Nick: Zipper75 Oggetto: legge droga fini approvata Data: 18/11/2004 9.50.21 Visite: 278
Arriva oggi a Palazzo Madama il provvedimento voluto da Fini che elimina ogni distinzione fra pesanti e leggere Al Senato la legge sulla droga "10 spinelli e si rischia il carcere" di MARIA NOVELLA DE LUCA
ROMA - Lo aveva annunciato Gianfranco Fini tre anni fa a San Patrignano: "Droga, la repressione è la strada giusta". Ora il disegno di legge frutto di quel pensiero, di quel modo di vedere la prevenzione e la cura delle tossicodipendenze, inizia l'iter parlamentare, oggi al Senato, con una seduta delle commissioni congiunte di Giustizia e Sanità. Il percorso, non c'è quasi bisogno di dirlo, sarà lungo, lacerante e accidentato, visto che le posizioni in materia di droga tra maggioranza e opposizione, ma anche all'interno della stessa maggioranza sono veramente lontane. Il disegno di legge prevede infatti un cambiamento a 360 gradi delle attuali politiche di prevenzione, cura e repressione delle droghe, a partire dalla "rivoluzione" del 1993, quando fu sancita, di fatto, la non punibilità del consumo. Il testo del governo invece prevede la cancellazione della distinzione fra droghe leggere e droghe pesanti e punisce con sanzioni graduali, amministrative e penali, l'uso di tutte le droghe. La punibilità, anche per la sola detenzione di droga, fa riferimento a due tabelle allegate al disegno di legge che sostituiscono le sei esistenti, in cui vengono elencate le sostanze "che non trovano nessun impiego terapeutico". Accanto alle sostanze stupefacenti e psicotiche elencate nella tabella viene anche indicato ciascun quantitativo massimo, in termini di principio attivo, che è possibile detenere senza incorrere nei rigori della sanzione penale: fino a 600 milligrammi per la cocaina, 200 milligrammi per l'eroina, 0,05 milligrammi per l'Lsd, 250 per la cannabis. Quantitativo quest'ultimo che, secondo gli addetti ai lavori, dovrebbe equivalere a dieci spinelli. Tra le sanzioni amministrative, il ritiro della patente, del porto d'armi, del passaporto e del permesso di soggiorno; previste anche misure più incisive nei casi di recidiva o se il soggetto ha condanne per altri reati. Tra le sanzioni penali si va dalle ipotesi meno gravi, che prevedono una pena a uno a sei anni di reclusione, al carcere dai sei a vent'anni. Per le pene di lieve entità è prevista la sospensione se l'interessato accetta di compiere un percorso di recupero. E' prevista l'alternativa al carcere anche per le pene più sostanziali. La nuova legge annuncia anche il potenziamento dell'attuale Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, diretto fino ad alcuni mesi dal prefetto Pietro Soggiu, e oggi sotto la guida di Nicola Carlesi di An, organismo dai compiti e dalle finalità ancora non del tutto chiare. "Il problema della diffusione delle sostanze stupefacenti in Italia - ha detto Carlesi annunciando il via alla discussione - è ancora oggi grave e complesso. Necessita di un approccio che, basandosi sulle evidenze scientifiche, non perda mai di vista l'obiettivo finale che è quello di far comprendere, soprattutto ai giovani, la pericolosità di tutte le droghe. I dati in nostro possesso circa l'uso degli stupefacenti - ricorda - fanno rilevare come si sia abbassata nettamente l'età dei consumatori e come sia in aumento l'abuso di cocaina, dei derivati anfetaminici, di hashish e di marijuana, fermi restando i livelli di dipendenza dall'eroina". L'opposizione ha presentato due disegni di legge alternativi a quello del Governo. Franco Corleone, ex sottosegretario alla Giustizia con l'Ulivo e presidente del "Forum droghe", ha inviato a tutti i parlamentari una lettera in cui chiede di dire no al testo in discussione al Senato. Corleone definisce il provvedimento voluto dal vice presidente del consiglio come "una svolta repressiva sulla politica delle droghe". "Il governo oggi rilancia un'ipotesi proibizionista e salvifica a dispetto dei fallimenti e contro una scelta umana e civile di politica di riduzione del danno e sembra proprio che il passato ritorni e la Storia si ripeta". Stessa preoccupazione è stata espressa più volte dalle comunità terapeutiche, alle prese oggi con utenti-consumatori sfuggenti ad ogni etichetta e ad ogni classificazione e per i quali sono necessari percorsi di disintossicazione del tutto nuovi. In fortissima crisi anche i Sert, i servizi territoriali per le tossicodipendenze, colpiti in questi anni da drastici tagli di organico, e invece tutt'ora unico punto di riferimento dei tossicodipendenti più gravi e abbandonati. (18 novembre 2004) www.repubblica.it e mò so cazzi ! FINI PIANTALA !!!!!!
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