Nick: Viola' Oggetto: re:Qualcuno se li ricorda? Data: 13/12/2004 16.46.17 Visite: 8
Joy Division, il nome delle baracche femminili dei lager tedeschi trasformate in bordello dai nazisti, valse alla band la prima di molte accuse di nazismo. Lo scandalo era visibilità, faceva gioco al punk, ma un’ideologia come il nazismo e anche un movimento come il punk non facevano parte del mondo di assenza e sconfitta approntato da Ian Curtis. Nelle sue canzoni Curtis canta l’Apocalisse, ma un’Apocalisse già avvenuta. Si contemplano le macerie, si assiste a una ricostruzione impossibile, si accetta la vittoria delle cose e lo spirito sconfitto. Una contemplazione che non è un’arringa, e perciò è priva di aggressività. Non c’è bisogno di convincere nessuno, bisogna solo enunciare il dramma e la prostrazione. Mettere il dito dove fa male, con naturalezza, gelida e desolata. Di queste sensazioni Curtis fu maestro e poeta, anche se la figura di talento maledetto non ricordava David Bowie o Lou Reed. Loro fecero arte, mentre Curtis si scottò e arse fino ad annientarsi.
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