Nick: sankta Oggetto: Catullo Data: 10/10/2004 20.59.42 Visite: 148
Dicevi: "Se venisse al mio cospetto Lo stesso Giove, non sarei sua ancella Sei tu, Catullo, la mia sola stella" Ed io credevo a ciò che avevi detto Eri per me non solo la mia bella Amante, la compagna mia di letto, Ma come per un padre è un figlioletto Come per un fratello è una sorella Ora di quel che sei mi rendo conto E come donna non ti stimo niente Pur se per te ancor brucio e ho le mie pene Potrà sembrarti strano, ma il tuo affronto Mi costringe ad amar più intensamente Così come a volerti meno bene Mi sembra che sia pari ad un dio se è lecito, che superi gli dèi, colui che, sedendoti di fronte, continuamente ti guarda e ti ascolta mentre sorridi dolcemente, cosa questa che a me misero strappa tutte le facoltà; infatti non appena, o Lesbia, ti vedo, non mi rimane più un fil di voce,ma la lingua si intorpidisce, un fuoco sottile si insinua sotto le membra, per un suono interno,le orecchie rimbombano, entrambi gli occhi si annebbiano... L’ozio, Catullo, ti è dannoso; per l’ozio ti esalti e troppo smanii. L’ozio ha mandato in rovina re e città un tempo felici! Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo, e le chiacchiere dei vecchi troppo arcigni consideriamole tutte un soldo (bucato). I giorni possono tramontare e ritornare; noi, una volta che la breve luce è tramontata, dobbiamo dormire un’unica notte eterna. Dammi mille baci, (e) poi cento, poi mille altri, poi ancora cento, poi di seguito altri mille, (e) poi cento. Poi, quando ne avremo totalizzate [avremo fatto] molte migliaia, li rimescoleremo, per non conoscere (il totale), o perché nessun maligno possa gettar(ci) il malocchio, sapendo che è così grande il numero dei baci.
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