Nick: eLLeGi Oggetto: Pregiudizi Data: 13/10/2004 17.26.45 Visite: 286
Autore: PROVERA ADRIANO BERRESTE dalla stessa tazza in cui ha bevuto una persona positiva all'Hiv?" In un sondaggio compiuto in sette Paesi europei, il primato negativo spetta agli italiani: il 64 per cento preferisce " morire di sete". "Dormireste nello stesso letto e fareste del sesso sicuro con una persona sieropositiva?". I meno propensi sono i britannici, con il 63 per cento. Per la stessa domanda, il 70 per cento dei francesi tra i 18 ed i 24 anni afferma invece che è comunque disponibile al rapporto. I dati sono stati diffusi nei giorni scorsi ad Amsterdam durante un convegno e fanno parte di un'indagine dell'organizzazione per la difesa dei pazienti, la European Aids Treatmen Group (Eatg), supportata da Abbott Laboratories. Svolta dal Nop Healthcare ha utilizzato interviste confidenziali assistite da computer. Il campione era selezionato in base a età, sesso e classe socio-economica e comprendeva in tutto oltre 7 mila abitanti di Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svizzera e Regno Unito. "Lo scopo era di evidenziare i sentimenti nazionali in tutta Europa" spiegano i promotori. "Inoltre aveva l'obiettivo di sconfiggere i pregiudizi e la disinformazione sull'Hiv". Proseguono: "Nonostante da oltre un decennio vengano fatte campagne informative, la maggior parte degli europei, pur con sfumature, è tuttora poco informata e spaventata di fronte a questa malattia tanto discussa e così poco compresa". Sotto accusa sono i pregiudizi. "Sono talmente radicati che quasi la metà degli abitanti, il 45 per cento, si volterebbe da un'altra parte se gli venisse offerta una bevanda nella stessa tazza usata da un sieropositivo". Eppure è dimostrato che il virus non può sopravvivere al di fuori del corpo e non può essere trasmesso condividendo posate o stoviglie. Inoltre emerge una diffusa sfiducia sull'uso del preservativo in lattice e sulle sue effettive facoltà protettive. L'ignoranza è anche sui farmaci, la loro funzione e le terapie usate contro l'Hiv. Solo due anni fa erano pochi i medicinali disponibili e il loro effetto era temporaneo. Oggi in Europa sono otto quelli brevettati e presto ne verranno commercializzati altri tre. Inoltre, per il 1999 il numero potrebbe salire a 20: tra questi alcuni potrebbero aiutare il sistema immunitario nella battaglia contro la distruzione provocata dal virus. Ed è stato accertato come nessuno di questi farmaci sia efficace da solo e occorra somministrarli in cocktail di due, tre, quattro o più preparati. Tutto dovrebbe essere noto. Eppure non è così e la metà degli intervistati francesi non ha mai sentito parlare della "terapia tripla"; l'82 per cento dell'intera Europa ne ignora l'esistenza. E in Germania, addirittura il 93 per cento delle persone "cade dalle nuvole" nell'apprendere la notizia. "Le medicine sono considerate da tutti il miglior rimedio per preservare la salute, anche se secondo tedeschi e inglesi giocano un ruolo più importante una corretta alimentazione e uno stile di vita più sano". C'è di più. Quasi la metà degli intervistati francesi e oltre un terzo del campione degli altri, afferma che "le persone positive all'Hiv ricoverate in ospedale soffrono e sono schiave delle medicine". Arjen Broekhuizen, direttore esecutivo dell'Eatg, commenta: "Siamo scioccati dai risultati dell'indagine. Essa riflette chiaramente le differenze di mentalità e percezione tra i diversi Paesi europei e sottolinea i livelli disastrosi di coscienza e di comprensione del fenomeno che ancora persistono in tutta Europa" . Adriano Provera ARGOMENTI: MEDICINA E FISIOLOGIA, SONDAGGIO ORGANIZZAZIONI: EUROPEAN AIDS TREATMENT GROUP LUOGHI: ITALIA ------------------ e voi, che tanto vi professate di mentalità aperta, siate obiettivi e sinceri, berreste dalla stessa tazza di un sieropositivo?
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