un solo giardino.
"Sarebbe molto contrariato", si disse, "se vedesse questo...farebbe del gran tossire e fingerebbe di morire per sfuggire al ridicolo. Ed io dovrei far mostra di curarlo, perchè se no, per umiliarmi, si lascerebbe veramente morire..."
E si disse ancora: "Mi credevo ricco di un fiore unico al mondo, e non possiedo che una qualsiasi rosa. Lei e i miei tre vulcani che mi arrivano alle ginocchia, e di cui l'uno, forse, è spento per sempre, non fanno di me un principe molto importante...".
E, seduto nell'erba, piangeva.

(...)



In quel momento apparve la volpe.

(...)

"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, sono così triste..."

"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".

"Ah! scusa", fece il piccolo principe".

(...)



"Cerco degli amici. Che cosa vuol dire ?"

"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ..."

"Creare dei legami?"

"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".

"Comincio a capire" disse il piccolo principe. "C'è un fiore...credo che mi abbia addomesticato..."

(...)

"...se tu mi addomestichi, la mia vita sarà illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano..."
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore...addomesticami", disse.

"Volentieri", disse il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".

"Non ci conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!"

"Che cosa bisogna fare?" domandò il piccolo principe.

"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un pò lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un pò più vicino..."

Il piccolo principe ritornò l'indomani.

"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe.
"Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore...Ci vogliono i riti".

"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.

"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".

Così il piccolo principe addomesticò la volpe.
E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "...piangerò".

"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi..."

"E' vero", disse la volpe.

"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.

"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"



"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Và a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".

Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".

E le rose erano a disagio.



"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho uccisi i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.

"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".

"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.

"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".

"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa..." sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.

"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa..."

"Io sono responsabile della mia rosa..." ripetè il piccolo principe per ricordarselo.

(...)

"Ecco ciò che mi commuove di più di questo piccolo principe: è la sua fedeltà a un fiore, è l'immagine di una rosa che risplende in lui come la fiamma di una lampada, anche quando dorme..."
E lo pensavo ancora più fragile.
Bisogna ben proteggere le lampade: un colpo di vento le può spegnere...

(...)

"Quello che è importante, non lo si vede..."

"Certo..."

"E' come per il fiore. Se tu vuoi bene a un fiore che sta in una stella, è dolce, la notte, guardare il cielo. Tutte le stelle sono fiorite".

(...)

"Sai...il mio fiore...ne sono responsabile! Ed è talmente debole e talmente ingenuo. Ha quattro spine da niente per proteggermi dal mondo...".

(...)

Rimase immobile per un istante.
Non gridò. Cadde dolcemente come cade un albero.
Non fece neppure rumore sulla sabbia.



(...)

Non ho ancora mai raccontato questa storia.
Gli amici che mi hanno rivisto erano molto contenti di rivedermi vivo.
Ero triste, ma dicevo: "E' la stanchezza..."
Ora mi sono un pò consolato. Cioè... non del tutto.
Ma so che è ritornato nel suo pianeta, perchè al levar del giorno, non ho ritrovato il suo corpo.
Non era un corpo molto pesante...E mi piace la notte ascoltare le stelle.
Sono come cinquecento milioni di sonagli...
Ma ecco che accade una cosa straordinaria.
Alla museruola disegnata per il piccolo principe, ho dimenticato di aggiungere la correggia di cuoio!
Non avrà mail potuto mettere la museruola alla pecora. Allora mi domando:
"Che cosa sarà successo sul suo pianeta? Forse la pecora ha mangiato il fiore..."
Tal altra mi dico: "Certamente no! Il piccolo principe mette il suo fiore tutte le notti sotto la sua campana di vetro, e sorveglia bene la sua pecora..." Allora sono felice.
E tutte le stelle ridono dolcemente.
Tal altra ancora mi dico: "Una volta o l'altra si distrae e questo basta!
Ha dimenticato una sera la campana di vetro, oppure la pecora è uscita senza far rumore durante la notte..." Allora i sonagli si cambiano tutti in lacrime!
E' tutto un grande mistero!
Per voi che pure volete bene al piccolo principe, come per me, tutto cambia nell'universo se in qualche luogo, non si sa dove, una pecora che non conosciamo ha, si o no, mangiato una rosa.
Guardate il cielo e domandatevi: la pecora ha mangiato o non ha mangiato il fiore?
E vedrete che tutto cambia...
Ma i grandi non capiranno mai che questo abbia tanta importanza.



Questo e' per me il piu' bello e il piu' triste paesaggio del mondo.

(...)

E' qui che il piccolo principe è apparso sulla Terra e poi è sparito.
Guardate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto.
E se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle!
E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d'oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi è.
Ebbene, siate gentili!
Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato...

"Tutti sono i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di loro se ne ricordano..."




Il Piccolo Principe
di Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry.

Fonte:
http://digilander.libero.it/Gretablu/il_piccolo_principe/pp00.html


"The Little Prince" and all related materials are property of the Estate of Antoine de Saint-Exupery.
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