Nick: pearl jam Oggetto: R. e tutte le persone Data: 7/11/2005 2.28.51 Visite: 225
Ricordo un ragazzo. Un bravo ragazzo. Lavorava col padre. Portava caffè avanti e indietro, e tutti lo conoscevano in zona. Era gioviale, un po' strano, ma tutto sommato si faceva voler bene da tutti. Era magro e un patito di discoteche. Aveva fatto le cazzate che fanno i ragazzi, nel periodo in cui lo era di più. Qualche canna, e qualche sbronza di troppo. E forse pure un qualche acido, di tanto in tanto. Non era un drogato. Era un bravo ragazzo che si trova, disarmato, a giocare alla vita. La sua era una buona famiglia. Piena di quei cosidetti intrallazzi, ma sostanzialmente una buona famiglia. La conoscevano tutti in zona. Lavoratori. Indefessi. I bar uccidono le persone più dei gas di scarico delle acciaierie. R. diventava grande e continuava il lavoro nel bar di famiglia. Cresceva e portava caffè. E ora stava anche dietro la cassa, e gestiva quel poco che c'era da gestire, delle volte. Quando il padre si scopriva la mattina troppo logorato. La vita di R. era tutto sommato tranquilla. Qualche donna, un'attività, una modesta possibilità di viziarsi, e parecchi amici. R. voleva di più di quello che aveva. Voleva una moto roboante, una macchina fiammante, donne belle e champagne il sabato sera. Insomma, voleva ciò che vogliono le persone intelligenti ed annoiate. Ma non poteva averle. Non di suo. Non con il suo bar. Iniziò a frequentare gente danarosa e già bruciata. I morti in mezzo ai morti. Quelli con la barca a mare, e le gambe sempre molli. Cercava di inserirsi in un mondo che non era il suo, giocandosi le carte della piaggioneria e dell'essere servizievole. Qualche diavolo lo prese sotto la sua ala. E gli fece respirare l'odore acre ma così inebriante, dell'inferno. E lui se ne beava.. e scendeva giù ogni volta che poteva. E feste in barca, e puttane d'alto bordo, e Champagne non solo il sabato sera...e cocaina... La cocaina. la polvere bianca. Il borotalco di Satana. La neve dei ricchi. La neve di chi della neve proprio non sa che farsene. Questo mondo, d'improvviso, come solo questo mondo sa fare, lo abbandonò. Lo rivomitò da dov'era venuto. La sua strada col suo bar. E niente più feste in barca su porti abusivi con donne puttane e dormienti, niente champagne, ma soprattutto niente cocaina. Ma la cocaina non ti lascia, lei. Non ti lascia mai. O quasi. E allora R. ne voleva, la cercava, e all'inizio coi soldi di suo papà, del suo lavoro, riuscì a rimanere amico a questa piccola pozione magica, venduta da nani malefici. Ma poi ne vuoi di più, e ancora e ancora di più. Perchè lei, l'amica, non ti basta mai. E allora i primi salti mortali. Gli agganci, il venderla, il tirarsi ciò che c'era da vendere. Chiedere soldi, e non restituirli, chiederli al padre, e non averli. R. non era più un tipo gioviale. Era sempre bianco bianco come la morte. Come quella roba che si tirava perpetuamente su per il naso. E sudava, lo vedevi, sudava solo se alzava il braccio. Era stanco R., ma perennemente alla ricerca di qualcosa. Di soldi, probabilmente. E tutta la strada, la sua strada, lo sapeva. E dovette, per forza di cose, iniziare ad emarginarlo, come solo la strada sa fare. E niente più serrande aperte al suo passare, niente più facce sorridenti la mattina quando lo vedevi correre avanti e indietro con un vassoio della cynar con sopra 3 caffè e tre bicchieri d'acqua. Tutti sapevano dei problemi di R. Tutti, pure la sua famiglia. Persino LUI. Passò del tempo in questa situazione, in bilico fra il mare sporco di Bagnoli, e l'inferno della sua vita. Un giorno R. prese una pistola, la sua macchina faticata e incidentata, e andò a rapinare delle pompe di benzina. Alla prima andò tutto bene. Ce la farò, dovette pensare. Decise una seconda. I debiti e la voglia di quella roba, erano un mix esplosivo e corroborante. Al secondo lo beccarono. La sua macchina era giallo canarino. L'unica in zona. Lo beccarono grazie ad una telecamera. Una di quelle di sorveglianza. Una di quelle che riprende i clienti grattarsi le palle. Lo beccarono R. e ora si sta facendo 5 anni. La strada non se lo ricorda più. Nemmeno il padre sembra ricordarselo più. Nè il suo bar, i suoi amici, la sua moto con la scocca sinistra distrutta. Quando si parla di R. la strada ha sempre la sua spiegazione. - Se ti droghi, a questo arrivi- -Eh, e chi ci cadrebbe mai, io tiro solo quando ho i soldi, e poi mica ho il vizio...- -è stat' strunz' a s' fa' acchiappa', si stev' je, me facev'..- -Hai visto a mamma? Che brutta fine.. statt' accort' a mamma', la droga ti uccide...- La cocaina. L'unica amica di R. E vorrebbero farmi credere che è stata lei ad ucciderlo. A metterlo dentro per 5 fottutissimi anni. Speriamo che nessuno giochi a Shangai col suo culo, lì dentro. Il mondo deve pur ucciderti in un qualche modo. Io ho tirato fino a farmi uscire il sangue dal naso, ho fumato fino a collassare, bevuto fino a vomitarmi nelle scarpe in sere d'estate, ho corsa in macchina e rischiato di non morire, ho giocato a fare il duro con gente che aveva una pistola nella cintura, ho avuto tre operazioni in anestesia totale e più di 30 ore di camera operatoria, sono stato in sala di rianimazione per ben 5 volte, ho fatto più di 200 flebo di svariati antibiotici, stavo per farmi venire un infarto più di 500 volte...... .... ma sapete di cosa ho paura, cosa ancora non mi far dormire la notte...? Le persone, e i loro occhi. Credo che R., in fondo, sarebbe d'accordo con me. "Non so piu' chi sono.Sono il fantasma d'uno sconosciuto." |