Nick: pearl jam Oggetto: Una truffa dentro la truf Data: 23/9/2005 13.42.27 Visite: 260
L'antefatto a tale accaduto(stupro di branco) è stato già delineato dal mio collega/amico/socio, COL POST DI CUI SOPRA.Ergo, non ne farò richiamo alcuno. Se non quelli presenti in queste stralcio della storia.Una storia dalle tinte grigio scuro.Irreale come un panino con di mezzo un cane. Una storia sulla quale avrei molto da dire...ma sa di telefono essenzialmente, ed io, essendo uno che scrive, di telefonate parlo. Non ricordo preciso il giorno ma andò più o meno così. Tutto in una telefonata. L'inizio, il prosieguo... (il giorno dopo la fine del -suo- mondo) -pronto- -pronto, la'(lo so, aveva più nomi di Prince), .. Dio, come stai?- -Sto male alby(io ne avevo uno.E non mi sentivo nemmeno Tiziano Ferro)... - silenzio. Mio e suo. Era notte, più o meno, ed era il giorno dopo. Io sapevo già tutto, ma questo era il primo raffronto reale e prolungato. Beh, il massimo che ti può concedere una foto con dietro la faccia di un'altra, sono ore a telefono.Era la nostra realtà. -Come stai.. come stai piccola. Non riesco ancora a capacitarmene... - -nemmeno io. .- e avvertivo inizi di singhiozzi mischiati a funerei silenzi. -io lara, io sto male... non riesco a capire.. non me ne faccio capace.Vorrei poterti essere d'aiuto..avrei voluto essere lì, ed ammazzarli..Dio se l'avrei fatto...- Era già da un po' che si parlava. Eravamo entrati in "confidenza", per così dire.Non sono uno che s'affeziona facilmente (di solito pretendo prima la cosina), ma con quegl'occhi, con quel viso, e quella vocina che in fondo mi piaceva, mi venne facile. Lei non parlava. Sussultava dall'altro lato oscuro del telefono. Dove la realtà dei suoi occhi non collimava con quella dei miei pensieri. Io che immaginavo quegl'occhioni grandi e blu, come due sfere di cielo, riempirsi di lacrime vere e un corpo, quel CORPO, che pensavo martoriato da segni reali e da scudisciate di inimmaginabile orrore sensoriale, e lei che singhiozzava falsamente magari, dietro quel viso che solo dopo imparerò a conoscere. Ero stregato e offeso dal mondo, per via del nulla. -lo so piccolo, non preoccuparti. A me basta sapere che ci sei...... è stato straziante.. - -ci credo, ci credo.. piccola... io, i-io(quando son teso, o arrapato, inizio a balbettare. Ero teso) non so che dire. Ho tanta di quella rabbia dentro, da poter sterminare il mondo intero.... ma ora come stai... , lo so, domanda banale..ma.. - -eh.. - e quella vocina continuava ad incespicare. Iniziai a piangere. -come vuoi che stia.. (mi fece pure una sorta di cazziata)... distrutta. Nel corpo e nella mente... - Continuai a piangere. Ora lo facevo a dirotto. Sentivo un pezzo di mondo(che non esisteva)crollare sotto le mie mani. Sentivo che avevo sbagliato. Quasi come se il fatto di conoscerla, e di non aver fatto niente, mi si potesse imputare. Lei qui si smosse a compassione, FORSE. -non piangere tesoro, non è colpa tua.. cosa potevi farci? Purtroppo la vita ha avuto questo in serbo per me..(No, in quei momenti non t'insospettisce che una frivola 20enne -ma con quegl'occhi- parli come Madre Teresa.)..non è colpa tua... non piangere angelo mio.. - Credo durò per almeno dieci minuti. Con me che non mettevo di fila più di tre parole, per poi ricominciare a vomitare lacrime. Ed era notte, lo ricordo. Non vedevo dove tutta questa mia sofferenza andasse a cadere. Forse sul cuscino......o forse nel buco nero da dove lei ricacciava le sue molteplici personalità. -se vuoi ti racconto come è andata....- interruppè lei, dopo un non breve lasso di tempo. E via. A raccontarmi con tanto di particolari la vile storia d'uno stupro di branco. Con i tre che la bloccavano mani e bocca, e le si infilavano dappertutto. Una cosa orribile, ancor di più se fatta ad una persona che senti almeno una volta al giorno, da un mese, oramai. Il racconto non risparmiò NULLA. In alcuni momenti, la mia perversa concezione del sesso, mi spinse anche a provare un flebile brivido di eccitazione. Una cosa che molti non potranno capire, ma che talune volte persone come me, hanno il coraggio di dire. La cosa, comunque, nella sua totalità, fu straziante. Rivedevo lei soffrire. QUel viso, quel'occhi, quelle labbra, quella vocina, cadere sotto il passo incessante della malvagità degl'uomini. E' qualcosa di brutto. Perchè è già accaduto.Perchè te lo stanno raccontando.Perchè sei inerme: prima, durante e dopo. Il suo racconto era di tanto in tanto fermato dalle mie lacrime. Dai pietosi lamenti d'una persona che sta REALMENTE sentendo una fitta indescrivibile per tutto il corpo. Una persona che soffre. Che in quei momenti, credevi fosse una minima parte della sofferenza scaturita alla persona che te la procurava, raccontando. In realtà, era mille volte tanta. Finito il resoconto della tragedia, ricordo d'aver cercato di arginarmi, di trattenermi, ma nulla. Piangevo sulle lacrime, ed i sussulti erano diventati terremoti. Il letto sembrava cedere. Lei cercava di sdrammatizzare, ricordo, facendo battute ed accennando risa. Io la seguivo, in fondo era lei che aveva subito quello scempio, ma comunque qualcosa non mi permetteva di star sereno. La telefonata finì. E da quel giorno anche il nostro rapporto cambiò. Io mi sentivo inutile, ed il fatto di non poterla vedere mi frustrava sopra ogni cosa. Non che la biasimassi, per carità, ma era tutto troppo più grande di me. Un'entità(con quegl'occhi)telefonica che aveva passato quel poco. Ed io non potevo far niente. Si, era troppo. Anche per uno come me. Giorno dopo giorno, la nostra "storia" andò piegandosi su se stessa, sino a scomparire(che concise con la comparsa, nella ragnatela di questa vedova nera dei tempi moderni, del mio amico/socio/collega Stefano RANDOM). Io non me ne feci mai un perchè,della storia e di tutto il resto, sino a qualche giorno fa. Giorno che seguiva ad una serie di dubbi sciolti, ed un lavoro incessante e preciso da parte mia e del mio collega/amico/socio Stefano Random(con l'ausilio dell'esimio LIGUORI GIUSEPPE). Poi, come rondini primaverili, o come i primi temporali d'autunno, arrivò l'ultimo giorno del suo mondo(di quello virtuale, stavolta). Tutto in una telefonata. -Pronto - -Pronto marianna(si lo so. Ve l'ho detto, aveva più nomi di Prince, ma questo sembrava il definitivo).. - la vocina era sempre al suo posto. Ma quegl'occhi, nella mia mente, non c'erano più. Avevano fatto spazio ad una faccia paffuta e che pensavo troppo oberata di problemi mentali, per far scaturire odio. Silenzio. Stavolta era solo il suo. Ed era il silenzio della vergogna. -Beh,..DIo, che hai combinato...- Niente lacrime.anzi si.Subito.Le sue.Vere stavolta(o almeno spero). -l'hai fatta grossa, lara(Ricadevo in un surplus di ricordi, inemarginabile), ....spero solo tu ti sia resa conto.. .. una ragazza morta, una stuprata. Mille e mille personalità racchiuse in nick con delle foto alquanto carine.. eh. - Silenzio, ancora. -beh, per la denuncia puoi star tranquilla..parlerò io al Liguori... - la storia della denuncia, è cosa lunga. Magari un'altra volta.... Sentii qualcosa fremere oltre l'apparecchio... -gggrazie.. - stava balbettando. E piangendo insieme. Era un grazie. -potrei infierire. Potrei srotolare mesi e mesi di scempiaggini.Ma credo che i tuoi problemi siano già un'ottima e dura punizione - ora il mio tono si faceva incalzante e inquisitorio. Sff. Sentivo tirare su col naso. Piangeva davvero. -vorrei poterti anche chiedere il perchè di tutto questo..ma ho troppo paura della risposta - Era vero..non ero all'altezza della verità. Di quella verità. Cristo, una vocina telefonica(con quegl'occhi, che ora non aveva più) mi aveva messo più volte dinanzi ai miei limiti. Era una cosa di cui tener conto. Si riprese, dopo qualche mio panegirico riguardo la condotta nella vicenda tenuta da me e dal mio collega/socio/amico Stefano Random. Prese fiato. -grazie...davvero, non so cosa dire...di più - Questa volta fu chiara. Chiara e cristallina. E vera. E non potevo biasimarla, neppure stavolta,..non c'era nient'altro da dire. Da dirmi. Finimmo la conversazione, con me che la sculacciavo figuratamente, e lei col capo chino e i calzoni calati a subire. Sempre figuratamente. Lo feci in modo delicato, sussurrato, come tutto ciò che dicevamo. Come tutto ciò che LARA mi diceva. Come tutto ciò che era il nostro rapporto. Una "storia" telefonica fatta di sensazioni, parole, scambi di umore e di giornate, di ripieghi alla noia, di circostanziale affetto, di premurosa preoccupazione. Una "storia" sussurrata, che iniziò con una telefonata, proseguì, e poi tornò, morta, da dove era venuta: uno spazio nero e irreale dove possiamo essere chi vogliamo ma che non ci appartiene, ed in cui cessiamo di esistere iniziando ad essere, per poi ritornare a vivere solo nel momento in cui finisce. "Non so piu' chi sono.Sono il fantasma d'uno sconosciuto." |